Atp Roma, le pagelle: Andy Murray sugli scudi, italiani non pervenuti

Davis Cup ITA vs SUI Adriatic Arena Pesaro

Ecco le pagelle di Tennis Circus a conclusione di un’edizione degli Internazionali d’Italia che non ci ha annoiati, confermando l’appuntamento italiano del circuito Master 1000 come uno dei più affascinanti momenti tennistici della stagione.

Andy Murray: ha giocato “di sponda” direbbero i frequentatori dello snooker. Ha approfittato di una tabellone benedetto dalla dea bendata per giocare con il pilota automatico e disinserirlo giusto quando serviva dare l’affondo finale. Conservando energie preziose, si gode una torta di compleanno con mille candeline, quelle del Master 1000 romano, grazie al quale si installa decisamente sul secondo scranno del tennis mondiale. Forse è la volta buona in cui si deciderà a restarci, guardando soltanto avanti, nella speranza che il monarca serbo perda qualche colpo e che nel 2017 possa dare la zampata definitiva. Voto: 9.5 (con un altro tabellone avrebbe preso il massimo)

Novak Djokovic: merita un voto molto alto. Non ha lesinato l’impegno e ha cercato in ogni modo di contrastare il suo avversario in finale. Il nervosismo della prima parte del match era forse dovuto alle sensazioni negative che arrivavano dal suo fisico più che dalle condizioni meteo avverse: insomma, può perdere anche lui. Ha sfiorato la doppietta Madrid \ Roma. Se ricarica le batterie a sufficienza la festa di Parigi potrebbe essere per lui questa volta, l’appuntamento con la storia lo attende, di mezzo uno spagnolo e uno scozzese. Voto 9

Kei Nishikori: il soldatino giapponese è sempre là, pronto a vendere cara la pelle. A Madrid come a Roma. Manca sempre poco per rinverdire il fasti di quella edizione magica dell’Us Open, per mettersi sotto l’occhio di bue del palcoscenico, per non essere la controfigura di Nole e ritagliarsi un po’ di gloria: i limiti fisici potrebbero essere aggravati da troppe sconfitte al foto-finish. 8

Lucas Pouille: nell’anno del Giubileo romano i miracoli avvengono. Credente o no, Pouille aveva la valigia aperta e il biglietto per Parigi pronto, magari passando per Nizza, per mettere in cascina qualche altro punto prima dello Slam di casa, e invece si ritrova il carniere pieno zeppo di punti e da oggi una classifica che si fa più importante, con l’obbligo di dimostrare che non è una meteora. Voto 7.5

Rafael Nadal: esce dal ciclo dei Master 1000 sulla terra con qualche dubbio nella testa. Sta tornando, è vero, ma per ora si attesta su un gradino (forse due) più in basso rispetto a Djokovic e Murray. Monte Carlo lo ha incoronato sovrano, ancora una volta, Madrid e Roma lo hanno rimesso in ambasce: già contro Nick Kyrgios ha rischiato grosso, ora lo attende Parigi per capire quanto potrà alzare la voce davvero. Voto 7.5

David Goffin: il soldato, estroso, delle Ardenne ha detto la sua. Compito svolto con la consueta diligenza, senza mai prevaricare i compagni di classe, senza alzare la mano quando qualcuno non sa la risposta alla domanda del professore. Classico caso di allievo che “può fare di più, si impegna, ma non è troppo volitivo”. Voto: 7.5

Juan Monaco: terra rossa, campi lenti, occasioni da prendere? Citofonare Monaco. L’ex top10 argentino, passato in una trafila di infortuni che avrebbe fiaccato molti altri suoi colleghi, ha rivisto la luce in questa edizione degli IBI 2016. Giocando discretamente, mettendo in mostra il suo tennis fatto di buone eccellerazioni e tanta garra, proprio quando si profila tra qualche settimana l’appuntamento con ItalDavis, già! Merita un bel voto: 8-

Dominic Thiem: tanta roba, senza dubbio.  Manca ancora molto per andare a scassare la santa-barbara del gotha del tennis mondiale, ma la strada è quella giusta. Rimandato con lode, per lui coniamo una formula nuova, sicuri che non ci deluderà. Voto 7.5

