Abbiamo incontrato Amanda Gesualdi. Tanti spunti di riflessione dalla chiaccherata con la coach rozzanese, esperta di discipline bio naturali nonchè, di tennis e di coaching. Vediamo insieme di cosa ci ha parlato.
Ciao Amanda, di cosa ti occupi all’interno del mondo del tennis?
- Dirigo l’Accademia Sport e Tennis Olistico. Mi occupo di formare gli insegnanti di Tennis Olistico ed Educatori Sportivi Olistici. Nella nostra Accademia alleno in campo, ma soprattutto curo la parte mentale, come si usa dire oggi sono anche un Mental Coach. Il coaching è qualcosa a cui ho dato molto spazio negli ultimi dieci anni. Lo abbiamo portato anche all’interno dell’Università Bocconi, grazie ad una collaborazione sinergica con Bocconi Sport Team, società che si occupa di gestire lo sport in Bocconi.
Parlaci un po di te..
- La nostre scuole sono a Rozzano, a Milano, e ad Imbersago, in provincia di Lecco, dove attualmente vivo. Compirò 49 anni il 4 Febbraio; una data probabilmente non casuale visto che rappresenta il capodanno orientale secondo il Ki delle 9 Stelle e considerato anche il mio viaggio interiore verso le filosofie orientali. Ho iniziato a giocare a tennis a 9 anni. Ho fatto esperienze a livello nazionale (B1 con le vecchie classifiche) e internazionale, anche da junior. Un ricordo molto piacevole risale a quando avevo 17 anni. Giocavo la serie A per il Lunimare, circolo di papà Sanguinetti. Era così soddisfatto della nostra squadra che ci premiò regalandoci un mese di circuito internazionale in America Latina, tra l’altro negli Hotel top! Fu un’esperienza fantastica che mi diede modo di conoscere un po’ meglio Davide, ragazzo molto dolce.
Quando è nata la tua passione per le filosofie orientali?
- Risale a più di vent’anni fa. Non ero pienamente soddisfatta degli strumenti offerti dalla psicologia occidentale sia come atleta sia come persona, mi mancava sempre qualcosa. Iniziai a studiare il Buddhismo e il Taoismo e successivamente il Reiki. Come atleta provai ad utilizzare la meditazione e da subito il mio atteggiamento in campo migliorò tantissimo. Ovviamente continuai a praticare, sentendo sempre più “guarire” in me la paura di vincere, di perdere, insomma dell’ansia da prestazione.
Come si collegano queste discipline al’attività tennistica?
- La psicologia orientale e quella occidentale hanno entrambi punti di forza, che sarebbe stupido non utilizzare. Il tennis è uno sport mentale ed essere preparati in tal senso è determinante per poter sfruttare a pieno le proprie risorse fisiche. Le discipline orientali sono molto più pratiche che teoriche, ad esempio, senza fare tanti giri di parole, fare un’esperienza meditativa chiarirebbe l’efficacia di quanto sto dicendo. La miglior preparazione mentale è un mix tra: cultura, esperienza, training.
Puoi parlarci della scuola “Il tempio” ?
- È una scuola di Discipline Bio Naturali, come ad esempio: la Meditazione, Reiki, la Kinesiologia, l’Antiginnastica, la Floriterapia. Queste discipline danno luce alle potenzialità, alle risorse dell’atleta, permettendogli un uso ecologico delle proprie energie psico-fisiche. Uno degli obiettivi è accompagnare l’atleta verso l’evoluzione e la crescita personale. La Scuola il Tempio nasce nel 2009 ed offre un panorama di seminari in cui muoversi liberamente, e propone anche un percorso professionale per divenire Educatore Olistico. La Scuola è un luogo dove poter godere di pace, meditare, rilassarsi, leggere, passeggiare…
Chi è l’Atleta Zen?
- L’Atleta Zen è una sorta di supereroe, un libro nato dalle condivisioni dei ragazzi durante le sessioni di coaching. L’ “atleta” è chiunque segua il proprio nobile scopo, e lo scopo è nobile nel momento in cui ci tocca nel profondo, permettendoci di compiere il nostro destino. Lo Zen è la via dell’equilibrio, quello che andrebbe fatto nello sport: non scoraggiarsi nelle sconfitte e non esaltarsi nelle vittorie, poiché noi siamo molto di più delle nostre vittorie o sconfitte. L’Atleta Zen può essere letto da chiunque, ma è particolarmente consigliato agli sportivi; suggerisco di leggerlo aprendolo a caso, può essere un ottimo amico e consigliere.
Cos’è Tennis Olistico ?
