Abbiamo parlato con Guido Monaco, una delle storiche voci di Eurosport, che ci ha parlato del suo lavoro e ha risposto ad alcune domande sul tour. Pur apprezzando i giovani Tsitsipas e Khachanov, Monaco ritiene che anche nel 2019 i tre Fab Four siano ancora siano ancora troppo forti per abdicare in favore dei giovani.
Guido, oltre a commentare i match in tv, ha scritto in passato per la storica rivista Tennis Italiano e tutt’ora svolge l’attività di maestro presso un circolo di Milano.
Come hai conosciuto il tennis?
Mio padre Adolfo, oltre che un buon tennista a livello amatoriale, è stato a lungo il presidente della Selva di Ghiffa, il club di riferimento del lago Maggiore (sponda piemontese),negli anni ‘80-‘90. Io fin da piccolissimo lo seguivo nei tornei e “vivevo” al circolo ogni momento libero, sfidando qualsiasi ragazzo più grande o adulto disponibile, oppure passando ore e ore al muro immaginando di giocare contro i campioni dell’epoca. A 9-10 anni ero già pronto per competere, ma in quegli anni bisognava aspettare gli 11 anni, non è stato facile tenermi calmo…
Quando hai capito che il tennis avrebbe potuto diventare la tua professione?
Fino ai 12 anni ho giocato anche a calcio nel Verbania. Pur essendo destro di mano, a pallone ero mancino naturale, attaccante molto veloce e con un discreto senso del gol. Nel frattempo nel tennis sono arrivate vittorie a livello regionale e le prime esperienze in tornei nazionali, quindi la scelta di dedicarmi al tennis è stata quasi naturale. Poi tutta la trafila giovanile e le prime esperienze in tornei del circuito Atp intorno ai 18 anni. A quel punto ormai era diventato un lavoro a tempo pieno. Pur non essendo riuscito a “sfondare”, sono molto orgoglioso di essere stato per 10 anni in classifica mondiale. Avrei potuto fare di più, ma essendo nato in zone con pochissima tradizione ed esperienza di tennis professionistico, tutto sommato ho fatto la mia parte. Anche se non si parla di moltissimi anni fa, sono stato una specie di pioniere che spero abbia aiutato chi ci ha provato dopo di me, ad essere seguito meglio e a commettere meno errori. Finita la parentesi agonistica, è iniziato il vero lavoro, come maestro-allenatore ai Faggi di Biella e la splendida avventura nel team organizzatore del Challenger Atp, ai tempi uno dei migliori di tutto il circuito.
Come sei entrato a Eurosport?
Un po’ per caso in realtà. Nel 2009 Jacopo Lo Monaco, mio ex compagno di doppio e di squadra, nonché telecronista di punta per il tennis su Eurosport, conoscendo la mia grande passione per quasi tutti gli sport (tennis e discipline invernali in particolare), mi ha segnalato la possibilità di un provino. Il canale cercava nuovi telecronisti per alcune specialità, tipo sci di fondo, e da lì è partita la mia nuova “carriera”. Dal 2010 commento anche il tennis. Lo Slam australiano di gennaio è stato il mio 28esimo major commentato. A pensarci fa una certa impressione e ringrazierò sempre Eurosport per avermi dato la possibilità di raccontare i tornei che da giocatore non sono stato sufficientemente bravo per parteciparvi. Fino ad un paio d’anni fa collaboravo con la rivista Tennis Italiano. Tenevo una rubrica mensile che parlava di tattica, la mia vera passione (e spero competenza) all’interno del nostro complicato e diabolico sport. Continuo comunque ad insegnare e ad allenare nel tennis e lo faccio al club David Lloyd Malaspina di Milano, uno dei più moderni della città.
Hai qualche consiglio da dare agli aspiranti giornalisti di tennis?
Non credo di essere la persona più indicata. Come detto ci sono arrivato per una serie di coincidenze e non è affatto facile ricavarsi uno spazio in questo momento storico. La carta stampata è in crisi, le tv hanno pochi posti disponibili e lavorando sul web, tranne rari casi, farlo diventare un lavoro vero e proprio è complicato. Io ho sempre avuto questa passione e predisposizione, ma da giovane non ci ho creduto come avrei potuto-dovuto. Il consiglio (per chi è disposto a rischiare il precariato), può essere quello di provarci fino in fondo e di studiare, anche perché nel prossimo futuro lo streaming potrebbe aprire nuove interessanti possibilità. Di commentatori-giornalisti competenti e appassionati non ce ne sono mai abbastanza, soprattutto nel nostro Paese a forte impronta calcistica.
