In questi giorni le tensioni tra Spagna e Catalogna hanno registrato un forte inasprimento; il presidente catalano Carles Puigdemont, infatti, sempre più determinato a far valere il principio di autodeterminazione del popolo catalano, ha indetto un referendum per il 1 ottobre. Questa consultazione, tuttavia, non è accettata dal governo spagnolo, che ha bollato questa manovra come incostituzionale e fuorilegge.
Interrogato su questo delicato argomento, Nadal non ha esitato ad esprimere con sincerità la sua opinione: “Dovremmo essere tutti preoccupati – ha detto – chi non lo è, evidentemente, non considera la Spagna come un Paese. La verità è che c’è un conflitto e bisogna risolverlo. La soluzione non è facile, ma esprimo il mio sentimento. Mi sento vicino ai catalani, ma sono anche molto spagnolo. Non posso immaginare una Spagna senza Catalogna. Non mi piacerebbe vederla e nemmeno immaginarla. Dobbiamo fare uno sforzo per trovare una comprensione reciproca e sono convinto che siamo più forti uniti che da separati. La Spagna è più forte con la Catalogna, e la Catalogna è migliore con la Spagna. Credo che il 1 ottobre non debba succedere niente, perché esistono delle leggi e non si possono contravvenire solo perché non ci piacciono. Non posso passare col rosso soltanto perché quel semaforo non mi piace. I catalani che vogliono fare certe cose, devono capirlo. Detto questo, rispetto i sentimenti di tutti e spero che si trovi una soluzione per continuare a vivere come un Paese unito”.
Nadal non è il primo tennista ad essersi espresso su delicate questioni politiche; tre anni fa, infatti, Andy Murray, pur non avendo diritto di voto, aveva appoggiato la causa degli indipendentisti nel referendum di separazione della Scozia dalla Gran Bretagna. Questa presa di posizione aveva scatenato molte critiche, anche pesanti, nei confronti di Murray, motivo per cui lo scozzese, in occasione del referendum sulla Brexit, ha preferito non dichiarare la sua intenzione di voto.
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