Sguardo furbo a volte corrucciato, naso sottile e barbara incolta, il quarantenne tedesco Torben Beltz (nasce il 21 Novembre del 1976) probabilmente sognava di essere il nuovo Boris Becker. Ben presto ha capito di non potercela fare, non aveva ne i mezzi ne il talento per diventare un tennista professionista di buon livello, e ha avuto l’umiltà e l’intelligenza di riciclarsi come coach. E’ andato negli Stati Uniti, ha studiato un paio d’anni in Alabama, poi è tornato in Germania e ha iniziato ad allenare presso il Tennis Club Alsterquelle. Qui, nel 2003, conosce una giovanissima e promettente giocatrice tedesca, che aveva già vinto due volte il titolo nazionale under diciotto: Angelique Kerber.
La bionda di Brema aveva quindici anni in quel periodo: Torben era un ventisettenne che aveva già fallito come tennista ma che aveva le idee molto chiare sul suo futuro da allenatore. I due, in seguito, iniziano un connubio professionale, una sorta di sinergia indissolubile che ha resistito ai momenti in cui i due avevano smesso di collaborare: le loro strade si sono divise, ma alla fine si sono nuovamente incontrate. “La sua famiglia e i suoi maestri erano alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarla a fare i primi passi nel circuito professionistico. Era classificata intorno alla 300esima posizione e aveva finito la scuola, quindi avevano bisogno di qualcuno che fosse giovane e che volesse viaggiare. Quindi l’ho seguita in alcuni ITF da $25.000, in alcuni tornei juniores. Abbiamo cominciato che aveva 16-17 anni, poi dopo uno-due anni ha avuto un’operazione alla spalla e ci siamo divisi. Siamo tornati insieme nel 2010, è divertente lavorare con lei”. Proprio nel biennio 2010-2011 la teutonica inizia a ottenere i primi risultati rilevanti nel circuito WTA.
Mancina e dotata di straripanti doti fisiche e atletiche Angie non è stata baciata dagli dei del tennis di uno straordinario talento cristallino quindi si è dovuta costruire attraverso un duro lavoro. E’ giocatrice prevalentemente da fondo campo, ha degli ottimi fondamentali sia di dritto che di rovescio ma non possiede un colpo di distruzione di massa con cui chiudere il punto dopo pochi scambi. Torben allora cerca di sfruttare le enormi potenzialità fisiche del suo pupillo che riesce a sviluppare una grandissima fase difensiva, fra le migliori di tutto il circuito. La grandissima mobilità laterale della Kerber unità al grande timing sulla palla permette alla tedesca di giocare una serie notevole di recuperi e colpi in corsa, costringendo le avversarie a fare il punto tre o quattro volte prima di chiuderlo, oppure riesce a sovvertire l’inerzia di scambi che sembrano già persi. Il merito di Beltz è di aver convinto la sua giocatrice a tenere una posizione molto avanzata, sia in risposta, dove può essere così più incisiva, sia durante lo scambio. La tennista di Brema anche quando lascia l’iniziativa alle avversarie cerca di non perdere mai campo; piuttosto che arretrare di un metro Kerber gioca in controbalzo il suo caratteristico rovescio bimane genuflesso, stilisticamente non eccelso ma terribilmente efficace.
Nel febbraio del 2010 arriva la prima finale in un torneo WTA International. In Colombia, a Bogotà è sconfitta in due parziali dalla padrona di casa Duque Marino. L’anno successivo non ottiene vittorie, ma discreti piazzamenti nei tornei più importanti, con la ciliegina sulla torta della semifinale raggiunta a New York a Settembre, prima volta che si spinge così avanti in un torneo del Grande Slam.
A fine anno la bionda teutonica è sulla soglia delle prime trenta giocatrici del mondo. Nel 2012 a inizio stagione vince il torneo Indoor di Parigi, in seguito Copenaghen e arriva in finale a Eastbourne e soprattutto a Cincinnati. Arriva anche ai quarti di finale al Roland Garros e alle Olimpiadi di Londra. Un mese prima sempre sull’erba di Wimbledon raggiunge una insperata semifinale. La sua costanza di rendimento gli consente di giocare il Master di fine anno e arrivare a essere numero cinque del mondo. Il 2013 doveva essere l’anno della consacrazione e del definitivo salto di qualità, la Kerber è convinta di poter dare la caccia al suo primo torneo del Grande Slam. Sarà un’annata molto sotto le aspettative, Angie non ha ancora la caratura tecnica e mentale per competere ad armi pari contro le migliori. Per il terrore di rimanere una incompiuta e che la sua carriera stagnasse Angelique prende una decisione di impulso, ossia separarsi da Torben Beltz. Scelta che si rivelerà sbagliata perché il 2014 insieme al nuovo coach, Benjamin Ebrahimzadeh, sarà ancora peggiore. Il coach tedesco è richiamato nel febbraio 2015. “Quando sono rimasta sola, ho subito pensato a Torben. Parliamo di cose private, giochiamo a carte, a backgammon… si è sviluppata una routine che mi aiuta anche sul campo”. La tennista di Brema capisce che non ha bisogno di un coach che la completi dal punto di vista tecnico e che gli insegni a fare cose nuove sul campo: le occorre lavorare con una persona con cui ha una perfetta sintonia e di cui ripone fiducia cieca.
