Daniil Medvedev: il colpitore moscovita

Ventenne nativo di Mosca ma residente in Francia, Daniil Medvedev è uno dei più promettenti tennisti della NextGen. L'ascesa del giovane russo, dalla squalifica per razzismo alla prima finale ATP a Chennai

LA RABBIA GIOVANE – “So che sei sua amica, sono sicuro di questo” è la frase incriminata che un misconosciuto ragazzino, ai tempi duecentosessantesimo tennista del ranking ATP, pronuncia nei confronti della giudice di sedia colpevole – a suo dire – di una chiamata fraudolenta (e probabilmente errata). Quell’imberbe giovane è Daniil Medvedev, ventenne nativo di Mosca, e sta disputando gli ottavi del challenger di Savannah contro l’ex enfant prodige Donald Young, afro-americano come la giudice di sedia. L’attacco a quest’ultima costa a Medvedev, dopo l’intervento del supervisor, la squalifica dal torneo per comportamento antisportivo a sfondo razzista. Respinte le accuse di razzismo e archiviato con delle scuse il poco edificante episodio, Daniil (che non ha alcuna parentela né col finalista del Roland Garros ’99 né col primo ministro in carica) si rituffa nel circuito challenger, ottenendo soddisfazioni nella parte conclusiva della stagione (finale a Portoroz, vittoria a St. Remy e tre semifinali indoor).

LA RAPIDA SCALATA – L’allampanato giovane (80 chili spalmati su 198 centimetri) – dotato di un buon servizio e uno straordinario rovescio bimane con cui sferra fendenti piattissimi da qualsiasi posizione del campo – si era già affacciato nel circuito maggiore, quando sull’erba (la superficie preferita) di Den Bosch passa dalle qualificazioni e si arrampica fino al secondo turno (batte Mischa Zverev, Kravchuk e Zeballos), arrendendosi davanti al mancino Mannarino. Ma il primo vero acuto del moscovita arriva nel torneo di casa, a Mosca supera ancora le qualificazioni (lasciando le briciole a Ilhan e Basic), si sbarazza anche dei più esperti Kukushkin e Troicki però inciampa di fronte al “casino tennis” del malefico Stephane Robert. Intanto il nostro continua a far notizia: si assicura i $50.000 messi in palio dal suo sponsor (Tecnifibre, che premia la miglior “young gun” della propria scuderia), rischia l’incidente diplomatico con la propria federazione (rinunciando allo spareggio play-off contro i cugini del Kazakistan) e chiude l’anno fra i primi cento tennisti al mondo (n. 99, ben duecentotrenta posizioni scalate in una stagione).

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IL TALENTO ESPLODE – Il classe ’96, residente da anni in Costa Azzurra, impiega l’off-season per allenare il servizio – colpo fondamentale per un attaccante da fondo come il russo – e i risultati sono immediati. Sui campi in cemento dell’ATP 250 di Chennai, approfittando di un tabellone non troppo competitivo (orfano, per di più, del dominatore Wawrinka), spazza via Monteiro, Lu e Kovalik e si qualifica per la semifinale. Imponendo un ritmo forsennato agli scambi, Medvedev supera anche l’esame Sela in una partita ricca di colpi notevoli e raggiunge la prima (di una lunga serie?) finale in carriera. La sfiancante regolarità del muro Bautista-Agut, però, mette a nudo i limiti del giovane rivale: ancora poco incisivo con la seconda di servizio (9 punti su 21) e troppo macchinoso dal lato del dritto. Medvedev, appassionato di calcio (è tifoso del Bayern Monaco) e videogiochi come tanti coetanei, compie così un altro importante balzo in classifica – piazzandosi al n. 65 – e si prepara all’esordio in un torneo dello Slam, la prossima settimana a Melbourne. Perso il “disertore” Bublik (accasatosi sotto la bandiera – e i denari – del Kazakistan), la new wave russa dopo Khachanov e Rublev si arricchisce dunque di un’altra punta di diamante, nella speranza di rinverdire i fasti di inizio millennio. L’esplosivo Daniil, con i piedi ben piantati sulla linea di fondo, è pronto a guidare questa nuova onda.

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