Il CIO compie un notevole passo in avanti nell’eliminazione della discriminazione dal mondo dello sport. “Introducendo il team ROA (Refugee Olympic Athletes, ndr) all’edizione di Rio 2016, noi vogliamo mandare un messaggio di speranza a tutti i rifugiati del pianeta”. Con queste poche, ma sorprendenti parole, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha annunciato la storica decisione presa dal massimo organismo sportivo mondiale. “Questi atleti saranno accolti per la prima volta in Brasile: utilizzeranno la bandiera e l’inno ufficiale dei Giochi; inoltre, alloggeranno nel villaggio olimpico con gli altri 11mila partecipanti e sfileranno nella cerimonia d’apertura”.
L’approvazione dell’Agenda Olimpica 2020 ha dato un impulso decisivo a questa scelta, poiché ogni anno il Comitato Olimpico Internazionale investe 2 milioni di dollari nello sviluppo di progetti solidali.
Ad oggi il CIO ha individuato e sta assistendo 43 candidati, però probabilmente soltanto una decina tra loro potrà coronare il sogno olimpico, dato che il loro status dovrà essere accertato dalle Nazioni Unite; quindi la rosa definitiva dei partecipanti verrà ufficializzata a giugno.
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