Noi amanti della racchetta la chiamiamo “passione”, mia moglie la definisce “ossessione” visto che ogni momento libero è dedicato al tennis.
La mia “ossessione” mi ha portato a trascorrere un caldo pomeriggio domenicale con Melania Delai, che si trova per alcuni giorni al Tennis Club Gaiba, piccolo paese in provincia di Rovigo, una bellissima realtà di giovani ragazzi che coltivano un sogno di campi in erba.
Sì, avete capito bene, se volete giocare su erba vera, e non sintetica, potete andare a Gaibledon e giocare su campi ben curati e non dover per forza prenotare un’ora ad Halle. Ho visitato dal vivo questa realtà solo ieri, ma devo dire che l’entusiasmo dei ragazzi e la qualità del servizio che offrono è eccezionale, consiglio davvero a tutti di farci un salto.
Ma torniamo al motivo della mia visita, qualche mese fa avevo intervistato Melania e ne era nata un’amicizia virtuale fino a ieri quando mi ha invitato a trascorrere un pomeriggio con lei.
Arrivo nel primo pomeriggio, la trovo ad un tavolo con il suo coach Alessandro Bertoldero, hanno appena finito di pranzare, così non le sto troppo addosso e mi guardo un doppio “rustico” su un campo laterale, ma poco dopo mi trovo a tavolo con lei e la madre a chiaccherare di vacanze e prossimi progetti.
La prima cosa che mi colpisce dal vivo sono gli occhi, un azzurro intenso vivo come i suoi bellissimi 16 anni, e che traspirano sincerità.
Parliamo del più e del meno, ha appena disputato un torneo a Padova, dove in singolare ha vinto un primo turno mettendo in mostra un bel tennis, ma nel secondo è uscita sconfitta da una giocatrice più navigata. In doppio ha perso al secondo turno assieme a Lisa Pigato, eliminate dalle teste di serie numero uno del torneo.
Melania è qui per preparare Wimbledon junior, lo scorso anno fece una preparazione perfetta ma si fece male poco prima del torneo, alle 15 disputa un match esibizione con Romana Tabak, tennista slovacca che ora si diletta più come modella che come tennista.
Il pubblico si diverte, Melania a colpo d’occhio non mi sembra una molto da esibizione, punta a vincere i punti poi si rilassa e concede qualche colpo spettacolo, il match dura un’ora ed entrambe mettono a segno un gradevole spettacolo.
Tra un cambio campo e l’altro c’è anche lo spazio per qualche siparietto, si vede che qua è di casa e resta volentieri al gioco intrattenendo il numeroso pubblico accorso nonostante la temperatura.
Finita l’esibizione si fa sul serio, ci spostiamo di qualche metro e coach Bertoldero inizia il lavoro vero, obbiettivo principale rimanere bassi e colpire d’anticipo, qualche palla sul diritto variando le aperture, poi sul rovescio il coach non accetta scuse se l’esercizio è fatto bene si devono vedere i segni del gesso sulle ginocchia!
E’ molto interessante veder come si lavora a certi livelli, la cura dei dettagli sulle aperture, sulla ricerca della palla, tasto su cui fa più pressione Alessandro; Monica (la madre di Melania) mi conferma la mia impressione, il coach è un perfezionista e non molla fino a quando non vede il risultato.
Tra un pausa e l’altra Monica mi racconta un po’ l’organizzazione che c’è dietro a questo sport, sembra tutto così facile visto dall’esterno, ma quando si cerca di emergere c’è un sacco di lavoro anche fuori dal campo, tra ricerca e gestione degli sponsor ed eventi collegati.
Melania ha un gioco aggressivo, è votata all’attacco, lo si vede anche solo dalle fasi di palleggio, vi assicuro che la palla viaggia parecchio nonostante abbia solo 16 anni. Si procede con qualche altro esercizio di volee e schiaffi al volo cercando sempre di essere aggressivi, da fuori mi sembra che il rovescio sia il suo colpo più incisivo, lo attacca davvero bene e la faccia compiaciuta del coach ne è la prova.
Siamo quasi alla fine, si lavora sul servizio, 5 consecutivi sulla “T” da entrambi i lati e Alessandro sembra un geometra dalla precisione richiesta sulla zona da colpire e dopo qualche piccola discussione finisce l’allenamento.
Mentre ci si rilassa all’ombra e chiedo a Melania se vuol venire il prossimo anno a preparare Parigi nel mio circolo (magari), mi chiede se mi va di scambiare due colpi, inutile dirvi che speravo che andasse a finire così tanto che avevo la borsa con me.
Inizio a palleggiare con il coach e Melania mente spudoratamente dicendo che mi vede bene, poi scambio due palline anche con lei, vi dirò che è stata davvero una bella emozione anche se lei ci è andata mostruosamente piano visto il mio livello, resta comunque chiaro che qualunque risultato positivo a Londra sarà frutto di quelle palline scambiate con il sottoscritto.
Ero molto curioso di incontrare Melania di persona, virtualmente mi era sembrata molto disponibile e dal vivo la mia opinione è stata rafforzata, non l’ho volutamente stressata di domande perché lei era lì per lavorare, ma l’ho osservata molto attentamente ed ho visto una ragazza molto solare, sorridente e disponibile con tutti e vi assicuro che non è così scontato quando si inizia a calcare palcoscenici importanti.
Sul braccio Melania ha un tatuaggio: “Be your own hero” (sii il tuo eroe), una frase importante, ma che a 16 anni ti fa capire la determinazione e il piglio che ha questa ragazza.
Per un “ossessionato” come me è stata un’esperienza fantastica, poter parlare di incordatura, cambio di racchette durante un match, gioco e tanti altri retroscena è stata una “goduria”. A nome mio e di Tennis Circus ringrazio nuovamente coach Alessandro Bertoldero, Melania e sua madre Monica per avermi concesso questa bellissima opportunità sperando si possa ripetere il prima possibile, augurandole ovviamente che l’erba di Londra sia ricca di ottimi risultati.