Lo stop colpisce i tennisti fuori dalla Top-100, Mouratoglu: “Abbiamo bisogno di loro, il tennis deve cambiare”

Patrick Mouratoglu

Con la decisione unilaterale degli organizzatori del Roland Garros di spostare il torneo al 20 settembre, la famiglia tennistica si è spaccata. Dai velati riferimenti della USTA, ai toni più duri del presidente della Federazione Tedesca, la FFT è stata duramente criticata, e molto poco appoggiata dalle cariche più importanti del tennis mondiale. Oltre alla questione calendario, l’emergenza Covid-19 riporta tuttavia in auge un problema ben più delicato. Si tratta ovviamente di quello relativo allo stile di vita dei professionisti di seconda e di terza fascia, uomini e donne. Con una lettera pubblicata sul suo profilo Twitter, al loro fianco si è schierato Patrick Mouratoglu, non uno di quelli dietro le scrivanie, ma uno dei coach più famosi e influenti del mondo della racchetta. Con le competizioni in pausa forzata, il coach di Serena Williams e Stefanos Tsitsipas ha incoraggiato i vertici del tennis a studiare un programma di sostegno per tutti quei giocatori le quali entrate si basano esclusivamente sui risultati sportivi.

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“Cara comunità tennistica”, comincia Mouratoglu, “il nostro sport è grande. Tuttavia, il difficile periodo che stiamo attraversando mette in evidenza quanto esso sia disfunzionale”. Una lettera lontana dai toni forti delle scorse settimane, elegante ma non per questo meno diretta. Come già detto, le parole vanno a favore di tutti quei tennisti che traggono guadagni solamente dai loro successi in campo. Una categoria che, seppur in modo non troppo netto, si può identificare con tutti quei giocatori e quelle giocatrici al di fuori della Top-100. Si tratta di tutti quei tennisti che affrontano ogni anno problemi finanziari, che rischiano ora di assumere dimensioni catastrofiche con l’impossibilità di scendere in campo. “A differenza di calciatori e cestisti, i tennisti non sono stipendiati da alcuna società. Anzi loro stessi devono pagare il proprio staff, il loro salario dipende esclusivamente dai match che riescono a vincere”. Il sistema pienamente meritocratico, per “The Coach”, è giustissimo, specialmente ad alti livelli. È dopo questo passaggio, però, che anche lui non riesce a trattenersi, per provare a far sentire la propria voce. Definisce rivoltante il fatto che un tennista intorno alla 100esima posizione mondiale, professionista di uno sport con un miliardo di fan, debba faticare anche solo per guadagnarsi da vivere.

Tornano così d’attualità le parole già molte volte menzionate di Noah Rubin, riprese dallo stesso Mouratoglu. Anche Gianluca Mager aveva affrontato tale tematica dopo le grandiose giornate di Rio, ricordando le condizioni difficili in cui si vive scendendo di livello. La differenza sostanziale può trovarsi anche nelle sponsorizzazioni, perché anche chi ne ha di minori, tra la 50esima e 100esima posizione, non può farvi affidamento per vivere. “Cosa accade quando questi giocatori non possono lavorare? Non vengono pagati”, non si nasconde ancora Mouratoglu. “Molti di loro sono costretti così a rinunciare ai propri sogni e alla propria carriera”. Per evitare di arrivare a tal punto, molti tennisti si stanno già muovendo. Come riportato da IOL Sport, la numero 375 del mondo georgiana Sofia Shapatava ha iniziato una petizione, chiedendo all’ITF di sostenere i giocatori di più basso livello. Senza strafare, si fa comunque più diretto: “Abbiamo lavorato tanto contro la duratura supremazia maschile in campo finanziario. Eppure il tennis conserva uno dei più estremi livelli di disuguaglianza tra tutti gli sport”. Di fronte a questo sistema, molti tennisti in difficoltà scelgono la via dell’illegalità. Secondo un report stilato nel 2018, la maggior parte dei tennisti corrotti, anche col mondo delle scommesse, sono proprio quelli che faticano a guadagnarsi da vivere solo con i risultati, non avendo sponsorizzazioni o federazione a risollevare le finanze. Per bilanciare le cose e poter vivere continuando nella propria carriera, secondo Tim Mayotte, ex Top-10, ogni tennista avrebbe bisogno di almeno 200mila dollari in un anno.

Verso la fine, le frasi si accorciano, e il messaggio si fa più chiaro e potente. L’invito è rivolto a Atp, Wta e Itf per sedersi ad un tavolo (purtroppo obbligatoriamente virtuale), e sfruttare questa pausa per studiare un sostegno immediato, e poi a lungo termine, in favore dei professionisti in difficoltà. Già la riforma dello scorso anno, poi subito cancellata, è stata un fallimento targato ITF, che ha obbligato molti ad abbandonare la propria carriera. “Vorrei che le istituzioni si impegnassero per dire STOP. Non possiamo più lasciare indietro i giocatori di classifica più bassa. Non è giusto. Il tennis deve cambiare. Utilizziamo questo tempo libero per iniziare una discussione”.

 

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