All’ombra dei più grandi – Jim Courier era cresciuto nella prestigiosa accademia tennistica di Nick Bollettieri, da sempre fucina di grandi giocatori. Era l’epoca in cui Pete Sampras e Andre Agassi detenevano un potere pressoché assoluto sotto il profilo dei risultati, del gioco e dell’attenzione mediatica, soprattutto negli Stati Uniti. In Europa, invece, altri due colossi erano all’apice della loro carriera, si trattava di Stefan Edberg e Boris Becker. Una situazione non certo semplice per chi come lui era in procinto di entrare nell’empireo dei migliori tennisti del circuito. Nonostante tali condizioni, Jim riuscì ad emergere, fino ad imporsi su tutti gli altri. Ad onor del vero, dal punto di vista tecnico, Courier non era così dotato tecnicamente. Il suo tennis era piuttosto rudimentale, basato principalmente sulla solidità e l’efficacia dei colpi fondamentali: un diritto sempre molto potente, un solido rovescio “bimane” ed una battuta insidiosa, pur non esemplare sotto il profilo stilistico. La forza mentale e la costanza delle sue prestazioni, lo condussero presto ai vertici del tennis. La sua carriera è stata breve. Si è ritirato infatti a soli 30 anni, Ma, pur nella brevità della sua stagione professionistica, è stato capace di aggiudicarsi 4 titoli Slam e 23 tornei. Mantenendo, inoltre, la prima posizione del ranking per 58 settimane. Courier ha disputato anche 7 finali, di cui 4 negli Slam. Ed ha fatto parte della nazionale americana vincitrice di due edizioni della Coppa Davis.
Roland Garros 1992 – Jim Courier si apprestava ad affrontare quell’edizione degli Open di Francia nel migliore dei modi possibili. All’inizio della stagione aveva vinto gli Australian Open e, successivamente, gli Internazionali d’Italia. Ma all’esordio del torneo va riconosciuto che non fu molto fortunato nella disposizione degli accoppiamenti. Nel secondo turno si trovò di fronte addirittura Thomas Muster. Lo specialista austriaco della terra rossa stava attraversando un ottimo stato di forma ed era ritenuto da molti osservatori uno dei candidati per la vittoria finale. Nella sfida contro Courier però non ebbe scampo. In soli tre set fu costretto a cedere la partita.
Il turno successivo lo vide affrontare l’argentino Alberto Mancini, anch’egli uno specialista della terra rossa. Ma egualmente l’esito del confronto fu perentorio in favore di Courier: tre set a zero, di cui l’ultimo senza concedere nemmeno un game all’avversario. Poi fu la volta di Andrij Medvedev. Per lui non ci fu nulla da fare. Il ritmo di gioco imposto da Courier non lo fece mai entrare in partita, costringendolo alla sconfitta dopo appena tre set. Ai quarti di finale incontrò Goran Ivanisevic. Il croato, pur perdendo, fu l’unico che riuscì a strappargli un set in tutta la competizione.
In semifinale se la dovette vedere con Andre Agassi. Questi, era riuscito a raggiungere la finale del Roland Garros per due volte di seguito nelle precedenti edizioni. Proprio nel 91 era stato sconfitto da Courier in finale. Questa occasione, dunque, rivestiva una particolare importanza per lui. Sarebbe potuta essere una rivincita. Invece, fu un vero e proprio tracollo: in tre set fu sconfitto in modo inesorabile. A questo punto, Courier era giunto in finale, dimostrando una condizione fisica e mentale straordinaria. Tra lui e la vittoria finale si interpose Petr Korda. Il tennista ceco non era di certo un esperto della terra battuta, ciò nonostante aveva disputato una stagione a livelli molto alti e poteva essere considerato il vero outsider della competizione. La finale iniziò in maniera equilibrata. Il primo parziale si risolse a favore di Courier per 7-5. Nei set successivi, l’americano alzò l’intensità di gioco e Korda non fu più in grado di mantenere una tenuta sufficientemente adeguata. Alla fine si arrese.