Ero veramente convinto di rappresentare, nel panorama italiano, europeo, mondiale e galattico, la mente più irriverente e politicamente scorretta che avesse mai calcato le fragili braccia del giornalismo tennistico italiano. Quando però, portato in stato catatonico dalla visione del raccapricciante Master B di Zhuhai, dalla bocca di Panatta ho sentito uscire la frase: “Murray è un pallettaro tremendo, che tristezza. E Djokovic non sta bene, ha dei problemi psicologici”, non ho potuto far altro che inchinarmi alla grandezza del mio Vate e cominciare, come fossi uno scolarello pentito, a prendere appunti.
Ricomincio perciò, come un Ariosto qualunque, a narrarvi le gesta dei cavalieri, sottomettendomi volontariamente all’autorità dell’imperatore Carlo Magno (Binaghi, per gli amici). Termina dunque anche l’ultimo Master 1000 della stagione, iniziato tra le varie lamentele di Djokovic che, complice un principio di Alzheimer per ora trascurabile, con tanto di striscioni protestava: “eh no, non mi fregate, Parigi quest’anno c’è già stato, ed io l’ho anche vinto”. Inutile, l’abbiamo perso. Per rendergli meno traumatico il soggiorno nella capitale francese, il comitato organizzativo decide di condire i suoi match con la presenza di simpatici e dorati coriandolini, clinicamente testati per rilassare e distrarre la turbata mente dell’infermo Nole.
In questo clima di costante instabilità, con Gianni Clerici che, posseduto dallo spirito di Scanzi, spara a zero sul tennis femminile e la sua improbabile regina, Sir Andy diviene dunque il nuovo numero 1 del mondo e, cavalcando le ali dell’entusiasmo, si candida anche, con la tremenda spinta di mamma Judy (palese copertura di Elisabetta II), come presidente degli Stati Uniti, Papa e Cancelliere. Ci pensa poi Fabio Fognini a far tornare tutto alla normalità. Un rapido 6-3 6-1 da Carreno Busta, qualche insulto qua e là tra un dritto steccato ed un rovescio sparato in Norvegia, immediata separazione dallo storico coach Perlas (intravisto tra le steppe australiane, seminudo e con un calice di champagne nella mano destra) e conseguente probabile assunzione della cara mogliettina, che, con la consueta solidità mentale che per tutta la carriera l’ha contraddistinta (smettetela di ridere), porterà il nostro paladino alla gloria eterna.
In una settimana in cui succede un po’ tutto, prova a far parlare di sé anche Sara Errani, lasciando anch’essa il povero allenatore (per la reazione, rileggere sopra e moltiplicarlo per nove). La notizia però non fa scalpore, perché, d’altronde, non frega niente a nessuno. Alla prossima settimana, dunque, per una nuova puntata di Hawk-Eye, la rubrica scritta e redatta dal narratore onnisciente me medesimo, sperando in una nuova, illuminante rivelazione del mio Vate Adriano.