Spiegare il motivo dell’analisi di un colpo non è mai stato così semplice. Parlando di Fernando Gonzalez, infatti, è sufficiente rifarsi al suo celebre appellativo: “mano de piedra” o “el bombardero de la reina”, espressioni tanto laconiche quanto sintomatiche. La prima, in particolare, venne usata anche con riferimento al pugile Roberto Duran, uno dei pesi leggeri più forti di tutti i tempi. Come possono accomunarsi un esperto di arti marziali ed un tennista, essendo notoriamente quest’ultimo parte di un contesto in cui la violenza fisica è un aspetto totalmente estraneo? Il caso concreto mette però di fronte due atleti possessori di un colpo definitivo, un’arma da ko, ognuno a modo suo: un pugno micidiale ed un dritto tremendamente potente.
CARATTERISTICHE TECNICHE – La peculiarità del dritto di Fernando Gonzales è la sua potenza elevatissima, tanto come velocità media quanto come punta massima. Secondo alcune raccolte di dati, il cileno avrebbe più volte sfondato il tetto dei 180 km/h, generando dei colpi simili a dei servizi. L’aspetto più paradossale è tuttavia rappresentato da “un’anomalia tecnica” del suo tennis. Si presume, infatti, che per colpire in un modo simile, siano necessari una certa rapidità nel gioco di piedi e soprattutto una solidità negli appoggi decisamente importante; tuttavia, Gonzalez non è mai stato un maestro sotto questo punto di vista ed anzi queste componenti sono sì migliorate negli anni (specialmente grazie al lavoro di Stefanki), ma hanno comunque rappresentato un limite per un suo ulteriore progresso, e ciò era manifesto in modo palese nell’esecuzione del rovescio, colpo meno naturale del violentissimo dritto. Proprio a causa di questa mancanza, abbiamo assistito varie volte a dei colpi letteralmente sparati in tribuna. Ciò è determinato anche da un’apertura molto ampia: il gesto è vastissimo, funzionale all’ottenimento della maggior velocità possibile soprattutto in contesti offensivi. L’impugnatura usata dal cileno è una semi western, che contribuisce ad arrotare maggiormente il colpo in fase di difesa.
ASPETTI TATTICI – L’entusiasmo maggiore nell’assistere all’esecuzione del dritto del cileno, è ravvisabile sicuramente in fase di spinta, quando dal piatto corde iniziano a partire missili in successione fino allo sfondamento definitivo. La soluzione preferita da Gonzalez era quella inside out, utilizzata molte volte in risposta alla seconda dell’avversario; normalmente si trattava di un colpo definitivo o comunque seguito da una semplice chiusura. Un rischio continuo, soprattutto nei casi in cui optava per l’inside in, con il pericolo dell’angolo destro completamente aperto. Tuttavia erano rare le circostanze in cui l’avversario riusciva a ribattere una simile violenza. La nota più sorprendente però era un’altra: “mano de piedra” faceva scendere molto la palla prima di colpire ma riusciva lo stesso a generare velocità elevatissime; un’abilità pazzesca e unica. Tutto il corpo sembrava proiettarsi in avanti per far confluire tutte le energie sulla racchetta. Molti professionisti riescono a colpire forte con la palla molto bassa, ma nessuno si avvicina a quel genere di esecuzione. Il tutto, come anticipato, si ammorbidiva negli scambi difensivi o di manovra, con la potenza che cedeva il passo alla rotazione.
UN CENNO ALL’ESTETICA – Come detto più volte, è la velocità il segno distintivo di questo colpo e per questo verrà ricordato. Dall’esterno, è un colpo molto particolare vista la grandissima apertura e tutto ciò che ne consegue, ma di certo non uno dei più piacevoli da ammirare. Gonzalez ha sempre badato più al sodo che all’estetica e ciò lo ha condotto ad issarsi sino alla quinta posizione del ranking mondiale, ottenendo molti successi di prestigio.
“Mano de piedra”, cileno puro, grintoso e agguerrito, si è ritagliato la sua fetta di storia in un’epoca tennistica di particolare fermento, che nei suoi ultimi anni ha vinto l’affermazione dei nuovi fenomeni (Nadal e Djokovic); oltre ai trionfi, specialmente quelli olimpici, verrà sempre etichettato come l’uomo dalla mano di pietra, primo tassello di un insieme di passaggi che dava vita al suo terrificante dritto.