- È l’incontro del tennis con le discipline bio naturali, l’unione delle psicologie orientali ed occidentali, l’esaltazione dell’essere nella sua totalità. L’incontro degli opposti, scienza e spiritualità, conscio ed inconscio, corpo e psiche. Siamo immersi nell’inconscio totalmente e sempre, qualunque nostra azione ha una ragione ed una emozione, concretezza e simbologia allo stesso tempo. Tennis Olistico è un metodo di insegnamento che dà valore alla completezza e spontaneità più che alle singole parti. Non esiste una tecnica ma diverse tecniche, la tecnica non è mai scissa dalla tattica o dalla preparazione fisica, ed il tutto è immerso nell’inconscio individuale e collettivo. Fare tennis da noi è pura psicoterapia. Dico sempre che per iscriversi ai nostri corsi bisogna essere coraggiosi, oggi sono poche le persone che si mettono in discussione. Siamo molto selettivi nello scegliere gli atleti, non ammettiamo la maleducazione in campo, facciamo in modo che ognuno si assuma le sue responsabilità.
Serena Williams
Si è da poco concluso il primo slam stagionale. Al di la di una finale maschile non proprio emozionante abbiamo comunque assistito a situazioni davvero interessanti. La Williams (in vantaggio 5-1) che perde l’incontro contro la Pliskova; Carreno Busta che distrugge tutto dopo il match giocato con Nishikori; o ancora Tomic e Kyrgios fatti fuori al primo turno nonostante il loro immenso talento; e come non ricordare la rocambolesca finale femminile.
Quali spunti, dal tuo punto di vista, credi si possano raccogliere da queste due settimane di sfide australiane?
- Devo essere sincera, faccio fatica ad emozionarmi con il tennis attuale ad alto livello. Mi annoia molto. Federer sembra che giochi guardandosi allo specchio, Nadal è sovrastato dai tic e ha lo sguardo di un primitivo alla caccia dell’orso, la Williams sembra che la obblighino a giocare, e così via. È diventato uno sport troppo prevedibile e allo stesso tempo sovrumano, mi fa lo stesso effetto del guardare gli animali nel circo (infatti voi siete “Tennis circus”…), lo so è una affermazione forte, ma è ciò che provo. Nell’antichità i gladiatori si scontravano per vincere e sopravvivere, oggi credo sia la stessa cosa, ma è molto più mascherato e sottile. Lo sport a così alto livello è inquinato da molte cose: doping, scommesse, sponsor, giochi di potere. Secondo me c’è tanta infelicità. Mi sforzo di guardarlo in tv, e dal vivo non mi esalta. Ciò che amo del tennis sono sensazioni ed emozioni che mi arrivano dal profondo e che non hanno nulla a che vedere con il grande circo. Il grande circo alimenta la vendita della racchetta di Roger ed il completino di Nadal. La vita è altro, ed anche il tennis umanizzato non ha molto a che vedere con le scenate di Carreno Busta che butta via una partita per un punto, pur essendo ancora in vantaggio, e dopo ore di lotta; aveva gli occhi spiritati!
E, intanto, l’italiano Musetti, ha vinto gli AO juniores…..
- Complimenti a questo giovane promettente, gli auguro il meglio! Nelle classifiche mondiali juniores noi italiani ci siamo spesso distinti, poi quando entriamo nel Grande Circo rischiamo di perderci, le responsabilità ci schiacciano, facciamo troppe chiacchiere. Volare basso è la regola numero uno. Il campione è come se fosse una multinazionale, bisogna puntare su uno staff coeso, fatto di persone con talento e maturità, ognuno con i propri compiti.
A proposito di nextgen, cosa pensi della formula delle finals milanesi e chi sono i tuoi preferiti ?
- Il punteggio ridotto snatura il tennis per come lo conosciamo, ma allo stesso tempo lo alleggerisce un po’. Spesso gli spalti dei grandi tornei sono vuoti fino ai quarti o addirittura le semifinali, e credo che sia dovuto anche alla lunghezza delle partite. Personalmente toglierei una palla al servizio, che sta diventando un colpo ammazza-spettacolo. Tra i giovani mi piacciono Tsitsipas e Shapovalov.
Due anni fa dopo quarant’anni di ininterrotta affiliazione, il TC Rozzano, decide di interrompere i rapporti con la Federazione Italiana Tennis. Da tanti circoli affiliati sono arrivati attestati di fiducia ed approvazione per una decisione che tanti vorrebbero prendere ma non hanno ancora trovato il coraggo di fare.
Cosa puoi dirci riguardo la decisione di sganciarti dalla FIT?
- È stato detto molto sull’argomento. Le ragioni che ci hanno fatto uscire dalla FIT non sono cambiate. La Federtennis continua con la sua linea di condotta che non condividiamo e finché sarà così non siamo per nulla stimolati a rientrare. Lo sport va oltre le federazioni, gli enti, le associazioni, è qualcosa che non può essere imprigionato, ma può solo essere facilitato. Lo sport è cultura e benessere, e appartiene a tutti, anche ai non tesserati! Noi stiamo bene, molto bene! È stata la scelta più saggia che potevamo fare in molti anni di tennis.
