Esattamente un anno fa il mondo del tennis veniva scosso da un terremoto di proporzioni apocalittiche; Roger Federer, infatti, in seguito alla dolorosa sconfitta contro Milos Raonic nella semifinale di Wimbledon, aveva annunciato la sua intenzione di prendere una lunga pausa dall’attività agonistica per permettere al proprio corpo di ritrovare energie e vigore e alla sua mente le giuste motivazioni. Questa decisione aveva scatenato un dibattito su scala mondiale, facendo emergere le più disparate opinioni, sia di chi vedeva in questa pausa l’anticamera del ritiro del magnifico campione elvetico, sia di chi, invece, si augurava un ritorno ad un buon livello di Federer, in modo da non lasciare come ultimo atto di una gloriosa carriera quella triste sconfitta nel suo “giardino” preferito.
Tuttavia, anche il più ottimista dei tifosi del fuoriclasse svizzero non si sarebbe mai aspettato un ritorno trionfale come quello che è stato in grado di inscenare Roger Federer in questa stagione; Australian Open, Indian Wells, Miami, Halle e Wimbledon, un rullino di marcia impressionante, inframezzato solamente dalla saggia scelta di non giocare la stagione sulla terra battuta. In questo 2017 Federer ha mostrato un livello di gioco incredibile e, nonostante i 35 anni, ancora in evoluzione, oltre ad una forma fisica invidiabile, che lo hanno portato ad alzare per l’ottava volta la coppa di Wimbledon, il diciannovesimo slam della carriera.
Ed è proprio dopo questo successo che Tim Henman ammette: “Per me è il migliore di tutti i tempi, anche se mi rendo conto di quanto sia difficile confrontare giocatori di generazioni così differenti. Pensi a Rod Laver che è stato in grado di vincere i quattro Slam nello stesso anno solare per ben due volte, un’impresa incredibile considerato che, dopo essere diventato professionista, non ha giocato questo tipo di tornei per ben sette anni. Quanti altri ne avrebbe potuti vincere?”. Per non parlare di Sampras, il tennista britannico, infatti, dice: “E poi, pensandoci, allora venivano giocati tutti e quattro gli Slam su erba. Quindi, se Pete Sampras avesse giocato anche solo tre di quattro Major sull’erba, ne avrebbe conquistati decisamente di più. Ma, ora, fermandoci ai soli numeri, Federer ha vinto 19 Grand Slam, più di qualsiasi altro giocatore, per cui la mia scelta non può che ricadere su di lui”.
Tim Henman è solo l’ultimo dei grandi tennisti del passato che hanno provato a risolvere il dilemma del GOAT (greatest of all time); in tanti, infatti, si sono espressi su questa questione in cui sacro e profano, serio e faceto si mescolano indistinguibilmente, perennemente in bilico tra l’analisi scientifica e la chiacchiera da bar. Inutile dire che la maggior parte di chi si è cimentato in questa speciale prova abbia indicato come favorito proprio Federer, non solo per una questione astrattamente numerica, ma anche per un senso dell’estetica e della bellezza che solo lo svizzero sembra in grado di comunicare. Quanto questo dibattito possa essere fecondo e attendibile è, francamente, arduo da pronosticare, ma probabilmente è questa ambiguità a renderlo sempre attuale e stimolante.
Pierluigi Serra