“Cuore, testa e istinto”, con queste tre parole si può descrivere Lorenzo Sonego, uno dei giovani più promettenti, e forse anche meno sponsorizzati, del tennis italiano. Come mai per parecchio tempo ha ricevuto meno attenzioni rispetto ad alcuni suoi coetanei decisamente più chiacchierati? La risposta è molto semplice: “Lollo” ha iniziato a dedicarsi interamente a questo sport solo a 11 anni, dopo aver riposto in un cassetto il sogno di diventare un calciatore di Serie A con addosso la maglia del suo “Toro”. Inoltre, a differenza della stragrande maggioranza dei ragazzi della sua età, che hanno girato il mondo per disputare i vari tornei giovanili e costruirsi un’importante classifica juniores, “Sonny ha svolto soprattutto attività nazionale fino a quando a 18 anni, insieme al suo fidato coach “Gipo” Arbino, si è reso conto di avere le carte in regola per diventare un professionista a tutti gli effetti. A giudicare dai risultati raggiunti negli ultimi mesi, su tutti il trionfo al Challenger di Ortisei e il secondo turno, partendo dalle qualificazioni, agli ultimi Australian Open, il suo percorso di crescita, pur essendo inusuale per un giocatore con determinate ambizioni, si è rivelato vincente. Probabilmente poi la scelta di stare lontano dai riflettori, evitando pressioni e paragoni scomodi, lo ha risparmiato dal quel sensazionalismo insito nella cultura sportiva italiana, per cui nelle vittorie vieni caricato di aspettative eccessive e nei momenti difficili vieni subissato di critiche.
Abbiamo avuto la fortuna di intercettarlo al Challenger di Bergamo, al termine del suo match di quarti di finale contro l’egiziano Safwat e, con grande disponibilità, ha risposto in maniera esauriente a tutte le domande che gli abbiamo posto.
“Innanzitutto complimenti per aver raggiunto la semifinale. Ti aspettavi, quando è stato sorteggiato il tabellone e hai saputo che avresti affrontato nei primi turni avversari ostici come Trungelliti e Gulbis, di arrivare così avanti nel torneo?”
“Era molto dura, ma io sono partito con l’idea di vincere il torneo e di giocare al massimo tutte le partite; ovviamente era un tabellone piuttosto complicato perché, sebbene fossi la testa di serie numero 5, ho dovuto sfidare subito giocatori tosti come Trungelliti, che due anni fa sconfisse un certo Marin Cilic, e Gulbis, un ex top ten che non ha certo bisogno di presentazioni. Anche oggi non è stato facile contro Safwat, che voleva rifarsi dopo la sconfitta di Melbourne, ma, lottando su ogni punto, sono riuscito a portarla a casa.”
“Questa semifinale è solo l’ultimo di una serie di ottimi risultati che hai conquistato tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. E’ cambiato qualcosa nella tua testa e nel tuo tennis in quest’ultimo periodo?”
“Sicuramente spingo i colpi molto di più rispetto a prima, sono più aggressivo e coraggioso nelle scelte in campo; dal punto di vista tecnico posso dire di aver fatto progressi con il servizio, la risposta e il rovescio, grazie al lavoro quotidiano.”
“In questo avvio di stagione hai anche assaggiato il circuito ATP e ti sei confrontato con diversi top 100, quanto ti senti distante da quel livello?”
“Devo ancora migliorare tutti gli aspetti del mio gioco se voglio calcare con maggiore frequenza quei palcoscenici, tuttavia ho visto di non essere così lontano da quel mondo, ci posso arrivare, a patto di lavorare sodo ogni giorno.”
“Hai iniziato a concentrarti esclusivamente sul tennis solo a 11 anni. Credi che l’aver iniziato più tardi rispetto ai tuoi coetanei ti abbia limitato? Avresti potuto raggiungere traguardi addirittura migliori degli attuali se avessi cominciato qualche anno prima?”
“Non penso, credo che il destino abbia deciso così e va bene. E’ stata già una buona cosa l’aver fatto questa scelta, comunque negli anni credo di essere riuscito a recuperare terreno sugli altri ragazzi.”
“Hai affrontato Bernard Tomic nel turno decisivo delle qualificazioni per gli Australian Open, quindi hai avuto modo di farti un’idea generale sulla sua situazione. Ritieni che si debba far aiutare per provare a non sperperare quel immenso talento che Madre Natura gli ha donato?”
“Le capacità per fare bene sul rettangolo di gioco di certo non gli mancano, i suoi problemi sono extra-tennistici, dovrebbe imparare a gestirsi fuori dal campo. Se avrà voglia di tornare, penso proprio che ci metterà pochissimo a rientrare quantomeno tra i primi 40/50, ma ha le potenzialità per spingersi anche molto più avanti. Mi auguro che non sprechi tutto quel talento, deve farcela!”.
“Oltre al tennis, sei un grande appassionato di basket e di calcio. Chi sono i tuoi modelli, le tue fonti d’ispirazione in questi due sport?”
“Per quanto riguarda il calcio, sono da sempre un super tifoso del Torino e quindi cerco di mettere in campo il cuore e la grinta tipici di noi “Granata”. Nel basket stravedo per Steph Curry e i suoi Golden State Warriors.”
“Che obiettivi ti sei posto per questo 2018?”
“Mi piacerebbe avvicinarmi il più possibile alla top 100 e di partecipare a qualche altro main draw di uno Slam, tutto qui.
“Torneo preferito e superficie dove pensi di riuscire a esprimerti al meglio?”
“Fin da quando sono piccolo Wimbledon è il torneo che seguo con maggiore interesse. Credo che le superfici veloci riescano a far emergere le mie qualità migliori, rendendo più efficaci i miei colpi.”
“Chiudiamo con la programmazione futura. Quali saranno i tuoi prossimi impegni?”
“Adesso andrò in Cina, dove prenderò parte a tre eventi Challenger. Quando tornerò da questa trasferta, con l’avvento della stagione su terra, valuteremo in base al ranking se continuare con il circuito minore o tentare fortuna negli ATP.”