Un commovente Andy Murray ha annunciato in lacrime la decisione di mettere la parola fine alla carriera da professionista. Durante la conferenza stampa che si è tenuta nella notte italiana a Malbourne, lo scozzese è scoppiato in lacrime dopo la prima domanda che gli è stata posta: “Come ti senti, e come procede il recupero dalla lesione all’anca?” Murray, si ricorda, ha giocato qualche giorno fa un match di allenamento contro Novak Djokovic, non avendo, tuttavia, delle buone sensazioni. “Sì, non è eccezionale“, ha risposto l’ex numero uno del ranking, con voce tremolante. Il tempo di ricomporsi ed ecco che tutti i sospetti già sollevati tempo fa dalla madre del giocatore, Judy Murray, sono venuti tristemente a galla. Andy in buona sostanza non è più riuscito a riprendersi completamente dal problema all’anca. A tal riguardo ha affermato: “Il dolore non mi permette di giocare, sia che si tratti di un match serio sia nel caso di una sessione di allenamento. Wimbledon è il luogo in cui mi piacerebbe smettere di giocare, ma non sono certo di essere in grado di farlo“. Murray ha dichiarato che la decisione di porre fine alla propria carriera sia stata maturata nel corso del periodo di off season, “avevo parlato al mio team e gli avevo detto che non posso continuare ad andare aventi così. Non mi sento bene, ho lottato per molto tempo, non sono sicuro di poter sopportare il dolore per altri quattro o cinque mesi.”
Con il successo su Novak Djokovic, conseguito in occasione della finale di Wimbledon del 2013, Andy Murray era divenuto il primo suddito di sua maestà, 77 anni dopo il celebre Fred Perry. Titolo poi conquistato nuovamente nel 2016. Ma non solo. A questi due titoli aveva aggiunto due medaglie d’oro olimpiche, la prima raggiunta in singolare, proprio a Londra nel 2012. E poi a Rio, nel 2016. Anno in cui, con una incredibile rimonta di oltre 8000 punti, aveva sorpassato Novak Djokovic, diventanto il numero uno del ranking ATP. Per lui c’era stato anche il successo agli Us Open, nell’edizione del 2012, a seguito della collaborazione fruttuosa con Ivan Lendl (autore e artefice anche di altri successi dello scozzese). Infine, va ricordata la collaborazione con Amelie Mauresmo e la sua strenua battaglia in favore del tennis femminile. Di certo ha rappresentato un esempio all’interno del mondo tennistico e un eroe sportivo per la Gran Bretagna, a cui, in coppia con il fratello, aveva regalato la Coppa Davis del 2015. Per il circuito professionistico e per lo sport in generale si tratta di una grande perdita.