Ma a cosa serve la finale per il terzo posto?

La mia opinione sulla finale che interessa di meno di una partita a briscola al bar sotto casa.

Dal nostro inviato – Sabato 10 novembre, ultimo giorno delle NextGen Atp Finals. Nel padiglione uno di Rho Fiera si respira un aria di smantellamento: alcuni colleghi sono già partiti per Londra, altri partiranno in serata, il frigo con le bottiglie d’acqua dell’area press (rigorosamente naturale) è già vuoto dalle 17 e da quando sono arrivato avrò già sentito nominare la Capitale britannica sì e no una quindicina di volte.

Eppure, oggi si devono giocare ancora due partite. Ma come, si chiederanno i non informatissimi, una delle due semifinali verrà giocata pochi minuti prima della finale? Niente affatto. Questa sera al polo fieristico lombardo si giocheranno due finali: quella valida per il terzo posto e quella vera e propria. Nonostante sia questa la seconda edizione delle NextGen Atp Finals, tra pochi minuti la “finalina” comincerà per la prima volta, perchè era in programma anche l’anno scorso, ma… La partita sarebbe dovuta essere disputata da Medvedev e Coric; il secondo, però, ha deciso di ritirarsi anzitempo, e allora l’organizzazione aveva ripiegato su Shapovalov per non lasciare il pubblico di Milano a bocca asciutta. Manco a dirlo, ecco arrivare anche la cancellazione del canadese dovuta a “problemi fisici”. E allora il russo Medvedev, già sicuro del terzo posto, si è trovato a scambiare sul Centrale, davanti a duemila persone, con il signor Ross Hutchins (ex numero 26 al mondo della classifica di doppio), coadiuvato da alcuni divertiti ball-boy.

Ora, penso di sapere a cosa state pensando, e sappiate che sono della vostra stessa idea: quella partita interessa a giocatori, pubblico e addetti ai lavori meno della sfida a briscola di mio cugino al bar coi suoi colleghi dell’Enel dopo il lavoro (con tutto il rispetto per mio cugino e soprattutto per chi lavora all’Enel, s’intende). Eppure, è giusto che la si giochi. Per tentare di spiegarvi questo mio pensiero paragonerò solo per queste poche righe il tennis al calcio, mi scusino in anticipo i puristi.

Ecco, prendiamo ad esempio la Serie A. Le squadre giocano delle partite per scalare la classifica e guadagnare il miglior posto possibile al fine di arrivare magari, alla fine della stagione, in qualche competizione europea. E allora, se questo torneo di tennis (come il suo gemello londinese) prevede una classifica iniziale, è giusto che alla fine si sappia chi sia arrivato primo e secondo, ma anche chi si sia preso il terzo e il quarto posto. È una questione di coerenza. Inoltre, è giusto sappiate che chi sale sul gradino più basso del podio si prende 21.000 dollari in più di quello che non ci sale proprio.

La relativamente bassa classifica di Rublev e Munar (68 e 75 Atp)  farà sì che questa finale per  assegnare la medaglia di bronzo e quella di legno si giocherà. Forse non sarà interessante per voi (e per noi), ma lo sarà per gli statistici e per questi giocatori. Perché 21.000 dollari in più, fidatevi, sono interessantissimi. 

5 comments
  1. La formula dei due Masters contraddicono la “sacra regola” del tennis per cui chi vince va avanti e chi perde va a casa. Ad ogni modo, una volta all’anno si può giocare anche così. Capisco il tuo ragionamento che cerca di spiegare perchè questa partita “sa da fare”, ma condivido di più il tuo divertente paragone con il torneo di briscola di tuo cugino al bar 🙂 La finale per il bronzo va bene alle Olimpiadi, al Masters non ha alcun senso.

  2. Penso vada contestualizzata. È una esibizione con regole che ne fanno un pianeta a sé. E, a parte la norma sull’asciugamano, spero che mai a nessuno salti in mente di esportare i set a 4, il killer point e il resto nei tornei ufficiali. In un Master che assegna punti non avrebbe senso la wild card italiana (cosa assurda che viene adottata invece nel Wta Elite Trophy a Zhuhai) e nemmeno la finalina. È utile per riempire la serata televisiva e per gli spettatori presenti a Milano.

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