Kyrgios

Nick Kyrgios: Dopo le vampate di Madrid era atteso. Non ha deluso, intanto i tifosi, indossando la maglia di Francesco Totti in allenamento e portando il tifo romano dalla sua parte anche grazie ad un tennis che mostra lampi di vera luce, a partire da un servizio devastante. Nel match decisivo del torneo ha avuto qualche problema fisico, ma si è lasciato anche irretire dal tatticismo di Rafa Nadal, che gli ha mostrato i denti ricordandogli che sulla terra comanda lui (ancora). Voto 7+

Roger Federer: ecco che le cartelle cliniche cominciano a riempirsi, dopo tanti anni di carriera. Oltre alla “maledetta” terra ci si è messo il fisico di mezzo, in un’annata che dopo la semifinale australiana sta regalando tante sconfitte, sempre “belle” però, sempre tennisticamente gradevoli, ma pur sempre sconfitte. Onora la presenza romana con tennis e numeri di alta scuola, ma il blasone non conta in un mondo difficile. Voto 7-

Stan Wawrinka: Opaco, annoiato, in cerca di se stesso e del suo miglior tennis, con uno slam da difendere sul groppone e la paura di allontanarsi dalla top 5 che si fa sempre più grande. Se la cava contro il suo amico Benoit Paire ma perde un match largamente alla sua portata negli ottavi, che lo avrebbe poi catapultato in semifinale (con il permesso del buon Pouille). Stagione molto difficile per lo svizzero, proprio nell’anno in cui doveva ruggire e operare il cambio della guardia in patria: Voto 5

Tomas Berdych: dopo Madrid era lecito aspettarsi una buona prova dal ceco, sempre presente a buoni livelli anche se ultimamente poco frequentatore degli ultimi due giorni del torneo. E invece si ritrova fuori dal torneo molto presto con le polveri bagnate in vista di Parigi. Voto 5.

David Ferrer: male il buon Ferru. Col mestiere aveva tirato su un torneo appena dignitoso a Madrid, qui si ferma quasi subito e mostra la corda, dopo una carriera passata di corsa. Potrebbe essere l’ultima stagione a livelli altissimi e la top 10 comincia a scricchiolare sotto i colpi della nouvelle vague. Voto 5

Alexander Zverev: Tra i fanciulli è quello che ha deluso di più. Al cospetto di Roger Federer ha sentito la pressione e l’emozione di poter fare partita pari con il mito, e ha pagato. Rimandato anche lui con tanto beneficio del dubbio, meritato sul campo. Voto 5.5

Andreas Seppi: porta a casa l’unica vittoria del tabellone principale per i colori italici. Un bottino misero, ma venendo da uno stop serio e da un intervento per niente da sottovalutare. La solita serietà e la consueta dedizione. Ma che non bastano a salvare l’Italia da una Caporetto tennistica che non ricordavamo da un po’. Voto 6

Filippo Volandri: firma per Sky come commentatore, poi gli dicono che la sua firma tra gli alternates del torneo vale un posto nel tabellone di qualificazione. Allora prende il borsone e va a tirare due palle in campo: lo prende davvero bene, il campo, e si regala una qualificazione a Roma che per poco non lo porta anche al secondo turno, offrendo un’ora e più di tennis d’annata contro David Ferrer. Voto 7

Fabio Fognini: il campo, la testa, il braccio. Troppi fattori, ancora una sconfitta in un match da vincere. Il matrimonio in arrivo (nel bel mezzo della stagione) non crediamo aiuti molto a tenere alta la concentrazione in un’annata che lo doveva riportare (almeno) nella top 20. Fatichiamo a tenere la top30, in realtà. Voto: 4

Italiani: voto di gruppo con foto (a testa bassa). L’unico a portare una vittoria a casa nelle qualificazioni, oltre a Volandri, è Matteo Donati, nella stagione più difficile da pro, quella delle prime riconferme. Sonego “perde bene”, Giacolone ci prova. Delude Fabbiano, Vanni in crisi nera, Arnaboldi non entra mai in partita contro Pouille, Giannessi doveva mostrare di voler tornare ai livelli della top100 sfiorata qualche tempo fa. Insomma, con le batterie scaricate durante le inutili prequalificazioni e la nuova “sindrome da troppa pressione”, altra castroneria made in FIT per giustificare questo disastro. Voto (di gruppo): 4, in attesa che la quantità diventi qualità.

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