Il reality delle scommesse

Oggi, primo giorno dell’Australian Open 2016, l’attenzione degli appassionati di tennis è tutta concentrata sulle rivelazioni che BBC 4 e BuzzFeed stanno facendo sul “caso scommesse” nel tennis.
L’articolo pubblicato a firma di Heide Blake e Johm Templon è molto complesso, ricco di dettagli e di annunci roboanti, corredato da altrettanto ricchi rimandi all’algoritmo che avrebbe acceso le luci sul problema scommesse nel mondo della racchetta (da cui “racket”).

Domani sera, come già annunciato dal sito FIT e poi da altre testate quali Repubblica.it, BBC 4 tornerà sulla questione. Sarà opportuno per gli interessati stare a sentire quanto si dirà in quella sede. Chi scrive da questa tribuna sostiene che il garantismo non deve essere un esercizio di stile e retorica, bensì una pratica di pensiero concreto. In soldoni, finché non avremo delle sentenze in mano, dei nomi che siano oggettivamente responsabili di combines tali da far perdere di credibilità al nostro sport, è bene essere cauti. Molto cauti.

L’inchiesta di BuzzFeed News e BBC

Martin Vassallo Arguello

La questione che stiamo toccando è molto seria, le ferite aperte nel tennis anche italiano lo confermano: l’inchiesta che vede coinvolti a Cremona Daniele Bracciali e Potito Starace lo conferma, così come il medesimo procedimento della giustizia sportiva di cui ci siamo occupati più volte qui su TC. Ma è bene chiarire che non solo i due tennisti italiani, oggi nuovamente tirati in ballo da BuzzFeed news, non hanno ricevuto una sentenza definitiva nel procedimento sportivo (anzi, ne abbiamo due nei primi gradi di giudizio di senso completamente opposto) ma neanche giungono notizie di rinvio a giudizio (che non é una condanna, tra l’altro) in sede penale.

E quindi: se le fonti di BuzzFeed, al momento, tirano fuori i nomi di Starace e Bracciali (insieme a quelle dell’argentino Martin Vassallo Arguello) ci pare piuttosto qualcosa di simile ad un reality televisivo, nel quale ad orologeria, di puntata in puntata facciamo fuori i nomi dei concorrenti. Nomi, tra l’altro, decisamente non da scoop, diversamente da quanto affermato a chiare lettere nell’articolo “padre” dell’inchiesta: vincitori di Slam, 16 top 50 atp, ben 8 giocatori in attività impegnati al momento in Australia. Detto così, i titoloni sono più che giustificati, se non fosse che proprio la tempistica dell’annuncio di oggi e la mancanza, in buona sostanza di nomi e affermazioni più circostanziate, impongono la cautela.

Martin Vassallo Arguello

Eppure, facendo gli avvocati del diavolo, non è possibile non fare riferimento alle modalità di conduzione dell’inchiesta che BuzzFeed ha condiviso: un software che gestisce un algoritmo che ha preso in esame 26000 match, puntando l’attenzione (il cartellino rosso, come dicono gli autori) su alcuni match nei quali il giocatore favorito ha ricevuto cospiscue puntate sulla sua sconfitta, match nei quali hanno perso. Una analisi che tocca 7 anni di tennis giocato, al termine della quale vengono fuori i nomi di 15 giocatori in odore di combine, 4 dei quali precisissimi nel perdere questi match. Insomma: sconfitte sorprendenti, al limite dell’assurdo, perché lo stesso BuzzFeed sostiene che, opinione di autorevoli bookmakers alla mano, le possibilità che i giocatori favoriti perdessero quei match erano di 1 su 1000. Insomma: un’analisi dettagliata, si direbbe condotta con tutti i crismi della scientificità.

