Ivan Lendl abbandona Sascha – L’anno nero di Zverev

Continua l’anno nero per Alexander Zverev che viene scaricato da Ivan Lendl, forse a seguito di una critica che il tedesco ha rivolto al ceco davanti ai microfoni qualche giorno fa.

 “In un allenamento che dura circa due ore – ha detto Sasha all’inizio del torneo di Amburgo, sua città natìa – lui sta lì per mezz’ora a raccontarmi delle sue partite a golf e a parlarmi del suo cane”. Sembra che l’otto volte campione slam non l’abbia digerita e ha dichiarato che interromperà la collaborazione con il tedesco di origine russa, con il quale lavorava da quasi un anno: “credo molto il Sacha, che è ancora molto giovane. – ha commentato Ivan sulla sua decisione – Credo che possa diventare un grande giocatore, ma al momento ha alcuni problemi fuori dal campo che rendono problematico lavorare secondo la mia filosofia”. Zverev è in causa legale con il suo ex manager Patricio Apey ed ha avuto alcuni problemi di salute in primavera a causa di un virus intestinale che gli ha fatto perdere molto peso e lo ha costretto a risultati altalenanti per tutta la stagione. Ad oggi, nelle prove Slam ha collezionato solo un quarto di finale a Parigi e un ottavo a Melbourne e no è mai andato oltre ai quarti in tutti e cinque i Master 1000. Come unici risultati positivi si possono contare la vittoria a Ginevra e la finale ad Acapulco, che non possono essere considerati sufficienti per un tennista dal suo potenziale. Non è il primo problema che Sasha ha con un allenatore: un anno fa si è infatti separato da Juan Carlos Ferrero, che aveva criticato nel marzo del 2018 sostenendo che lo spagnolo “era molto irrispettoso con tutta la mia squadra e in quel momento ho deciso di interrompere la relazione”. Critiche alle quali Ferrero aveva risposto “gli ho solo chiesto di essere più puntuale agli allenamenti, che non era un bene che ogni giorno arrivasse con 20 o 30 minuti di ritardo. Un po’ di disciplina lo avrebbe aiutato molto a migliorare il suo tennis”. Sembra che per alcuni tennisti la difficoltà più grande non sia quella di esprimere un alto livello di gioco, del quale sono già dotati “per natura”, ma il riuscire a mettere ordine nelle faccende esterne al campo nelle quali hanno più difficoltà a trovare vincenti. Spesso, come testimonia la storia di questo sport, la differenza tra eterna promessa a campione affermato sta nell’abilità di sapersi muovere anche fuori dal campo, non solo tra le linee di gioco.

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