Novak Djokovic rappresenta il prototipo del tennista moderno: qualità fisiche ed atletiche eccellenti, repertorio tecnico completo ed efficace, mentalità vincente e un’innata capacità di innalzare il livello di gioco nei momenti più delicati delle partite. Pur avendo nel rovescio il suo colpo migliore, il serbo ha stupito per gli enormi miglioramenti apportati al dritto, fondamentale che, anno dopo anno, è diventato sempre più centrale nell’economia del suo tennis, come si conviene a colui che ha monopolizzato a lungo la scena del tennis maschile.
CARATTERISTICHE TECNICHE – Djokovic ha impostato il suo dritto su una presa molto estrema: si tratta infatti di una classica impugnatura western. Il momento più critico nell’esecuzione di tale colpo si è verificato durante il passaggio dalla Wilson, racchetta storica, alla Head; per settimane, le difficoltà riscontrate nella gestione del dritto sono state impressionanti, tant’è che si è spesso ipotizzato un ritorno al precedente attrezzo. In passato, fino alla definitiva esplosione tra i top, Nole colpiva la palla con rotazioni inferiori rispetto agli ultimi mesi. Il colpo era indubbiamente più piatto e leggermente più rapido, ma spesso fuori controllo. In tal senso, il passaggio ad una racchetta più idonea ad esprimere un gioco maggiormente arrotato e “controllabile”, ha rappresentato un toccasana nel lungo periodo: i vantaggi avuti dal serbo sono innegabili, riscontrabili in primis nell’aumento di vincenti diretti. In termini di velocità, il dritto è rimasto all’incirca sui livelli del passato, specialmente nell’esecuzione inside out, che Djokovic cerca con maggiore frequenza; per quanto concerne la rotazione, e di conseguenza l’angolazione, il miglioramento è evidentissimo: scambiare in cross contro il serbo equivale a perdere il punto nella maggior parte dei casi. Con quest’impugnatura estrema, accompagnata da un movimento della racchetta “alla Nadal” (con la testa dell’attrezzo al di sopra del capo), le rotazioni e gli angoli sono diventati di primissimo livello, con una maggiore efficacia soprattutto in fase difensiva. Nei momenti di minor fiducia (a dire il vero, pochissimi negli ultimi anni), il serbo tende però a “perdere” di vista la palla, sbagliando anche esecuzioni piuttosto semplici.
Per diventare numero 1 del ranking mondiale, e soprattutto per restarvi in pianta stabile per un periodo prolungato di tempo, è necessario lavorare costantemente. Djokovic se n’è accorto ben presto e, umilmente, ha introdotto varie migliorie al suo dritto, rendendolo un colpo importante e capace di produrre vincenti determinanti nei suoi incontri. Non sarà uno dei migliori in assoluto, ma è da apprezzare la capacità di migliorarne costantemente l’efficacia.
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Forza Nole, testa bassa e poca attenzione a chi ti ha messo già dentro al cassetto dei ricordi.. vedremo se chi oggi è sceso dal carro dei vincitori, avrà la faccia tosta al momento giusto, di rimontarci. Forza..
Come tennista è un fenomeno(macchina perfetta),ma pecca di carisma!!!
Il più palloso numero 1 da 30 anni a questa parte.