Momenti di storia: McEnroe, Borg e il più importante tie-break del XX secolo

Era un caldo sabato d’estate. Era il 5 luglio del 1980. L’Italia è ancora sotto shock per l’assassinio del sostituto procuratore della Repubblica, Mario Amato, ucciso dai famigerati Nuclei Armati Rivoluzionari, e per la mai chiarita strage di Ustica. Nel Mondo, sessantacinque nazioni tra cui Stati Uniti, Giappone e Germania Ovest, si preparono a boicottare i Giochi Olimpici di Mosca in segno di protesta per l’invasione sovietica in terra afghana. In questo critico contesto sociale, sui campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon andava in scena la finale della edizione numero 94 dei Championships. John McEnroe sfidò per l’ottava volta (la prima sull’erba) il rivale Björn Borg, vincitore delle ultime quattro edizioni del torneo di Church Road.

Dopo una spettacolare battaglia durata tre ore e cinquantatré minuti, Borg vinse con il risultato di 1-6 7-5 6-3 6-7(16) 8-6 mettendo le mani sul suo quinto (ed ultimo) Wimbledon della carriera.
Sicuramente la parte più memorabile, l’apice del fantastico incontro, fu il tie-break del quarto set durato oltre venti minuti e chiuso da McEnroe dopo la bellezza di 34 punti.
E dire che questo epocale tie-break poteva anche non essere mai giocato. Il formidabile tennista nato a Stoccolma, infatti, avanti 2 set ad 1 e sul 5-4 30-15 nel quarto parziale, conquistò il successivo punto ottenendo due championship point. John McEnroe fu bravo ad annullare entrambe le chance e, brekkando successivamente l’avversario, portò il risultato sul 5-5. I due leggendari tennisti mantennero a 0 i seguenti rispettivi turni di servizio e regalarono a tutti la possibilità di vedere il più fantastico tie-break che memoria umana possa ricordare.

Gli scambi furono assolutamente uno spettacolo per i fortunati presenti al Centrale. McEnroe salvò altri cinque matchpoint e vide farsi cancellare ben sei palle set prima di riuscire a mettere i tanto agognati due punti tra sé e l’avversario chiudendo il tie-break con l’incredibile risultato di 18-16. Fu premiata l’aggressività del mancino statunitense che scese a rete durante ogni sua battuta, indipendentemente se si trattasse di prima o di seconda, mentre lo svedese, glaciale come suo solito, rimase fermo sulla linea di fondo in cerca di vincenti e colpi angolati. Tutti i punti del tie-break, eccetto uno, finirono dopo un massimo di cinque colpi, usuali per i match sull’erba nel tennis di oltre trentacinque anni fa.
La finale si decise nel quinto set, dove l’Orso (secondo la traduzione dallo svedese del nome di Björn Borg) si impose per 8-6 mettendo le mani sulla sua quinta ed ultima coppa del torneo più affascinante e più antico del globo.

 

Antonio Pagliuso

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