Gunter Bresnik, l’allenatore di Dominic Thiem, riflettendo sulla partita giocata dal proprio assistito domenica scorsa sul Philippe Chatrier, ritiene che il giovane non abbia giocato così tanto male contro il numero uno del mondo Rafael Nadal, ma che semplicemente avrebbe dovuto fare qualcosa di più per mettere in difficoltà lo spagnolo. Il trentaduenne di Manacor ha inflitto un sonoro 64, 63, 62 al più giovane contendente, punteggio molto più severo di quanto il campo non reciti, dato che moltissimi games si sono conclusi ai vantaggi e hanno superato i 6 minuti di gioco. Il nativo di Wiener Neustadt ha avuto la possibilità di diventare il primo giocatore a battere Nadal in finale sulla terra rossa parigina, ma come accaduto in precedenza ad altri nomi illustri rispondenti a quelli di Federer, Soederling, Djokovic, Ferrer e Wawrinka, l’impresa è sfumata per via dell’ineccepibile superiorità dell’iberico in un contesto argilloso come quello francese. Thiem ha anche perso diversi punti nei quali sembrava che potesse farcela a prevalere; ma la resistenza tecnico-mentale di Nadal si è fatta indubbiamente sentire nei momenti clou, consentendogli di combattere duramente e di incassare anche quei quindici che sembravano persi. Inossidabile sulla diagonale di rovescio e molto concreto in risposta e in recupero, il Toro di Maiorca non ha mai dato la minima sensazione, al pubblico e al suo avversario, che potesse perdere la partita e l’austriaco conseguentemente, trovandosi costretto a forzare, ha commesso molti errori.
Nonostante ciò, Dominic resta l’unico tennista ad aver battuto Rafa sulla terra battuta quest’anno e lo scorso, ma ad onor del vero ciò è avvenuto sempre in occasione dei quarti di finale e in partite al meglio dei tre set: la prima volta a Roma, la seconda a Madrid, con una situazione completamente diversa. Nel primo caso Nadal proveniva da tre tornei consecutivi vinti sul clay e in Italia era arrivato scarico e un tantino rilassato; nel secondo aveva trovato un avversario in formissima e molto più a suo agio di lui sulla terra madrilena, situata ad un’altura maggiore e quindi favorevole ai rimbalzi meno alti che facilitano l’esecuzione dei colpi aggressivi, rispetto a quelli di puro contrattacco. Al Roland Garros, 3/5, è molto più complesso battere il maiorchino, perché concentrazione e resistenza devono mantenersi costanti e soprattutto il feeling che Nadal sente con quel campo lo tramuta in un giocatore pressoché imbattibile, al meglio della condizione. Bresnik però avrebbe una soluzione per contrastare l’egemonia dell’undici-volte campione dei French Open, abbastanza rischiosa ma secondo lui l’unica percorribile, per non dover fare a botte col muro da fondo campo che l’iberico erge ogni volta che gioca: “Dominic non ha giocato poi così male, tutt’altro. Ha messo a segno più vincenti di Rafa (34/26), ma al contempo ha commesso molti più unforced (Thiem era già a quota 5 errori gratuiti contro 0, dopo appena i primi due giochi del primo set). Contro Nadal non te lo puoi permettere, quindi bisogna aumentare il numero di vincenti e diminuire quello degli errori“.
Insomma, per usare le parole di zio Toni Nadal, il gioco spregiudicato delle nuove generazioni contro la strategia delle vecchie. Infatti la storia recita che Rafa a 24 anni era già a quota nove slam, mentre il povero Dominic resta ancora a pancia vuota. Chi vivrà, vedrà.