L’EREDE MISCHA – Alexander Zverev, ex tennista russo con un best ranking alla posizione 175, nel 1991 abbandona la propria patria (un’Unione Sovietica in dissoluzione) per cercare fortuna in Germania insieme alla moglie Irina, anche lei (mediocre) tennista, e al figlio Mischa. Alexander e Irina trovano impiego come insegnanti di tennis ad Amburgo, città anseatica che, sei anni più tardi, vedrà nascere il vero fenomeno della famiglia: Alexander junior. Mischa, il cui nome completo (Michail Aleksandrovic) ricorda i personaggi della letteratura russa ottocentesca, cresce seguendo le orme del padre: è mancino, di media – per i canoni del tennis professionistico – statura e, non essendo dotato di pesanti colpi da fondo, sfrutta ogni minima occasione (prima di servizio inclusa) per presentarsi a rete dove dimostra invece un’ottima manualità. Mischa vive la sua miglior stagione a ventidue anni quando raggiunge i quarti di finale a Roma (battendo Ferrero, Mathieu, Berdych e Simon prima di arrendersi di fronte al Federer dei tempi migliori) e il quarantacinquesimo posto del ranking (mai più eguagliato); riuscirà a navigare intorno alla centesima posizione per un paio d’anni prima di sparire dal circuito maggiore. La voce “titles” sul profilo di Mischa nel sito dell’ATP recita uno sconfortante “no data found”: col suo tennis anacronistico di colpi (troppo) puliti e discese a rete riesce ad arrivare solo una volta in finale, a Metz e beneficiando del ritiro di Gasquet in semifinale, ma perde contro Gilles Simon.
IRROMPE SASCHA – Quando sta per tramontare la stella di Mischa (anche a causa di un infortunio che compromette un’intera stagione), le luci della ribalta illuminano il giovane Alexander junior detto Sascha, cresciuto a pane e tennis e accompagnando il fratello in giro per il circuito. Il sedicenne Sascha, viso angelico che nasconde una grande determinazione, si aggiudica il prestigioso Trofeo Bonfiglio e raggiunge due finali Slam juniores (perde al Roland Garros e vince all’Australian Open): sono i prodromi di una sfavillante carriera. Sascha brucia le tappe, festeggia la maggiore età con l’ingresso fra i primi cento e nel 2016 gioca tre finali ATP (su terra, erba e cemento indoor, vincendo solo quest’ultima, contro il fresco campione Slam Stan Wawrinka). A differenza del padre e del fratello maggiore, Sascha sembra un prototipo creato in laboratorio per dominare il tennis moderno: è molto alto (quasi due metri) ma si muove bene, è dotato di un servizio mortifero ed è capace di generare vincenti da fondocampo col dritto (che ha saputo migliorare) e il (naturale) rovescio bimane e, soprattutto, ha un solo obiettivo, cioè la vittoria, sempre. Anche caratterialmente c’è scarsa affinità tra i fratelli: Mischa è un ragazzo mite, Alexander jr. invece esplode di rabbia quando la partita non procede secondo i suoi piani (cioè due o tre set vinti tirando bordate a destra e sinistra).
SHANGHAI, ALTRA TAPPA DELL’EPOPEA DEGLI ZVEREV – Mentre Sascha scala le classifiche (è numero ventuno ma salirà ancora), Mischa ricostruisce il proprio ranking passando dai challenger e dalle qualificazioni ATP. Ci prova anche a Shanghai, penultimo Master 1000 dell’anno, dove conferma l’affidabilità della “regola Tommasi” battendo Karen Khachanov reduce dal primo titolo ATP; centra la qualificazione superando anche Ryan Harrison e sfrutta il buon sorteggio (la wildcard Ze Zhang, liquidata in due rapidi set) per arrivare ad affrontare il peso massimo Nick Kyrgios al secondo turno. La favola sembra volgere alla fine, ma il bizzoso australiano vive una delle (tante) sue peggiori giornate e in meno di cinquanta minuti regala a Mischa il pass per gli ottavi, dove affronterà Marcel Granollers. Sascha, da par suo, non può essere da meno e, superando gli ostacoli John Isner e Marin Cilic, imita il fratellone: giocherà contro Jo-Wilfried Tsonga per un posto nei quarti. Con l’exploit nel torneo cinese il trentenne Mischa tornerà finalmente nella top100, un meritato premio per un tennista che non si è arreso ed ha continuato a percorrere la strada di un tennis tanto “bello” quanto superato; Sascha, invece, ha altri obiettivi: il primato nel ranking e i tornei dello Slam, i numeri (e il talento) sono dalla sua parte.
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