Edberg ha tessuto le lodi del campione svizzero, raccontando della loro collaborazione e facendo delle considerazioni riguardanti il tennis contemporaneo: “Roger è unico in molti aspetti. Ama giocare a tennis, sta migliorando il suo gioco, trova sempre la giusta motivazione, è in ottima forma atletica e per la sua età è un fatto straordinario. Tutti gli riconoscono un tennis bellissimo, ma la cosa più importante è che lui è da considerare il miglior ambasciatore di questo sport. Ha un ottimo rapporto con la stampa, si relaziona con gli sponsor in un modo unico e ha un feeling speciale con i tifosi. È perfetto. Un giorno sarà quasi impossibile sostituirlo. Non può essere imitato“. Che cosa hai pensato quando a fine 2013 ti hanno chiesto di entrare nel suo team? “Sono rimasto più che sorpreso. Non avevo mai considerato la possibilità di tornare nel circuito come allenatore o come collaboratore, se così si poteva definire il mio ruolo. Per prima cosa dovevo capire se potevo realmente aiutarlo e se ero disposto di nuovo a viaggiare tanto. Poi abbiamo svolto insieme una settimana di allenamenti a Dubai e li abbiamo avuto la possibilità di conoscerci meglio e di confrontarci. Ci accordammo per stare insieme un anno, poi diventarono 2“. Che tipo di lavoro avete fatto? “Voleva portare dei cambiamenti nel suo gioco, quella era la cosa principale. Veniva da un 2013 difficile dove non si era espresso al suo miglior livello di tennis. Quindi era consapevole che per tornare al top era necessario cambiare alcune cose. È stato un grande momento, particolare per me perché lo ho vissuto da allenatore. Roger però ha reso il mio compito sin troppo facile. Riusciva ad apprendere velocemente ed applicare bene tutto quello che gli consigliavo di fare“. Perché erano necessario dei cambiamenti? “Quando superi i 30 anni, devi modificare alcuni aspetti del tuo gioco per rimanere competitivo ad altissimo livello. Doveva assumere un atteggiamento più aggressivo e comandare gli scambi, non subire. Il 2014 è stato sicuramente un anno speciale per Roger. Ha cambiato attrezzo, cambio di allenatore, una nuova tattica di gioco, Ha fatto in fretta a trovare la strada per ritornare in vetta. Per riuscirci oltre al talento serve una forte spinta motivazionale, e devi stare bene fisicamente. Forse sono i suoi quattro figli che lo mantengono così giovane. Ma ciò che è possibile per lui non lo è di certo per gli altri. Con lui ho avuto un rapporto diretto, molto informale“. Questa è stata la versione migliore di Federer? “È difficile da dire con certezza. Statisticamente un’atleta raggiunge l’apice della carriera nel tennis tra i 22 e i 28 anni. Forse proprio a quell’età c’è stato il massimo dominio da parte sua nel circuito, ma guardando all’anno scorso è stato sconfitto solo cinque volte e ha vinto due titoli del Grande Slam: l’Australian Open e Wimbledon. Adesso è riuscito a difendere il titolo a Melbourne. Per certi versi, oggi è sicuramente un giocatore migliore rispetto a dieci anni fa. Certo, forse meno rapido, ma ancora sufficientemente veloce“. Qual è la differenza maggiore che noti tra il tennis di oggi e quello dei tuoi tempi? “Viene posta maggiore attenzione all’aspetto fisico, i giocatori sono più competitivi a livello medio. Le strutture sono migliorate e c’è più conoscenza sui metodi di allenamento, come e quando prendersi delle pause, ascoltare il proprio corpo, nuove conoscenze sull’alimentazione. Ci sono diete ed allenamenti personalizzati. Queste sono le ragioni principali che hanno fatto allungare le carriere dei giocatori ad altissimo livello“, ha concluso.