Nella settimana in cui i nostri esterofili occhi si concentrano sull’ultimo e decisivo scontro tra Donald Trump ed Hilary Clinton, che duellano a colpi di mazza chiodata districandosi tra scandali e diffamazioni varie, in Europa, mosso da un naturale spirito di amicizia e serenità, Rafa Nadal, deciso dopo le ultime esaltanti prestazioni, a non farsi più vedere sul rettangolo di gioco per un po’, inaugura la sua tanto acclamata accademia dei desideri. Ospite d’onore non poteva che essere il compagno di merende Roger Federer, accolto, come si conviene, da un maestoso tappeto rosso-crociato composto da qualche centinaio di sudditi svizzeri abbigliati con la sacra bandiera nazionale.
Sembra essere assuefatta dal nobile giuoco anche Serena Williams, che termina, per il secondo anno consecutivo, la stagione dopo gli Us Open. Maria Sharapova, gasata dalla notizia, prega che la mastodontica americana imbocchi la via del ritiro, annunciando poi di aver intenzione di giocare fino al 2020. La bella caramellaia, che ha egregiamente superato lo shock per l’ingiustissima squalifica, sembra finalmente essere tornata ottimista e positiva, come d’altronde è sempre stata. Ma i medici sbagliano, si sa.
E mentre Beve Vio domina incontrastata i settimanali del momento, tra ospitate alla Casa Bianca e proclami di vita, spensieratezza e gioia, Del Potro, altra magnifica storia di sport, torna a vincere un titolo dopo oltre due anni. Il rovescio continua ad essere quello che è, ma quel dritto, quel grandissimo dritto, è davvero un dono prezioso. Prego costantemente per i poveri polsi degli avversari costretti a ribatterlo, ma poi, come di consueto, la mia parte sadica prende il sopravvento, provocando un immenso piacere fisico nella visione di quella frustata.
Vicino al successo come sempre mai raggiunto ci è andato anche Fabio Fognini, percosso in finale dal Carreno Busta dalle lunghe leve, a tratti noioso spagnolo pallettaro, condito da brevi sprazzi di inventiva tennistica. Vincerà poco e niente, certo, ma come si fa a non amare Fabio? Mistero per me irrisolvibile. Sperando di non soccombere alla visione prolungata del Master di Singapore, vi dò appuntamento alla prossima settimana per una nuova puntata di Hawk-Eye, la rubrica scritta e redatta dal narratore onnisciente me medesimo. Ti prego Aga, salvami tu.