E’ quello che racconta la statunitense al magazine Harper’s Bazaar, in un articolo-lettera scritto di suo pugno dove racconta la sua verità a riguardo degli episodi accaduti durante la finale degli Us Open del 2018 contro Naomi Osaka, finale persa amaramente da Serena, ma non solo per il 6- 2- 6- 4 che gli ha inflitto la giapponese. Inizio del secondo set, Wiliams prende un warning da Ramos perché l’arbitro la accusa di ricevere segnali dal proprio allenatore seduto sugli spalti. Serena si lamenta “non baro per vincere, preferirei perdere” gli dice. Perde il punto successivo e rompe la racchetta: altro warning e punto alla Osaka. Serena chiama l’arbitro ladro e lo accusa di penalizzarla perchè è una donna. L’arbitro risponde con un terzo warning e la statunitense perde il game. “Alla fine, la mia avversaria ha semplicemente giocato meglio di me – confessa Williams sul tabloid – e ha finito per vincere il suo primo titolo slam. Non potevo essere più felice per lei”. Dopo quell’episodio la statunitense non riesce a darsi pace e perde il sonno, si tormenta sulla decisione arbitrale e sulle mille diramazioni che avrebbe potuto avere un episodio simile se al posto suo avesse giocato un uomo. “Sono stata ferita profondamente – ammette Serena – questa debacle ha rovinato qualcosa che avrebbe dovuto essere sorprendente e storico”. Per cercare il bandolo della matassa in questa spirale discendete Serena è dovuta tornare al 1999, quando diciassettenne vinse il suo primo slam proprio agli Us Open “è quello che ricordo meglio, dovrebbe essere il più speciale”. Si accorge che dall’altra parte della rete in quella finale, Naomi Osaka aveva vissuto esattamente quello che aveva vissuto lei vincendo il suo primo Slam in carriera, ma che il suo comportamento gli aveva in qualche modo sottratto il giusto merito. “Mi si spezzò il cuore – racconta Wiliams – così ho scritto a Naomi e le ho detto: “vorrei rivivere quel momento. Sono e sarò sempre contenta per te. Non avrei mai voluto oscurare un altra donna e nello specifico un’altra atleta donna e nera”. Era giunto il momento di scusarmi con la persona che lo meritava di più. Quando ho ricevuto la risposta ho iniziato a piangere”. “Le persone possono confondere la rabbia con la forza perchè non sanno distinguere la differenza tra le due. – le risponde Osaka – Nessuno si è fatto rispettare come hai fatto tu e devi continuare a dare l’esempio”. Dopo il chiarimento con la giapponese, Serena torna tranquilla: “è stato in quel momento che ho realizzato perchè era così difficile per me superare quella finale degli Us Open. Non era per l’ingiustizia subita dall’arbitro, ma per ciò che era successo a una giovane donna che meritava molto di più in quel momento. Ho sentito che era colpa mia e che avrei dovuto tenere la bocca chiusa. Ma adesso che ho visto le cose dalla sua prospettiva, ho capito che aveva ragione”. E Williams l’esempio continua a darlo, anche in episodi come questo, quando accantona il proprio status di leggenda dello sport per scusarsi con qualcuno che cerca di percorrere i suoi passi.