Abbiamo incontrato il Dott. Luca Del Federico, manager e consulente sportivo, nonché Direttore di alcuni Challenger ATP. Facciamo con lui un primo bilancio della riforma del tennis professionistico, in questi primi due mesi, con l’entrata in vigore dell’ITF Transition Tour.
Dott. Del Federico, quali sono gli effetti di questa riforma?
È opportuno lasciare da parte, per semplicità espositiva, la riforma ITF/WTA, altrimenti ci perdiamo in una situazione già di per sé complessa. Limitandoci all’analisi della riforma ITF/ATP, parto dalla premessa che nessuno ama i cambiamenti nella vita sia che riguardino il proprio lavoro, le proprie abitudini oppure, come in questo caso, il mondo del tennis. La federazione internazionale aveva giustificato la riforma con la necessità di consentire una riduzione dei costi per gli organizzatori e maggiori possibilità di recuperare le spese e/o di guadagni dei giocatori professionisti. Ad oggi, i primi bilanci provvisori delle due parti interessate (organizzatori e giocatori) vanno, tuttavia, in direzione diametralmente opposta.
Cosa vuol dire?
È presto per analisi tecniche precise, però vediamo una massa importante di giocatori che nel 2018 partecipavano regolarmente a tornei ITF ed anche a Challenger ATP ed oggi non hanno la minima possibilità di entrare in qualunque Futures transition tour di 15.000 $! Mi ha chiamato, sconsolato, il papà di un ragazzo che aveva preso un punto ATP nel 2018 convertito in 12 punti ITF. Nel 2018 il ragazzo aveva la possibilità di giocare in tutti i tornei ITF e poteva iscriversi alle “quali” di un Challenger, oggi non rientra neppure lontanamente nelle qualificazioni di un 15.000 $ (lasciamo perdere un 25.000 $ dove i meccanismi sono ancora più difficili per entrare).
Però chi riesce ad entrare nel circuito ITF ed ATP Challenger almeno guadagna di più?
Non scherziamo. Il prize money in un qualunque torneo ITF (anche 25.000$) senza ospitalità non ti consente neanche di recuperare le spese di viaggio, vitto ed alloggio, a meno che si vinca o si arrivi in finale. Nei Challenger ATP, di fronte ad un modesto incremento del prize money del torneo, sono aumentati da 32 a 48 i giocatori tra i quali dividere lo stesso. È vero, però, che si è aggiunta per tutti (i 48) l’ospitalità. Conti alla mano non si guadagna di più, anzi.
Pertanto, secondo lei, cosa accadrà?
Andranno a diminuire drasticamente i giocatori che partecipano al circuito internazionale ITF/ATP con una fase di recessione economica e sportiva nel mondo del tennis. Pensi ad un ragazzo che ha il sogno di fare l’ingegnere e nessuna università al mondo lo prende. Beh, è un po’ dura. Tutto quello che ruota economicamente intorno al mondo del tennis professionistico ne soffrirà enormemente.
Per gli organizzatori dei tornei ITF e ATP Challenger cosa cambia?
Per gli organizzatori (in special modo di un Challenger ATP) i costi aumentano (non diminuiscono certo) e su eventi, come questi, minori del mondo del tennis dove hai difficoltà a trovare sponsor privati ed istituzioni pubbliche che ti supportano nella gestione dello stesso diventa tutto ancora più difficile. Analizzando, si può riscontrare l’aumento del montepremi (limitato per i giocatori ma comunque impegnativo per l’organizzazione), la nuova figura del referee con un costo non da poco (per fare poi cosa?), l’ospitalità per tutti, l’aumento del numero degli arbitri di sedia con le relative indennità ed altro ancora. Nell’organizzazione di un Challenger i costi stanno aumentando del 15-18% e non è poco. Molti organizzatori hanno abbandonato il circuito ATP/ITF o stanno pensando di farlo.
Opportunità per i giocatori ancora non professionisti con l’attuale sistema?
Ogni giocatore di tennis (ragazzo o adulto) vive con un sogno ed un unico obiettivo: conquistare punti per salire nella classifica mondiale. Da quest’anno, però il sogno diventa veramente irraggiungibile. Ricordiamo che la riforma si proponeva di ridurre drasticamente i Ranking ATP e sostenere il passaggio da Junior a professionista dei migliori under 18 del mondo e diminuire i costi sia per i giocatori sia per gli organizzatori dei tornei. Ma ciò non sta avvenendo. Il meccanismo per aiutare i giovani promettenti di una federazione nazionale già esisteva ed era la prassi di attribuire le wild card in un Futures o ATP Challenger ai migliori giocatori giovani emergenti. Pensiamo all’Italia, giocatori come Musetti o Zeppieri (tanto per fare due nomi che di recente hanno avuto risultati molto importanti) non hanno bisogno certo della riforma ITF per accedere ai tornei di questa tipologia. Giustamente la federazione italiana li supporta attribuendo le wild card nei tornei come già avveniva prima. Ma per tutti gli altri? Le chance di partecipare scompaiono. Un movimento sportivo per avere risultati non può mai affidarsi a pochi eletti ma deve promuovere una massa di giovani giocatori dai quali fare uscire il talento che non ti aspetti. Quanti sono gli under 18 che hanno vinto tanto a livello giovanile e, poi, sono scomparsi (!) ovvero, al contrario, giocatori normalissimi durante il periodo Junior e poi con importanti risultati da giocatore maturo oltre i 23-25 anni.