A completare il tutto, per ora, la ciliegina circa le origini delle scommesse: Russia, Italia settentrionale, Sicilia. Senza citare Edgar Said, un florilegio di luoghi comuni: la mafia russa? la mafia italiana? Nulla più che una indicazione geografica, dalle quale proverebbero (condizionale d’obbligo) gli account dai quali partono le scommesse più cospicue e sospette. Chiunque si occupi seriamente di scommesse sa bene che il rischio di una combine è concreto. Lo sa bene l’ATP che dal 2008 ha messo a lavoro una commissione di esperti di diritto internazionale per redarre un codice etico serio: il TIU, acronimo di Tennis Integrity Unit, ha prodotto un regolamento che individua le responsabilità dei giocatori in questi casi, con l’obiettivo di dissuadere e quindi prevenire il rischio di illeciti. Ma chi segue il tennis sa bene che, specie nei circuiti minori, si gioca per pochi spiccioli a fronte di spese ingenti da sostenere nella speranza di sfondare, di diventare un giocatore di livello. Non è affatto un mistero che solo i giocatori che viaggiano dalla 200esima posizione in poi riescono a pareggiare le spese di gestione. E quindi? L’occasione, o il bisogno, fa l’uomo ladro e offre il fianco a quanti vogliano avvicinare i giocatori per combinare qualche incontro.

A sostegno di questa tesi emerge che dopo la promulgazione (nel 2008) del regolamento ATP \ TIU sono 13 i giocatori sanzionati per aver combinato dei match. E guarda caso, proprio giocatori di bassa classifica. BuzzFeed e BBC su questo però rilanciano: questa volta si tratterebbe di top players, di vincitori di Slam, di giocatori in attività. Insomma, l’annuncio perfetto per tenere alta l’attenzione, proprio come si fa nei reality. Si citano i casi, arci-noti, dei match tra Nikolay Davydenko e Martin Vassallo Arguello: si mostrano 82 messaggi di testo che riguardano altre proposte di combine che giungono dallo “spinoff” occulto al giocatore sud-americano, ovviamente un “suggeritore” italiano. Ma non ci sono (ancora?) i nomi dei top players. Di sicuro però, tempeste di visualizzazioni sulle testate interessate.

A proposito di top players. Oggi Nole Djokovic tira fuori una dichiarazione mica male a seguito del suo esordio vincente nell’Australian Open 2016.Nel 2007 sono stato avvicinato per combinare una partita, ma ho declinato“. Un candore infinito quello del n. 1 del mondo. Forse ci siamo persi qualcosa: ma come, un giocatore in crescita e in predicato di diventare molto forte, viene avvicinato per combinare una partita e non denuncia? Pare di no, ma questo sarebbe anche spiegabile. Un giovane, dal passato sofferente, esule dalla guerra, si affaccia al professionismo e rischia di invischiarsi in una inchiesta, sebbene nelle vesti di denunciante? Ci sta, dunque, che decida di tacere. Ma si dà il caso che costui oggi vesta i panni del n. 1 della classifica, faccia da mattatore assoluto nell’orbe terracqueo, e curiosamente proprio oggi, alla luce dell’inchiesta “Tennis Racket”, ci informa di questo dettaglio del suo passato? Un comportamento sicuramente cristallino in termini di legalità, non certo di etica dello sport. Speriamo che Djokovic abbia ritenuto di dire qualcosa in più al TIU, fornendo dettagli su chi, come e quando abbia provato ad avvicinarlo, e magari che queste informazioni siano poi passate all’unico ente preposto al controllo ed alla punizione, ovvero la magistratura insieme all’ATP. Riteniamo infatti che, sebbene il nuovo regolamento non abbia potere retroattivo rispetto alla data di promulgazione (2009), l’etica non scada, specie per chi riveste il ruolo di leader sul campo e fuori di un movimento sportivo a livello mondiale.

C’è un fattore, quello umano che concorre a determinare il risultato di un match. Non sempre Golia vince. Davide, talvolta, ha la meglio. Le motivazioni possono essere tante, non necessariamente la corruzione. Ma la mole di dati trattata, le modalità di analisi, meritano rispetto e una sincera presa in carico del problema sollevato, da parte di tutti gli attori della questione.
Terremo gli occhi aperti su questa vicenda, che come già anticipato “getta un’ombra” sinistra sul tennis. Un’ombra che potrà essere fugata non solo dall’attività dell’ATP e del suo presidente Chris Kermode, ma da tutti i giocatori che hanno a cuore i sacrifici fatti per giungere là dove sono.

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