Il 2019 sulla carta dovrebbe essere l’ennesimo anno di Novak Djokovic. Pensi che qualcuno sia in grado di contrastarlo?
La storia anche recente del tennis, ci ha insegnato che nei tornei più importanti, Djokovic, Nadal e Federer se stanno bene sono ancora pressoché imbattibili. Soprattutto nel 3 su 5. Difficilmente li rivedremo tutti insieme al top nello stesso momento e questo apre degli spiragli per gli altri. I giovani, Zverev compreso, mi sembrano ancora troppo indietro per puntare agli slam. Per qualità e potenziale credo che solo Thiem e forse un Pouille in stato di grazia possano fare il colpaccio, ma anche loro devono salire di costanza e personalità. Kyrgios quando si deciderà a fare il professionista sarà sempre un nome da spendere. Sarei contento se due forti e molto seri come Anderson e Isner prima o poi vincessero un Major.
Tra i giovani chi ti piace di più e perché?
Per personalità Tsitsipas ha dimostrato di reggere i palcoscenici più importanti e gioca anche un tennis piacevole. De Minaur è un fenomeno di applicazione, grinta e intelligenza, ma i mezzi tecnici non credo gli permetteranno di imporsi al top. Khachanov ha forza fisica e buona presenza sul campo. Pur essendo fortissimi, non amo Zverev e Coric, non mi convincono dalla parte del dritto e credo faranno fatica ad alzare i trofei che contano.
Il tennis maschile italiano sta attraversando un periodo splendido, mentre quello femminile l’esatto contrario: come giustifichi questo trend?
Nel tennis giovanile femminile ci sono pochissime praticanti in Italia. Se si vanno a vedere i tabelloni degli ultimi anni, c’e’ una differenza abissale tra maschi e femminile. È difficile da spiegare, anche perché abbiamo vissuto un’epoca d’oro con tante campionesse, ma la realtà è questa e andrebbe approfondita. Pallavolo, ginnastica artistica, nuoto,atletica e adesso anche il calcio, credo vadano a pescare di più e meglio nel bacino delle ragazzine più dotate e predisposte allo sport agonistico. Ho il timore che il punto più basso si debba ancora vedere nel settore femminile.
Cecchinato ha superato Fognini in classifica chi vedi meglio in questa stagione
Fognini è partito molto male, ma mi auguro sia solo un momento. Ha speso molto nelle ultime due stagioni per risalire e l’ha fatto a suon di risultati. Adesso potrebbe avere altre priorità, vedi la famiglia. Giocare di meno puntando al grande risultato in uno slam, potrebbe non essere una cattiva strategia a questo punto. Non è facile, ma in effetti è l’unica cosa che manca alla splendida carriera di Fognini. Cecchinato continua a sorprendere e a migliorare. A Buenos Aires ha giocato ai livelli del Roland Garros 2018, anche meglio. Sul duro è più competitivo. Se continua su questi standard, non sarà lui a doversi preoccupare di difendere i punti, ma i suoi avversari quando se lo troveranno davanti. In più gioca anche un tennis spettacolare, imprevedibile, diverso da tutti gli altri.
Regole NextGen: quali preferisci e quali no?
Assolutamente contrario al “no ad” perché snaturerebbe troppo il gioco. Ridicolo il “no let” perché non cambia un granché ne’ nel tempo di gioco, ne’ nelle dinamiche e non potrà mai essere omogeneo da un torneo all’altro. Lo “shot clock” sto imparando a digerirlo. Il coaching al cambio campo non mi piace a livello filosofico. Il tennista è solo sul campo e i problemi se li deve risolvere da solo. Ci sono molti errori dei giudici di linea, sostituirli con la tecnologia potrebbe essere una soluzione. Ho delle remore perché sono un tradizionalista, ma è più importante la regolarità e credibilità del risultato. Certi errori al giorno d’oggi non si possono più accettare. Sul pubblico che è libero di alzarsi e fare rumore durante il gioco non scherziamo, il tennis è una cosa seria, non siamo mica in uno stadio di calcio qualunque.