Giornata intensa , il mercoledì agli Internazionali d’Italia 2018; giornata benedetta , finalmente , dal sole e da molti match di livello decisamente alto. Tra questi, sul versante Wta, spiccava quello tra l’ex numero 1 , attuale numero 6 del ranking, Karolina Pliskova e la greca Maria Sakkari. Match tiratissimo, con l’ellenica sugli scudi contro la ceca cui la fortuna non ha sorriso nelle più recenti apparizioni al Foro. Nelle ultime due edizioni due sono state, infatti, le uscite al primo turno. Dunque, match combattuto che giunge al terzo set, sul 5-5 e deuce. Karolina chiude un punto fondamentale con uno smash sulla diagonale di destra che cade accanto alla riga, ma ben dentro il campo. La palla viene chiamata fuori dal giudice di linea e la chair umpire Marta Mrozinska, prontamente coinvolta, mostra tutta la sua indecisione nel confermare la chiamata. In sintesi , nessuno degli arbitri è grado di identificare il segno corretto sulla terra e, mentre la Sakkari si astiene dall’intervenire, è la Pliskova ad offrirsi di indicare il segno. Ma non si può e, “Rules of tennis” alla mano , dopo un concitato conciliabolo con la Supervisor, si prende l’unica decisione possibile, ossia far ripetere il punto. Karolina, da lì in avanti, è come presa dai demoni e, in pochi minuti, getta via game e match sfogando, infine, la sua rabbia con un gesto inconsulto. La ceca, furibonda, spacca con la racchetta parte della base del seggiolone sul quale una basita Mrozinska attendeva il tradizionale saluto finale.
Comportamento assolutamente da stigmatizzare , quello della Pliskova e forti le conseguenze per lei. Inevitabile,per la tennista ceca, sarà una salata multa cui si aggiungono voci di una possibile squalifica, alla vigilia del Roland Garros. Inevitabile è però , al tempo stesso, la riapertura del dibattito sulla possibilità di introdurre “occhio di falco” anche su terra rossa. Finora l’Itf , l’Atp e la Wta hanno sempre rigettato questa ipotesi appellandosi alla ovvia possibilità di vedere il segno lasciato dalla pallina sulla terra, ma l’episodio di ieri, con l’ incredibile concatenazione di umanissimi errori compiuti dai giudici, può certamente contribuire a ribaltare questa visione delle cose. E, a questo punto, risulterebbe persino strano il contrario. In un tennis sempre più avanzato nell’uso della tecnologia , chiedere che il margine di errore venga ridotto praticamente allo zero non sarebbe affatto un lanciarsi troppo in avanti . Nell’era della progressiva virtualizzazione dei giudici di sedia, già sperimentata alle Atp Next Gen Finals, l’introduzione di “occhio di falco” nei principali tornei su terra darebbe una ulteriore spinta al processo di modernizzazione del tennis, assicurando così il raggiungimento del comune obiettivo primario, ovvero dare sempre maggior serenità a tutti gli attori in campo; giocatori e giudici.
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