Dopo la partenza di zio Toni, Carlos Moyà è diventato il primo comandante della flotta capitanata da Rafael Nadal. Il coach spagnolo, anche lui maiorchino, conosce Rafa da quando era piccolo e in pochi avrebbero saputo guidarlo in un momento come quello odierno, nel quale il nativo di Manacor sembra imbevuto di nuova giovinezza. Dopo un inizio d’anno complicato, a causa di un infortunio al muscolo psoas, Nadal ha dovuto rallentare, rispetto agli standards conosciuti, il consueto ritmo, per raggiungere la giusta velocità di crociera e superare i nuovi rivali sull’amata terra battuta. Carlos, contattato da El Confidencial, accetta di accomodarsi nel salotto del famoso quotidiano nazionale, per parlare del suo allievo.
“Il ritorno di Rafael è stato impressionante. Ha affrontato i migliori giocatori attuali sulla terra battuta e non solo è stato in grado di batterli, ma di riuscirci con autorità”. Carlos inizia ad esporre così il ritorno di Nadal, avvenuto dopo quasi tre mesi di assenza dal circuito. L’allenatore afferma di scoprire sempre cose nuove sul suo assistito, soprattutto riguardo la continua voglia di evolversi, pur essendo ad un passo dai 32 anni. “In allenamento gli ho visto toccare un livello molto alto; ma una cosa è allenarsi, un’altra affrontare le partite e gli avversari quando hai giocato così poco recentemente. Sono consapevole che ogni volta che rientra, dopo un lungo stop, gli mancano gare e ore di allenamento sulle gambe per potersi esprimere ad un buon livello. La sua qualità maggiore è la capacità di adattarsi velocemente” -spiega Moyà. Come stiamo vedendo con Djokovic, quando si patisce un infortunio la mente gioca un ruolo importante, in quanto è difficile fidarsi nuovamente al 100% del proprio corpo. “Rafa ha perso molti tornei senza essere in grado portarli al termine: il ginocchio, il muscolo psoas e le varie ricadute, hanno influito sulla perdita di fiducia nelle proprie capacità fisiche. Monte Carlo ha offerto un buon impulso non solo a livello di tennis, ma anche mentalmente. Per lui è stato importante vedersi e sentirsi bene, con il corpo che ha risposto nella maniera giusta agli stimoli” -spiega Carlos- “e questo ci fa ben sperare per i prossimi appuntamenti da onorare sulla terra rossa”. Moyà ha affermato che una volta Nadal aveva un calendario molto fitto di incontri, perché aveva bisogno di ritmo per competere al meglio nelle partite importanti. Alvaro Rama, giornalista di El Confidencial, gli chiede se il non aver giocato così tanto in questo inizio di stagione possa rivelarsi un bene per Rafa, dati gli obiettivi prefissati dal campione iberico, ovvero completare l’intero tour sul clay, nel tentativo di vincerne tutti i tornei, impresa che, per il momento, non è ancora riuscito ad ottenere. “Rafa ha sempre avuto dubbi su come sarebbe potuto arrivare a Monte Carlo, senza quasi aver gareggiato prima. Io ho cercato e cerco tuttora di convincerlo che per essere al top della forma non ha più necessità di disputare tantissime partite” -precisa l’allenatore. “Sono più importanti la qualità degli allenamenti e i riposi programmati, anche perché l’aver giocato meno lo rende più motivato. Quest’anno, infatti, lo vedo molto fresco, determinato e concentrato fin dai primi match”. Carlos afferma con certezza che Nadal raggiungerà la vetta del Roland Garros. “Se il torneo iniziasse la prossima settimana, sarebbe perfetto per noi” -afferma. Tale è la fiducia nel suo giocatore, che lo vede addirittura migliorato rispetto al 2017, dove ha raggiunto quota 4.680 punti. “L’idea è ora di mantenere la posizione numero 1; a Roma ha margine da aggiungere e se supera i quarti vedo assolutamente realizzabile il mantenimento del primato, specialmente se seguita a giocare in questo modo. Tutti sappiamo che se dovesse continuare a mantenere il ritmo, il numero uno è la conseguenza naturale del livello espresso ” -dichiara con fermezza Moyà.
Il successo di Nadal a Monte Carlo è qualcosa che rimarrà impresso per sempre? -chiede il giornalista- “Queste sono cifre che sono già storia e continueranno ad esserlo anche tra cent’anni, sarà molto difficile che si ripetano. Ora proviamo a goderci tutto questo; se prosegue a giocare con questo impegno e questa motivazione, Rafa può restare nel circuito per molto più tempo di quanto la gente non creda. Penso che Nadal potrebbe giocare fino a quando vuole, se si prende cura di se stesso, riposa e continua ad allenarsi seguendo questa programmazione. Sarà lui a scegliere quando smettere di giocare” -assicura Moyà. Nello spiegare cosa è accaduto dopo il match contro Dimitrov, quando Rafa gli ha scritto un messaggio al cellulare subito dopo aver finito di giocare, Carlos precisa: “ho notato che Rafael era un po’ strano durante la partita e ho avuto il dubbio che ci fosse ancora una volta l’ombra di un problema fisico o che il muscolo psoas fosse tornato a dar fastidio. Gli ho chiesto di mandarmi un messaggio e quando l’ho letto e ho visto che non c’era nessun problema, mi sono sentito sollevato. Lo scorso anno è capitato più volte di scambiare messaggi a gara conclusa. 10-15 minuti per carpire i sentimenti e le sensazioni avute dalla partita, niente di più. Questo è Rafa: chiede sempre la mia opinione e questo dà l’idea della sua auto-disciplina. A volte vorrei che fosse meno duro con se stesso, ma lui è molto perfezionista ed è ciò che lo ha portato ad essere quello che è” -chiosa il coach del numero uno del mondo che, nel parlare di lui, sembra aver trovato una seconda giovinezza anche per se stesso.
http://www.tenniscircus.com/news/carlos-moya-rafa-in-campo-a-40-anni-non-mi-stupirei/
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Se si parla del prossimo futuro di Nadal ci sono solo due possibili scenari, a mio avviso: 1) ci può essere un crollo mentale e/o fisico che lo costringera al ritiro 2) saprà gestire e tenere sotto controllo i suoi malanni e continuare ad essere competitivo per i prossimi 4 o 5 anni. Nel secondo caso è molto probabile che riuscirà a superare Federer nel numero degli slam, seppur tenendo conto della inevitabile crescita dei giovani e delle sue difficoltà negli ultimi tempi ad imporsi negli slam sul veloce. Di sicuro non è il tipo che perderà gradualmente motivazione e convinzione nei suoi mezzi. L’imperativo della vittoria rimarrà sempre in cima ai suoi pensieri, questa è la sua più grande forza.
Assolutamente; io lo vedo competitivo sul rosso per almeno altri 3 anni, sul veloce molto meno. Fatto sta che se i giovani non riescono ad imporsi ad alti livelli, anche sul cemento potrebbe vincere altro.