Ma perché ci dice che il sogno per un giovane tennista diventa veramente irraggiungibile?
In teoria, la riforma dell’ITF, se vediamo il video di presentazione, sembra decisamente bella ed interessante e ci aspettiamo che favorisca gli Junior emergenti. Ma non è così. Gli Junior ed i giovani emergenti sono (ed erano) aiutati dalla federazione nazionali, ma a rimetterci sono le migliaia di giocatori che non rientrano più nelle qualificazioni di alcun torneo internazionale. Fino al 2018 gli stessi potevano accedere alle qualificazioni (da 32, 48 o 64 posti) di un ITF $15.000 o $25.000. Un giocatore con due-tre punti ATP era nel main draw di un Futures e poteva partecipare alle qualificazioni di un Challenger prendendo da tre punti in su. Oggi in un ITF $15.000 i 5 posti riservati agli under 18 fanno sì che, considerando anche le wild card, qualificati e special exempt, i posti in tabellone principale per i tennisti ammessi “per classifica” Transition Tour siano circa 14. Le qualificazioni si sono ridotte poi a soli 24 giocatori. I risultati sono che nessun giocatore entra più nei tornei. Si può vedere nelle entry list file di “alternates” chilometriche. I Challenger ATP poi si possono dimenticare. Le qualificazioni sono riservate a 3 giocatori per classifica Transition Tour più una wild card, mentre nei tabelloni principali ci sono 4 posti sempre per classifica Transition Tour: 7 posti in totale. Considerando che in una settimana nel mondo ci sono mediamente quattro Challenger, sono appena 28 i giocatori che possono prenderne parte tra qualificazioni e tabelloni principali. Si crea così l’enorme problema che migliaia di giocatori che la scorsa stagione disputavano stabilmente i tabelloni principali degli ITF, collezionando piano piano punti ATP utili ad alimentare il sogno di raggiungere il tennis di vertice, oggi sono “alternates” con nessuna speranza di accedere alle qualificazioni degli stessi ITF. Per non parlare di chi è reduce da infortuni che gli hanno impedito di frequentare il circuito nel 2018: se oggi hai zero punti Transition Tour, è per lui quasi impossibile cominciare la scalata a livello internazionale.
Prospettive e soluzioni?
Nel breve, con intento lodevole, molti organizzatori di tornei hanno istituito le prequalificazioni, sia per Futures che per Challenger, per allargare la partecipazione ai tantissimi giocatori che altrimenti sarebbero costretti a ridurre la propria attività a quella nazionale. Però, questa, a mio giudizio, è una soluzione “tampone”; è necessario, quindi, un intervento immediato dell’ITF e dell’ATP. Ritengo che, senza indugio, si debbano ripristinare le qualificazioni con almeno 32-48 giocatori nei Futures e per i Challenger ATP portare le “quali” dagli attuali 4 ad almeno 16 giocatori con posti riservati esclusivamente a quelli con ranking ITF ed aumentare le wild card da una a tre. Altra necessità, se si vuole mantenere il doppio ranking ATP (fascia A) ed ITF (fascia B), è quella di consentire già con la vittoria di un turno di qualificazioni di prendere uno o più punti ITF. A mio giudizio, l’errore però è a monte: si doveva allargare la base dei giocatori con ranking ATP e non drasticamente ridurla. In un mondo globalizzato e socialmente integrato si dovrebbe consentire a quanti più giocatori (in particolare Next Gen) l’opportunità di sognare e tentare di riuscire a giocare in tornei ben più importanti. In questo modo le belle fiabe del tennis che anche di recente abbiamo visto saranno impossibili con l’attuale sistema. Storie avvincenti e che fanno bene al tennis, come quelle di Marcus Willis (The Miracle Man) che nel 2016 arrivò da 800 al mondo al secondo turno di Wimbledon perdendo con Federer saranno solo un ricordo. Tutto il movimento tennistico mondiale perderà qualcosa con questa riforma. Temo, però, che la federazione internazionale sia restia ad ammettere l’errore e procederà molto lentamente nelle modifiche necessarie. Il 2019 sarà un vero calvario per tutti i tennisti fuori dal ranking ATP.