Au revoir Yannick

Al termine della finale di Coppa Davis persa contro la Croazia, Yannick Noah ha partecipato alla conferenza stampa insieme ai suoi giocatori, dove ha ufficializzato il ritiro dal ruolo di capitano della nazionale transalpina di tennis.

Fin da quando è stata resa nota l’intenzione di porre in essere dei profondi cambiamenti al regolamento della Coppa Davis, l’ex tennista transalpino si è opposto in maniera convinta, considerando le modifiche come uno stravolgimento eccessivo della formula originaria, concepite prevalentemente in nome dell’interesse economico. Da qui la decisione di ritirarsi dal ruolo di capitano della nazionale transalpina al termine della stagione. Sebbene formalmente abbia addotto motivazioni diverse, la sostanza del suo allontanamento va interpretata come un atto di denuncia e di non accettazione del nuovo sistema su cui si fonderà la storica competizione. Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta dopo la finale persa contro la Croazia, Noah ha rilasciato una serie di dichiarazioni, ammantate spesso da uno strato di malinconia, riguardanti inizialmente il ruolo che ha ricoperto all’interno della federazione tennistica francese: “Sono stato il capitano, ma non mi sono mai sentito tale. Sono stato più un fratello maggiore, poi sono stato come una vecchia zia. In tempi recenti invece, sono stato più simile ad un padre. Oggi ho finito con il tennis agonistico. Mi dedicherò all’associazione di cui sono titolare, la Fête le Mur, che opera per promuovere il tennis nelle zone periferiche. Ho fatto dei sogni riguardo il mio futuro e spero di realizzarli prima che sia troppo tardi. Questa è la mia ultima conferenza stampa. Riprenderò la mia vita in mano“. Il tono delle parole di Noah si è tuttavia trasformato quando è entrato nel merito delle novità che verranno apportate alla Coppa Davis, non risparmiando attacchi nei confronti di coloro che sono stati gli artefici della riforma: “Spero davvero che non la chiameranno Coppa Davis, perché non lo è. Giocare due set non è Coppa Davis. Giocare in campo neutro non è Coppa Davis. Quando le persone la chiamano in questo modo, stanno mentendo, io dico loro che sono dei bugiardi. Come ho fatto l’altra sera a cena con il presidente Giudicelli, quando gli ho detto che ero disgustato e triste. Gliel’ho detto in faccia perché è la verità, sono i miei sentimenti. Non voglio che tutti debbano pensarla allo stesso modo, ma questo è quello che sento. La Davis mi ha dato tanto come giocatore, spettatore e tifoso”. L’ex capitano, infine, ha parlato di altre tematiche, riferibili principalmente ai cambiamenti che sta subendo la società odierna in relazione al progresso tecnologico: “Un tempo tutto quello che dovevo fare per prepararmi ad una partita era chiedere alla reception dell’hotel di spegnere la Tv. Oggi quando si pranza con i figli o i nipoti, loro sono al cellulare. Tutto va così veloce, è un modo diverso di comunicare e mi ci è voluto un po’ per abituarmi. Ho scoperto Istagram circa tre mesi fa, ma sono solo un vecchietto che cerca di connettersi col modo nuovo. L’unica cosa che conosco è l’esperienza che vivo oggi“.

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