Sconfitte Italia, da Torino a Sydney: troppo facile parlare dopo

E' passato poco più di un mese dalla sconfitta in Coppa Davis contro la Croazia, ma non è cambiato nulla. Troppo facile parlare con il senno di poi.

29 novembre 2021. L’Italia viene sconfitta dalla Croazia e deve dire addio alla Coppa Davis. Molti puntano il dito contro Lorenzo Sonego, “colpevole” di aver perso contro Borna Gojo, numero 276 del mondo. 2 gennaio 2022. A poco più di un mese di distanza, la storia si ripete. L’Italia viene sconfitta all’esordio in Atp Cup dall’Australia. Questa volta però non regge né la scusa delle assenze (squadra al completo, visto il recupero di Berrettini) né quella di un punto – di fatto – già assegnato (la Croazia poteva contare su Mektic/Pavic, numeri uno al mondo in doppio).

Eppure limitarsi a prendere atto della sconfitta e fare i complimenti agli avversari è apparentemente difficile. Ecco quindi che il capro espiatorio, come spesso accade nel calcio, diventa il capitano e in particolare le sue scelte. C’è che si lamenta sostenendo che il numero uno dovrebbe essere Sinner ed il numero due Berrettini (basterebbe conoscere le regole per capire che non è consentito). Altri invece affermano che sarebbe stato più saggio schierare Sinner contro De Minaur (2-0 per l’azzurro nei precedenti) e Sonego nell’altro singolare. Come se sconfiggere il numero 49 del mondo (poi in realtà 176 in virtù del forfait di Duckworth), davanti ad un pubblico ostile, fosse un gioco da ragazzi. E come se, qualora fosse arrivata una sconfitta, non sarebbero piovute critiche comunque.

Ovviamente non sono mancate neppure le polemiche relative al doppio. Dall’assenza di Fognini alla presenza di Berrettini, passando persino per la mancanza di una coppia fissa, come potrebbero essere Sonego e Vavassori. Proposte legittime (e da tenere assolutamente in considerazione) che però lasciano il tempo che trovano. Basti pensare all’ottima prestazione del duo Fognini/Sinner, a due punti dal match contro due specialisti come Cabal e Farah in quel di Torino. Proposte che soprattutto non giustificano l’appellativo “squadretta” rivolto all’Australia, che ci ha meritatamente battuto.

Cosa ci insegna tutto ciò? In realtà nulla; al massimo, conferma qualcosa che già sapevamo. Innanzitutto che siamo tutti allenatori, dimenticando troppo spesso che c’è un motivo se sulla panchina non ci siamo seduti noi, bensì qualcun altro. Inoltre, che è troppo facile parlare dopo. Quando si prendono delle decisioni inevitabilmente si pensa alle conseguenze, ma è impossibile prevedere con certezza cosa accadrà. Un conto però è mettersi in gioco, prima, come tutti gli altri; un altro è parlare con il senno di poi.

Si vince e si perde da squadra, si commettono errori e ci si toglie soddisfazioni sempre uniti. Troppo spesso, purtroppo, specialmente in competizioni a squadre come l’Atp Cup, ci dimentichiamo che nel tennis il ranking non è tutto. Non è già scritto in partenza che il giocatore con la classifica più alta debba per forza vincere un match e viceversa, altrimenti sai che noia. Fortunatamente il successo contro la Francia ci ha restituito qualche certezza e speranza, ma la situazione è destinata a ripetersi in futuro, perciò conviene farsi trovare pronti. L’Italia continuerà a perdere e (si spera) anche a vincere. Il compito dei tifosi resta quello di sostenere gli azzurri, qualunque cosa accada.

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