Con la didascalia di una foto caricata sulle storie del suo profilo Instagram. In russo, perchè stava giocando (e bene) a San Pietroburgo, o forse per farsi capire da meno gente possibile, come se in fondo si vergognasse un po’. Anche perchè le stories durano solo ventiquattro ore. Così Maria Sharapova si è congedata dal torneo di casa, quello in cui al primo turno aveva rifilato un 6-0 6-4 a Gavrilova. “Cercherò di far guarire il prima possibile la spalla per passare senza infortuni quest’anno, ma anche per tornare in questa splendida città”. Con questo ritiro raggiunge quota due su tre tornei giocati dall’inizio del duemiladiciannove (il primo contro Sabalenka a Shenzhen); l’unico che ha abbandonato per motivi sportivi e non fisici è stato quello di Melbourne, gli Australian Open, in cui è stata sconfitta al terzo set da una Barty contro la quale ha, almeno per un attimo, annusato il profumo della rimonta da 4-0 nel parziale decisivo. Erano gli ottavi di finale, e al terzo turno Masha aveva eliminato la campionessa in carica Wozniacki, con la quale nutre una rivalità così forte che in certe occasioni è sfociata al di fuori dal rettangolo di gioco. Si chiama motivazione, e penso sia proprio questo il motore immobile che causa il tennis di Sharapova. Dalla sua motivazione partono gli impulsi che le fanno colpire quei passanti in cross in corsa che ora fanno vedere nelle scuole tennis, e soprattutto quelli che le nascondono il dolore alla spalla operata col quale ormai si è rassegnata a convivere. E nel settore degli auto-incitamenti, penso di poterlo scrivere col benestare di tutti, lei ha fatto da maestra alle nuove generazioni.
Fate caso al movimento che Maria fa prima di ogni punto quando è la sua avversaria a servire: tre colpetti alla coscia con la mano sinistra, indipendentemente da che stia vincendo 6-0 5-0 o che abbia appena perso gli ultimi dieci punti. E ora chi, tra le altre, la imita? L’attuale numero uno del mondo, nonché la vincitrice degli ultimi due Slam, ovvero Naomi Osaka. La giapponese lo fa con meno costanza e metodicità, ma anche lei quando si trova a ricevere si “attiva” spesso picchiandosi sulla coscia. Funziona.
Pensate ora a quando si conclude il punto iniziato con un suo servizio: Masha, appena dopo aver preso le palline dal ball-boy, sta ferma un paio di secondi con lo sguardo fisso al piatto corde o ai teloni di fronte a sè. Sono i momenti in cui cerca di pensare solo al tennis inteso in senso strettissimo, ovvero a “colpire la palla”.
Se prima della squalifica per il meldonium si concentrava per vincere, ora invece Maria sembra giochi per avere la sua rivincita contro tutti coloro che le hanno voltato le spalle durante il periodo di quindici mesi in cui è stata costretta allo stop. C’è una docu-intervista di un’ora su Netflix intitolata The point in cui la russa spiega bene come non siano stati gli sponsor a voltarle le spalle, infatti tutti meno che uno sono rimasti con lei pur non potesse giocare, quanto piuttosto la ITF ed alcune sue colleghe che non hanno indugiato nel definirla una truffatrice. Seppur fosse stato provato che il meldonium non alterava o migliorava le prestazioni sportive, alcune di loro hanno pensato e continuano a pensare che lo prendesse per aiutarsi. Tra queste, guarda caso, c’è Caroline Wozniacki, che non si era espressa così direttamente ma che era stata protagonista di una polemica su quest’argomento agli US Open 2017, primo Slam di Masha dalla squalifica : «È inaccettabile che io giochi sul campo numero cinque e Sharapova, che è appena tornata dalla qualifica per doping, giochi sul Centrale». Tradotto: «In più che vi siete fatti fregare per tutto questo tempo, la fate pure giocare sul campo principale di uno dei tornei più importanti al mondo». Fatto sta che alla prima occasione tennistica in cui Sharapova ha potuto sfidare Wozniacki su un campo da tennis, ha centrato una vittoria di quelle che non trovava da anni. Coincidenze? Non credo proprio.
Ora il problema potrebbe consistere nel trovare le giuste motivazioni (e cioè quelle fortissime) anche quando deve sfidare la numero duecento del ranking. Mai come nel caso di Masha, la mente domina il corpo, e senza l’apporto gigantesco della prima, il male alla spalla torna a farsi sentire e lei è costretta a farsi sopraffare. Anzi, quando è in campo al male non deve proprio pensarci, se ci riesce, perchè altrimenti rischia di mettere a referto dai due ai tre doppi falli in un solo game, come spesso le accade ultimamente, cedendo inevitabilmente il servizio.
Sharapova ha cinque Slam all’attivo: solo lei sa se riuscirà ad aggiungere un’altra “x” sulle sue scarpe. La sesta farebbe bene a lei e al tennis.