Vincenzo Martucci: “Murray potrà firmare diversi Slam”

Una delle storiche firme del tennis ha rilasciato un'intervista esclusiva alla redazione di Tennis Circus, toccando diversi temi: Finals di Londra; la crisi di Djokovic; il 2017 di Federer e la situazione del tennis italiano.

Fra pochi giorni inizieranno le Finals. Cosa dobbiamo aspettarci da questo torneo? Secondo lei, chi la spunterà a Londra? 

«Alla luce dei risultati degli ultimi mesi, e del “body language” del neo numero 1 del mondo, Andy Murray, e di Novak Djokovic, che è calato troppo vistosamente di rendimento, dopo il Roland Garros, lo scozzese dovrebbe aggiudicarsi anche il Masters – peraltro a casa sua, ma dove non ha mai brillato – e marchiare ancor più decisamente il primato in classifica. Anche se Nole I di Serbia può ancora sperare nel colpo di coda del campione e, vincendo tutti i match di Londra, riprendersi il trono Atp. Ipotesi difficile per chi, in confusione psico-fisica, si è affidato addirittura a un guru. E, in campo, appare più debole e incerto che mai».

 

 

Capitolo Djokovic: da qualche mese il  serbo è in grande crisi. Possiamo dire che si è aperta una nuova era?

«Per il tipo di gioco, credo che Djokovic farà sempre più fatica a tenere quel forsennato ritmo da fondocampo per asfissiare gli avversari. E se Murray insisterà, se avrà ancora motivazioni, dopo aver vinto già tutto, potrà firmare ancora diversi Slam. Dominare, invece no, non credo. Non per il suo gioco, l’unico che si adegua al nuovo tennis – più potente ma anche più vario – quanto per la durezza sempre crescente dei grandi appuntamenti, per il livello medio sempre più alto, per un gruppetto di giovani sempre più minacciosi e per le condizioni del gioco moderno, con superfici, palle, racchette, preparazione degli atleti che propendono sempre più per match lunghi, equilibrati, con molti scambi, molta fisicità, molta lotta, molta corsa. Murray è stato bravo, è quello che dopo Federer gioca a tennis meglio di tutti, ma non lo vedo come il prossimo dominatore. Anche perché i grandi “vecchi” Federer e Nadal ce la metteranno tutta per rendergli la vita difficile, insieme a Djokovic».

 

Quest’anno ragazzi come Zverev e Pouille hanno portato a casa i primi trofei della carriera. Tra i tennisti della “Next Generation” chi preferisce e perché?

«Tecnicamente, come margini di miglioramento e personalità, direi che Sascha Zverev ha le stimmate da futuro numero 1. Ma, “di pelle”, gli preferisco Nick Kyrgios, un rissoso alla Jimmy Connors, uno a “o mi ami o mi odi”, che forse è l’unico della Next Generation a darmi forti sensazioni. Anche per il gioco perennemente ala ricerca del punto, offensivo e creativo. Di certo, per varietà anche di paesi interessati, con questi giovani, il futuro del tennis sembra promettere bene».

 

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Molti tifosi hanno considerato le Olimpiadi di Rio come il momento più appassionante della stagione. È una definizione corretta? Cosa pensa delle favole di Monica Puig e Juan Martin Del Potro?

«Grazie a due grandi partite, almeno in campo maschile e grazie alla fantastica storia di “Delpo” e del pianto di Rafa, l’Olimpiade ha rappresentato l’acme della stagione tennistica. L’argentino ha avvalorato poi quella sua appassionante rinascita, mentre la Puig s’è fermata lì come risultati, lasciando comunque l’impronta della pagina più toccante».

 

Cosa si attende dal 2017 di Roger Federer?

«Io sono sicuro che Federer può ancora fare molto bene a livello più alto perché la classe non ha età, così come la passione. Certo, la sconfitta di Wimbledon contro Raonic, col suo crollo fisico, fanno venire in mente altri crolli, anche psico-fisici, degli ultimi anni, quand’era a un passo da un altro Slam. Penso che per lui saranno decisivi gli Australian Open: se sarà subito, di nuovo, protagonista a gennaio, lo sarà anche per tutta la stagione e potrà giocarsi le sue cartucce fra Wimbledon e Us Open».

 

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Un’ultima domanda: qual è il livello attuale del tennis italiano?

«Ci sarà molto da lavorare sia sotto il profilo tecnico che sotto quello promozionale per vivere meglio, senza contraccolpi, il ritiro – attuato o in fieri – delle super-donne del decennio d’oro azzurro, da Pennetta a Schiavone e Vinci, l’ineluttabile calo di Sara Errani (dopo anni di miracoli), e la mancata esplosione di Camila Giorgi. Un aiuto fondamentale potrebbe venire dal settore maschile, soprattutto da Fabio Fognini, e dai giovani che gli possono venir dietro, a cominciare da Donati. Settore nella qualità – tramontate le “signore Slam” – è superiore. Magari col recupero di Quinzi e di Baldi, e la maturazione di Napolitano, Sonego e Mager, con l’apporto delle chiocce/esempi Lorenzi, Seppi e Bolelli per la generazione di mezzo, Fabbiano-Giannessi-Cecchinato-Gaio-Giustino».

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