Si fa un gran parlare in queste ore di Serena Williams, per via delle foto apparse nelle scorse ore sul New York Magazine. Sotto l’obiettivo di Norman Jean Roy, la numero uno del mondo ha messo in risalto un fisico statuario, ora esposto da una canotta da ginnasta, ora coperto da un long dress. Tutto rigorosamente in nero. Lei, famosa per i suoi completini sgargianti e colorati, non sembra affatto a disagio in queste nuove vesti.
L’aggettivo utilizzato più spesso per commentare questo servizio fotografico è stato ‘androgino’ con chiara accezione negativa. Una persona androgina, pur appartenendo a un sesso definito, conserva caratteristiche fisiche di entrambi i sessi. La femminilità di Serena Williams è una femminilità nuova, un concentrato esplosivo di muscoli e di forza intimidatoria, ma sempre di femminilità bisogna parlare.
E’ di poche ore fa, invece, lo scatto con Sebastian Giovinco, ex Juventus e ora a Toronto, pubblicato sul canale Twitter del club. L’altezza e il fisico minuto del calciatore cozzano con l’arrembante fisicità della campionessa. Commenti memorabili sparsi qua e là in questo caso, bisogna ammetterlo. Anche perché viene da chiedersi se davvero Serena Williams possa conoscere Sebastian Giovinco.
Cercando su Google, la parola ‘androgino’ viene associata alla moda, all’arte, alla letteratura. Penso a Platone e al suo meraviglioso “Simposio”: Aristofane racconta di questo terzo genere, non figlio del Sole come gli uomini né della Terra come le donne, bensì della Luna, che partecipa di entrambi i generi. Il mito racconta che la completezza autosufficiente rese gli umani a tal punto arroganti da pensare di poter salire in cima all’Olimpo. Zeus, di tutta risposta, li separò a metà, riducendo gli androgini a solo maschio o solo femmina.
Qualcosa mi dice che Zeus non ha fatto i conti con Serena Williams. 6-0 6-0 e alla prossima.