La sconfitta di Karolina Pliskova a Toronto per mano di Caroline Wozniacki è sicuramente annoverabile tra quelle che, come si suole dire, “ci possono stare”. O almeno in parte. Se da un lato il k.o. della numero 1 del mondo è comprensibile contro una tennista di esperienza e in forma come la danese (“zeru tituli” in stagione, ma finalista a Doha, Dubai, Miami, Eastbourne e Bastad), dall’altro preoccupa alquanto la condizione fisica e mentale espressa dalla Pliskova, in vista degli imminenti impegni di Cincinnati e US Open.
L’insuccesso di stanotte contro Caroline Wozniacki (che doveva portare fortuna alla Pliskova, brava a batterla quest’anno nelle finali di Doha ed Eastbourne), dopo una lunga sfida durata due ore e cinquantasei minuti di gioco, ha offerto alla ceca molti punti sui quali riflettere. L’impressione negativa è dovuta soprattutto alla gestione della gara quando Karolina si è trovata avanti; parliamo, dunque, dell’eccezionale rimonta subìta nel primo parziale dopo essere stata avanti 5-1 e dell’altro calo di concentrazione palesato nel terzo set, nel momento decisivo dell’intera sfida, dove, nuovamente avanti nel punteggio con il break conquistato al quinto gioco, la numero 1 del globo non è riuscita a frenare la reazione dell’avversaria che ha approfittato di ogni errore della contendente, oramai calata sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.
Alla vigilia del torneo di Toronto la Pliskova aveva già fatto trapelare alcune riserve con una dichiarazione dove dichiarava che “difendere la finale di uno Slam e il titolo a Cincinnati non è d’aiuto dopo essere diventata numero uno”. Aggiungendo poi che avrebbe fatto del suo meglio per gestire la forte pressione mediatica giuntale nel corso delle ultime settimane. Questi segni di fragilità, dopo la vittoria contro Anastasia Pavlyuchenkova nel primo match da numero 1 del mondo, si sono visti anche nella sfida di secondo turno contro la giapponese Naomi Osaka, capace di portare la sfida al terzo set prima di essere costretta al ritiro a causa di un infortunio addominale.
Dopo la sconfitta contro la Wozniacki, Karolina Pliskova ha riconosciuto i suoi errori (44 gli errori non forzati commessi) e i meriti dell’avversaria, in un match segnato da tre rinvii a causa del maltempo che ha imperversato su Toronto, e ha confessato di essersi sentita troppo tesa e stanca in alcuni frangenti del match. Il calo psicologico e fisico palesato dalla Pliskova, vincitrice quest’anno dei Premier di Brisbane, Doha ed Eastbourne, ha destato preoccupazione, soprattutto in vista degli importanti impegni di Cincinnati (la ceca esordirà al secondo turno contro una giocatrice proveniente dai turni di qualificazione) e US Open dove la tennista di Louny difenderà rispettivamente un titolo e una finale. Tradotto: una montagna di punti da confermare. Che il regno di Karolina Pliskova, cominciato solamente il 17 del mese scorso, sia destinato a concludersi già prima della fine dell’estate?
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Yesss!!!
Sono ranking questi non domini come quelli di Serena ‘!
Tutti a fare le reginette del bip..
Se la williams nn si fermava col cazzo che diventavano n.1
Ma ke numero 1 è costei senza vincere tornei importanti , la halep se lo merita 10000 volte di+
Direi proprio di sì
Chi è numero uno lo stabilisce il computer, chi è il migliore lo stabilisce quanto e come si vince.
Essere la numero uno di un ranking è una cosa, essere la migliore del mondo del tennis è un altra cosa, e purtroppo ultimamente le due cose non coincidono.
Qui ci sarebbe da ristudiare il metodo dell’assegnazione del punteggio è qua ti tornei fare minimo. Ormai mi sembra un po superata sta formula.
La migliore del mondo non c’è…molte di queste ragazze sono su livelli molto vicini…un giorno sarà numero 1 una ed un giorno l’altra ed il prossimo l’altra ancora…
Per me essere n.1 vuol dire che se stai avanti 5 a 1 non regali il set. La differenza tra un/una ottimo/a giocatore/trice e un n. 1 è la freddezza, la giusta cattiveria che ti fa chiudere il match.