E’ stato respinto ieri, dall’ITF, il ricorso presentato dal tennista Aljaz Bedene (numero 83 del mondo) contro la norma ITF che vieta ai tennisti ed alle tenniste di giocare per due nazione diverse durante l’arco della loro carriera. Nato in Slovenia, dopo aver ottenuto il passaporto britannico, bedene sperava di disputare la prossima Davis con i colori della Gran Bretagna. Ma, la norma l’ITF gli ha negato questa possibilità avendo Bedene già partecipato alla competizione con la federazione Slovenia dal 2010 al 2012. Una situazione simile ha visto protagonista la croata Tomljanovic, intenzionata a diventare australiana. Al contrario di Bedene, invece, Daria Gavrilova, tennista russa naturalizzata australiana, ha ottenuto il permesso di giocare la Coppa Davis con l’Australia.
Decisioni contrastanti riguarda il cambio di nazionalità che destano non poche perplessità tra i giocatori. Nata per evitare campagne aquisti da parte delle federazioni più ricche a danno di quelle più povere, la regola ITF entrata in vigore dal 2015 vieta infatti a chi ha già partecipato sotto altra bandiera (Coppa Davis, Fed Cup e Olimpiadi ) di giocare per una seconda nazione.
Bedene ha dichiarato: “Naturalmente sono molto triste, l’esito del ricorso non è certamente quello che speravo”, per poi aggiungere: “Ora valuterò bene la situazione prima di decidere il prossimo passo da compiere”.
Nel caso di giocatori come Garbine Muguruza, che ha sangue sia spagnolo che venezuelano, o Dustin Brown, di nazionalità origine tedesca e giamaicana, i due hanno deciso per le federazioni più forti: tedesca e spagnola.
Il problema nasce nei casi come quello del Kazakistan, che letteralmente “compra” i propri giocatori: Nedovyesov, Andrey Golubev, Mikhail Kukushkin, Evgeny Korolev.
Dasha, Daria Gavrilova, invece, non aveva alcuna possibilità di giocare in Fed Cup nel suo paese natio la Russia, per la forte concorrenza delle sue colleghe. Pertanto Dasha da quest’anno difenderà i colori dell’Australia.
Sul tema, il sudafricano Kevin Anderson, numero 17 del mondo e membro del consiglio dei giocatori ATP, in possesso della doppia nazionalità americana e sudafricana, spesso ad un passo dal giocare con la federazione USA ora in rotta forse definitiva con quella sudafricana, si è espresso così:
“Personalmente non sono un sostenitore di questa regola. Ci sono alcuni giocatori che provengono da nazioni in cui giocare è molto difficile. Magari hanno disputato la Coppa Davis quando avevano 17 o 18 anni per la propria nazione spinti dai coach o dai genitori ma, poi, si rendono conto che è molto difficile ottenere dei risultati con le loro federazioni e quindi “migrano” verso altri paesi che gli consentono maggiori chance, anche a livello di possibilità di allenamento. Sarebbe quindi opportuno fare dei distinguo. Ad esempio tra le campagne acquisti (vedi Kazakisthan) ed i naturali cambi di nazionalità. Di sicuro questa norma ITF continuerà a far parlare di se.