I NUMERI DI GARBIÑE MUGURUZA – Si era intuito al termine del match di quarto turno contro la numero 1 del mondo Angelique Kerber, agli ultimi istanti di dominio del ranking, che questa centotrentunesima edizione dei Championships sarebbe stata da ricordare per Garbiñe Muguruza. Dopo la rimonta contro la Kerber (4-6 6-4 6-4) in uno degli incontri più appassionanti dell’anno, le azioni della nativa di Caracas hanno preso il volo così come il suo gioco e la sua consapevolezza, doti divenute ingiocabili per l’esperta Svetlana Kuznetsova ai quarti, per la sorpresa Magdalena Rybarikova in semifinale e, per buona parte della sfida, per Venus Williams nell’atto conclusivo della manifestazione.
Così per la Muguruza è giunto il secondo meritato successo in un torneo del Grande Slam dopo la prima enorme gioia avuta lo scorso anno sulla terre battue del Roland Garros contro Serena Williams, sorella minore di Venus. E proprio contro Serena Williams, nell’estate del 2015, Garbiñe Muguruza aveva già sfiorato il Venus Rosewater Dish raggiungendo la prima finale in un Major, ma cedendo alla campionessa americana che trionfò con un doppio 6-4. Se vogliamo la spagnola, dopo la rivincita diretta su Serena al French Open del 2016, ha compiuto una sorta di vendetta trasversale a due anni di distanza e questa volta a subirne i danni è stata Venus.
Sotto gli occhi del già Re di Spagna Juan Carlos I e della momentanea coach Conchita Martinez, Garbiñe ha impiegato soli settantasette minuti di gioco per piegare Venus (non subendo per il terzo match consecutivo alcun break) e raggiungere la gloria. La spagnola, inoltre, è diventata la seconda spagnola a imprimere il suo nome nell’albo d’oro dei Championships: fino a questa mattina proprio il coach Conchita Martinez risultava l’unica spagnola a vincere a Church Road nel 1994 contro la leggenda Martina Navratilova. E sempre a Conchita Martinez e a quella partita è legata un’altra statistica della finale: quella giocata tra Muguruza e Williams è stata la finale con il più grande gap di età tra le due contendenti allo scettro dal 1994, proprio dall’atto conclusivo già citato tra l’allora 22enne Martinez e la più esperta – 37 anni – Navratilova.
Altre curiosità relative alla finale di oggi: Garbi, che da lunedì tornerà nella top 5 mondiale, ha inflitto alla californiana un k.o. in una finale Slam con un’avversaria diversa da Serena Williams dopo quasi venti anni: il 7 settembre 1997, agli US Open, Venus raggiunse la sua primissima finale Major in carriera perdendo in due set contro Martina Hingis. Da allora sette sconfitte dinanzi la più giovane sorella e una, quella di questo pomeriggio, contro la ventitreenne spagnola.
VENUS CONTRO IL TEMPO – Concludiamo con Venus Williams. Nella partita numero 102 all’All England Lawn Tennis and Croquet Club, Venus Williams è stata annientata dalla bravura della più giovane sfidante, non riuscendo nell’impresa di divenire la più vecchia vincitrice di uno Slam nell’Era Open. Il torneo della Venere però è tutt’altro da dimenticare: alla ventesima partecipazione a Wimbledon, Venus ha mostrato un tennis fenomenale che, ancora una volta di più, ha lasciato annichilite giocatrici ben più giovani di lei come le tre classe ’97 (proprio l’anno di esordio della Williams a Church Road) Naomi Osaka, Ana Konjuh e la regina del Roland Garros Jelena Ostapenko spazzate vie una dopo l’altra. Nella finale londinese conquistata a otto anni di distanza dall’ultima, a dispetto degli anni che passano, non è arrivato il sesto trionfo e il cinquantesimo alloro generale nel circuito Wta, ma dalla costanza e professionalità di Venus Williams si ha solo da imparare.
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