Lee Duck-hee, quando non sentire la pallina non è un problema

Lee Duck-hee, numero 143 del mondo classe 1998, è un giocatore sudcoreano che, nonostante la sordità in uno sport come il tennis, sta scalando la classifica. Il New York Times gli ha dedicato un articolo.

Il 2017 può essere l’anno della consacrazione: Lee Duck-hee, attuale numero 143 del mondo, è in costante ascesa nonostante un problema che nel mondo del tennis sembrerebbe troppo svantaggiante: la sordità.

PRIMO CASO NELLA STORIA – E’ la prima volta che un giocatore con tale handicap si affaccia a questi livelli nel tennis professionistico e il New York Times ha ben pensato di dedicargli un articolo facendo due chiacchiere con alcuni addetti al lavoro, come il suo compagno di doppio e Joo Hyun-sang, suo allenatore. Nel tennis il solo veder la pallina non è sufficiente, soprattutto per calcolare il tempo in risposta, ma per il sudcoreano non è assolutamente un problema.

UN DEFICIT TROPPO GRANDE SECONDO GLI ALTRI GIOCATORI – In base a degli studi effettuati, una persona reagisce prima a uno stimolo uditivo piuttosto che visivo e anche Roddick in un’intervista a Wimbledon ha dichiarato di capire il colpo dell’avversario in base al suono del rimbalzo della pallina a terra. Andy Murray, numero uno del mondo, si è detto stupito di Lee Duck-hee, incredulo di come possa esprimere un livello di tennis così elevato senza sentire alcun rumore.

UN ESPERIMENTO HA CONFERMATO L’IMPORTANZA DEL SUONO NEL TENNIS – Tobias Burz, ex giocatore sordo e ora direttore tecnico del Comitato Internazionale dello Sport per sordi, in passato ha effettuato una prova contro un giocatore con udito dal ranking più alto del suo. Il primo set è stato senza storie e concluso 6-2, ma nel secondo parziale il suo avversario ha voluto provare a mettersi allo stesso livello di Burz indossando dei tappi per le orecchie e incassando una sonora sconfitta con il punteggio di 6-3.

UNA DURA DIAGNOSI PER I GENITORI – All’età di due anni la diagnosi dei medici era stata impietosa: “Lee Duck-hee è sordo, non sente nulla”. I genitori, presi dallo sconforto, hanno avuto un periodo di smarrimento per questo deficit del loro primo figlio, ma una volta passato, si sono fatti forza iscrivendo il bambino in una scuola di disabili.

LA LUNGA SCALATA VERSO LA “NORMALITÀ” – La forza e la caparbietà dei genitori sono stati determinanti per la crescita di Lee: la mattina il bambino frequentava ragazzi con la sua stessa disabilità, ma nel pomeriggio andava in una scuola normale per essere integrato nella collettività di tutti i giorni. La sua passione per il tennis è nata quando, andando a vedere il cugino, è rimasto innamorato nell’osservare la racchetta e, una volta conosciuto il suo allenatore, ha messo fin da subito in chiaro che non si trattava di un semplice hobby.

IL MONDO PROFESSIONISTICO – La giovane età di Lee Duck-hee e il 143esimo posto in classifica non gli hanno ancora permesso un approccio stabile nei maggiori tornei, ma l’approdo nel mondo Challenger è già significativo. Da oggi Lee scenderà in campo in Cina con lo scopo di cercare una wild-card per i prossimi Australian Open, risultato che sarebbe già storico, ma che con l’età e il talento a suo favore, gli anni futuri possono essere ricchi di soddisfazioni.

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