La Laver Cup è così bella che dovrebbe esserci anche per le fanciulle

La competizione a squadre che sta diventando la Champions League del tennis è (quasi) perfetta. Ma perchè non esiste ancora la Evert Cup?

Pareri, giudizi, idee. Se ne sono lette tante durante la Laver Cup, ma c’è un tweet che più di ogni altro, a mio avviso, rende davvero bene il concetto di fondo: lo ha scritto Giorgio Spalluto, telecronista per Supertennis. Il cinguettio recita così: “A livello di pathos, coinvolgimento del pubblico e interesse globale, attualmente tra Laver Cup e Davis Cup c’è la stessa differenza che c’è tra Champions League ed Europa League.” Ed è vero, anzi, verissimo. Con tutto il rispetto che merita la Davis, la competizione ideata da Tony Godsick, manager di Federer, è totalmente un’altra cosa. Ha i suoi difetti, sia chiaro, ma la spinta emozionale che riesce a darti anche se sei sdraiato divano di casa è nettamente superiore alla maggior parte delle partite in cui si gioca per l’Insalatiera. I giocatori stessi sembrano più coinvolti, divertiti, pare ci tengano moltissimo anche se non c’è in palio un montepremi; poi è vero che tutti ricevono un “ingaggio” più o meno alto (quasi sempre più), ma è meglio non aprire il discorso perchè si andrebbe a toccare un tasto dolentissimo del circuito, dato che alcuni tennisti ricevono dei soldi per partecipare anche ai tornei convenzionali.

Fatto sta che a mio avviso la Laver Cup è quanto di più entusiasmante possa ad oggi offrire il panorama tennistico mondiale. Più degli Slam? Sì, secondo me anche più dei major: sarà la formula concentrata o il fatto che ci sia l’”effetto squadra” e quindi esultanze quasi calcistiche durante i match, ma il ricordo che lascia è sicuramente più profondo ed intenso di un Roland Garros o di uno US Open.

È chiaro, tuttavia, che ci sia ancora qualche “dettaglio” su cui lavorare: su tutti, il principale credo sia quello del metodo di partecipazione. Ad oggi è come se venissero assegnate dodici wild card decise arbitrariamente dai capitani, che di per sé non è sbagliato, ma ritengo sarebbe decisamente più divertente e competitivo se la partecipazione alla Laver fosse una sorta di “premio” per aver raccolto dei punti durante l’anno, proprio come accade nella Ryder Cup di golf. È comunque a mio avviso corretto restino uno/due slot da assegnare a discrezione del capitano, ma non l’intero team di giocatori come è avvenuto in queste due prime edizioni.

Ho letto alcune critiche in merito al metodo di assegnazione dei punti, che, per chi non lo sapesse, sono così divisi: un punto per la vittoria di un match del venerdì, due per una partita del sabato e tre per una della domenica. Potrebbe sembrare iniquo ma per quanto mi riguarda l’attuale modalità lascia aperti gli scenari fino all’ultima giornata, consentendo quindi alla squadra in svantaggio (anche se pesante) di recuperare: a beneficiarne è lo spettacolo, e il pubblico gode. Pensate se i giochi per il vincitore venissero chiusi anzitempo, ad esempio il sabato: si innescherebbe un meccanismo complicatissimo che dovrebbe necessariamente portare al rimborso del biglietto di tutti coloro che lo avevano comprato per la domenica. E visto che in queste due edizioni la Laver Cup si è giocata indoor, non mi pare il caso di andare a cercarsi le stesse conseguenze che porterebbe una giornata di pioggia anche quando c’è il tetto.

Per completare l’opera, manca però un tassello, e cioè che venga creata una Laver Cup anche per le fanciulle. Si potrebbe chiamare Evert Cup (suona bene, eh?) o, che ne so, Billie Jean King Cup o ancora Navratilova Cup. Stesso format, con Europa contro resto del mondo. All’attuale stato dell’arte, le squadre potrebbero essere così composte: Halep, Wozniacki, Kerber, Muguruza, Garcia e Sharapova contro Serena, Venus, Osaka, Stephens, Barty e Gavrilova. Non sarebbe male, no?

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