Reiki e meditazione: sono innumerevoli le volte in cui il numero uno del mondo, Novak Djokovic, ha mostrato la sua vicinanza a queste discipline, suscitando anche non poche critiche.
Cosa ne pensi di Djokovic?
- Non so cosa risponderti. Semplicemente non lo conosco, ma posso solo cercare di intuire alcuni suoi modi di fare e di proporsi. Quello che posso aggiungere è che la spiritualità non può essere sbandierata (ad esempio mettendo un simbolo sulla scarpa..). Sul tema Reiki, proprio con Tennis Circus avevo concesso una lunga intervista. Nole ha accennato al Flow in questo AO, essendo lui un appassionato di certe discipline, dovrebbe sapere che raggiungere il flow non è così improbabile come descritto da molti psicologi e pensatori. Quando fai o ricevi un trattamento, ad esempio di Reiki, sei avvolto da questo “stato magico”.
Quali sono le maggiori difficoltà che si possono incontrare volendo un approccio fondato su queste discipline rimanendo tuttavia calati nella spesso frenetica e molto materialistica realtà occidentale?
- Bella domanda, è proprio questo il punto: l’alternanza! La vita è cambiamento e alternanza. Notte e giorno, buio e luce, caldo e freddo, alto e basso, uomo e donna, spirito e materia. Queste discipline vanno ad equilibrare una vita troppo frenetica e piena, dove perfino il cibo è sempre più fast, ed infatti ci sono tantissimi disturbi alimentari: anoressia, bulimia, intolleranze, allergie. È necessario rallentare, riflettere, stare nel vuoto, nel silenzio, re-imparare ad ascoltare, fermarsi. Dobbiamo riportare al centro della vita la nostra umanità, senza barare o bramare il successo. Quando il successo termina lo vediamo bene come finiscono i miti: alcuni drogati, alcolizzati, malattie precoci, psicopatologie. Li vediamo nel grande circo e ci fanno un effetto, poi la verità è un’altra. Io queste cose le vedo e cerco di dare valore si nostri atleti guardando al di là del loro talento.
Rapporti figli/genitori nel mondo del tennis..
- Argomentone… I genitori nel tennis hanno un ruolo fondamentale perché sono proprio loro che accompagnano i figli nelle varie competizioni, a differenza di altri sport di squadra in cui le gare sono gestite dalle varie società sportive. Nel tennis, quindi, i genitori prendono spazio e spesso diventano o pretendono di diventare coach. Di contro i giocatori si sfogano con i coach, frustrati dalle reazioni dei genitori alla sconfitta o vittoria. Insomma, un gran casino! L’ideale sarebbe che tutto venisse gestito dalle associazioni, soprattutto l’accompagnamento alle gare e la supervisione, ma questo avrebbe costi eccessivi, un conto è avere una squadra di 11 atleti (esempio calcistico) ed un altro è avere 11 atleti! Ecco perché il Mental Coaching diventa importante; permette di far maturare i ragazzi in tante situazioni ed imparare a gestire al meglio il rapporto con i genitori soprattutto nel post match. Gli incontri di coaching sono determinanti anche con i genitori, loro vanno preparati alla giungla che li aspetta; rendiamoci conto che il tennis nei tornei (quarta, terza, seconda cat.) è per il 90% senza arbitro di sedia!! Per non dilungarmi troppo, perché l’argomento è davvero vasto, sarebbe opportuno informare i genitori, responsabilizzandoli maggiormente ed innalzandone il livello culturale-sportivo.
Cosa sono le ETT?
- Sono delle Esperienze Tecnico Tattiche. Banalmente delle partite a 11-15-21-31-42-101, quello che si vuole in base all’obiettivo, con o senza servizio, dove si cambiano le regole in funzione di un focus. Il fine è quello di modificare continuamente lo scenario di gioco in modo da stimolare il problem-solving. Ci sono infinite varianti e variabili, in cui il giocatore amplia il proprio panorama tecnico-tattico scoprendo nuove soluzioni inespresse. Questa tipologia di allenamento consente di allenare il giocatore di tennis e non il colpitore di palla! Anche a livello quantitativo l’atleta colpisce mediamente 500 palle all’ora, quindi un buon training sul piano fisico.
Un consiglio da dare a tutti?
- “Chi più spende meno spende…”. Per ottenere risultati e realizzazione bisogna dare tutto è anche di più. Lavorare tanto sulla “testa”, oggi giocano tutti bene, la differenza la fa la mente. Avere una propria filosofia di vita, trovare la propria personalità in campo. Fidarsi e spingere i motori al massimo, la vita è adesso!
Come è possibile iniziare il percorso che tu suggerisci?
- Chi viene da noi sceglie di crescere, conoscersi, “mettersi a nudo”. Come ho risposto precedentemente, i nostri allenamenti sono al contempo sedute psicanalitiche. Gli scheletri nell’armadio vengono rimossi, e purtroppo ce ne sono tanti! Come iniziare? Semplicemente scegliendolo!