Beltz si concentra sulla psiche della Kerber e sulla sua attitudine non proprio irreprensibile alle partite. Angelique è sempre stata una “fighter” che non molla mai un punto, ma quando la partita entra in lotta spesso s’innervosiva, perdendo calma e lucidità. Grazie alla collaborazione con Beltz 2.0 e qualche dura sessione di allenamento con Steffi Graf, trova finalmente la forza di credere in se stessa e nei suoi mezzi. Intensifica ulteriormente la preparazione fisica, e se era già bravissima in difesa, gradualmente diventa una versione in miniatura del “muro di Berlino”. Torben la convince a essere più aggressiva, sia in risposta sia durante lo scambio: Angie difficilmente abbandona la “co,fort zone” rappresentata dalla linea di fondo ma prova più spesso a prendere l’iniziativa con i colpi di rimbalzo cercando di essere meno passiva o comunque passare rapidamente dalla difesa al contrattacco. I miglioramenti con la prima di servizio (non forte ma con cui trova angoli sempre più precisi e con cui finalmente sfrutta il fatto di essere mancina) fanno il resto. I progressi si vedono già nel 2015, dove rientra stabilmente fra le prime dieci giocatrici del mondo. Ad aprile si aggiudica in successione due titoli sulla terra battuta, i Premier di Charleston e Stoccarda, battendo rispettivamente in finale Madison Keys e Caroline Wozniacki, infilando una serie di undici incontri vinti consecutivamente. Vince il 21 giugno l’Aegon Classic di Birmingham, su erba, contro Karolina Plìskovà e il 9 agosto sempre contro la Plìskovà, il Bank West Classic di Stanford.
Se il 2015 è stato un anno sicuramente positivo, il 2016 è strabiliante. Tutto inizia in Australia, dove al primo turno annulla un match point nel tie-break del secondo set contro la giapponese Misaki Doi. E’ il classico “sliding door”; la teutonica passa dal rischio di una precoce eliminazione a una cavalcata trionfale con gli scalpi di Azarenka nei quarti, Konta in semifinale e la clamorosa vittoria con Serena Williams in finale. La tedesca di padre polacco batte 6-4 3-6 6-4 in due ore e otto minuti la numero uno del mondo, e diventa la seconda tennista di Germania a conquistare uno Slam dopo la grandissima Steffi Graf. La nativa di Brema continua la stagione vincendo per la seconda volta consecutiva la Porsche Cup di Stoccarda, raggiunge la semifinale a Miami e Montreal, la finale a Cincinnati e soprattutto a Wimbledon, dove Serena Williams si prende la rivincita di Melbourne. Nell’ultimo Slam dell’anno a New York Kerber gioca benissimo arrivando in semifinale senza perdere nemmeno un set. Lì supera Caroline Wozniacki in poco più di novanta minuti di gioco e bagna con la vittoria numero cinquanta in stagione la conquista della prima posizione mondiale. Dopo una lunga cavalcata, iniziata con la vittoria a Melbourne, la teutonica diventa la ventiduesima numero uno della storia e a Flushing Meadows raggiunge la terza finale Slam della stagione.
Torben Beltz, nonostante sapesse che fosse un’ottima giocatrice e credesse ciecamente in lei, non si aspettava che potesse raggiungere tali traguardi. “Sapevamo tutti che fosse un’ottima giocatrice, lo sapevo già prima – racconta Beltz – Ma devo dire che vederla in tre finali Slam quest’anno è stato sorprendente. Non era scontato. Sapevamo che potesse giocare molto bene ma è incredibile e straordinario per me. È una bella storia”. La vittoria a Flushing Meadows è stata una sorpresa, tanto che il coach tedesco aveva posto una scommessa con la Kerber: se la tedesca avesse vinto gli US Open lui si sarebbe dovuto far crescere la barba per diverse settimane. “Avevo detto ad Angie che se avesse vinto lo US Open, non mi sarei fatto la barba per cinque o sei settimane durante lo swing asiatico”, scommessa, che con estremo piacere ha dovuto pagare. La medaglia d’argento ai giochi olimpici e la finale nelle WTA Finals di Singapore sono gli altri allori di un 2016 da incorniciare. Il 2017, invece, in maniera del tutto inaspettata, si sta trasformando in un calvario per Kerber e il suo coach. Già diciotto le sconfitte stagionali, zero titoli vinti, mai competitiva nei tornei dello Slam, una involuzione nel gioco in alcuni frangenti imbarazzante. Kerber sembra svuotata, con il suo tennis molto dispendioso che ha perso completamente efficaci e solidità. Con la sconfitta contro la Osaka a Flushing Meadows Angie esce addirittura dalle prime dieci del mondo. Il lavoro per Beltz per fare tornare la sua pupilla su buoni livelli sembra veramente improbo, perché la crisi è stata così imprevedibile e violenta che la tedesca sembra quasi debba essere nuovamente ricostruita da zero, sia tecnicamente che mentalmente. Torben che conosce Kerber da una vita (le voci dicono che nell’ultimo anno i due siano diventati una coppia) è l’unica persona che sembra in grado di arginare questa terrificante caduta libera. Sempre insieme, nella buona e nella cattiva sorte.