Angelique Kerber – Voto: 10 e lode
L’avevo da tempo relegata, con determinata sicumera, nel girone delle fascinose pulzelle tendenzialmente perdenti. Nel gineceo dorato di quelle tenniste, cioè, arrivate spesso a pochi passi dal conquistare titoli importanti una carriera onorabile, ma la loro indole nevrotica e fragile le ha fatte desistere prima del traguardo (prima fra tutte, l’adorata regina Vera Zvonareva). E invece no: Angelique Kerber ce l’ha fatta, stupendo tutti. Ha dimostrato di essere una vincente, giocando ogni match con vigore, cattiveria e un tennis solido e propositivo, a tratti spettacolare. Ai quarti gioca la partita perfetta contro Victoria Azarenka, battendola per la prima volta in carriera dopo 6 sconfitte di fila. E dopo aver superato con autorità la britannica Johanna Konta senza lasciarsi tradire dall’emozione, infligge un sonoro dispiacere a Serena Williams, che dovrà aspettare ancora per vincere il suo 22esimo Slam ed eguagliare l’idolo della tennista di Brema, frau Steffi Graf. E regala un altro Australian Open alla Germania, 22 anni dopo l’ultimo successo di Steffi nella terra dei canguri. Lotta con indomito coraggio, intensità e quella giusta sfrontatezza che serve per spodestare i semidei dal trono. Vince il suo primo Slam con merito indiscusso, e non perché ha sfruttato un buon tabellone o ha approfittato di debolezze delle top-player. E in barba alla proverbiale rigidità prussiana, durante la cerimonia di premiazione, ride e balbetta come una ragazzina. E, rivolgendosi al suo team, si scusa “per essere spesso insopportabile”. Angelique Kerber una di noi. É il caso di dirlo: quello di Angelique Kerber è un sogno che si avvera. Per anni destinata a rimanere soltanto una tennista “gregaria”, non dotata di particolare talento né di qualche colpo definitivo, ha dimostrato che il duro lavoro paga. Sempre. E poi, è sempre bello quando una ragazza “normale” vince uno Slam. No? Hip hip hurrà per Angie!
Serena Williams – Voto: 9
Cosa significa, cosa rappresenta questa sconfitta nella carriera di Serena Williams? Non lo so, non mi sono ancora fatto un’idea. Ma non credo. Odio le sentenze affrettate, e quindi inutili. Ricordo che dopo la batosta inaspettata contro Roberta Vinci molti già scrivevano il de profundis della campionessa americana e scommettevano in un suo imminente ritiro. Oggi, dopo un altro Slam mancato, ho letto alcuni commenti che profettizzano un futuro periodo di interregno in cui chiunque potrà avere la sua fetta di torta. Serena è la più forte, ma non si può pretendere che vinca sempre lei i tornei Slam, così come non si può negare – dopo un paio di cedimenti – che non ne possa più vincere altri. Io la penso diversamente. Credo che l’era di Serena non sia giunta al termine. Ne sono prova l’eccezionale superiorità con cui ha demolito qualsiasi avversaria fino alla finale. E quel sorriso, così bello e per me sincero, con cui ha accettato la sconfitta e si è congratulata con la tedesca. “Enjoy your moment”, le ha detto. Con la allegra tranquillità di chi sa che ci saranno altre occasioni, e non con la rassegnazione di chi crede che sia finita. Nessun De profundis, please.
Maria Sharapova – Voto: 7
L’urlatrice siberiana procede sul velluto nei primi turni, rabbiosa e letale come un carrarmato indistruttibile. Almeno fino ai quarti di finale, dove viene umiliata da Serena Williams, che come al solito la riduce a semplice sparring partner durante un allenamento domenicale. Ma non preoccupatevi per Masha: dopo anni di sedute di terapia, medicinali omeopatici e yoga la siberiana se n’è fatta finalmente una ragione. Bullizzata.
Johanna Konta – Voto: 8
Mi piace questa 24enne britannica (ma anche australiana, e ungherese), che come dal nulla conquista una semifinale Slam per la gioia dell’orgoglioso Regno Unito, che dopo aver puntato tutto su Laura Robson, ancora alle prese con guai fisici e sconfitte brucianti, avevano forse perso ogni speranza. Dopo essersi messa in luce l’anno scorso sull’erba di Eastbourne, come niente batte Venus Williams e Ekaterina Makarova, perdendo solo da Angelique Kerber, anche per colpa di una giornata un po’ storta. Il suo buon servizio e il suo tennis intelligente e pulito le permetteranno di togliersi tante altre soddisfazioni. Farà strada.
Agnieszka Radwanska – Voto: 8,5
Quasi perfetta, tra sortilegi e incantesimi misteriosi, Aga la Maga demolisce ogni avversaria. Manda a casa la bieberiana Gènie Bouchard (voto: 5), soffre non poco contro la giunonica Anna-Lena Friedsam, ma come Fenice risorge da una situazione complicata e liquida in scioltezza una Carla Suarez Navarro con la testa fra le nuvole per oltre metà match. Trucchi e magie non hanno effetto in semifinale contro un’incazzata Serena Williams, che le rifila una lezione magistrale nel primo set. Di colpo, dalla fiera e potente Medea quale era ed è sempre stata, Aga viene ridotta in un inerme Mago Silvan, e l’incantesimo svanisce. E ora domandiamoci: chi più di lei merita uno Slam, tra le pulzelle che non l’hanno mai vinto? Sì, la vita è ingiusta. Prova con il rito voodoo.
Shuai Zhang – Voto: 10
La classe operaia (cinese) va in paradiso. É proprio il caso di dirlo, per questa simpatica giocatrice classe ’89, n. 133 del mondo, che dopo una caterva di sconfitte al primo turno degli Slam e dopo aver pensato più volte di appendere la racchetta al chiodo, raggiunge un miracoloso quarto di finale Slam. Partendo dalle qualificazioni, stende Halep, Lepchenko, Cornet e Keys, cedendo infine all’altra outsider del torneo, Johanna Konta. A riprova che nel tennis femminile c’è spazio per tutte, mai come oggi. Magic China.
Victoria Azarenka – Voto 8
Asfalta tutte le malcapitate che si trova davanti e procede diritta verso la finale. Dopo l’infortunio e il periodo di depressione, finalmente Vika ha ritrovato quella forma fisica e quell’agonismo indemoniato tipico dei suoi tempi d’oro, gli anni 2012 e 2013, quando le carneficine delle avversarie erano ordinaria amministrazione. Ai quarti di finale incontra una Angelique Kerber in stato di grazia, che gioca forse la partita della vita; la bielorussa non è al 100% e cede in due set dopo aver sprecato un vantaggio di 5 a 2 e ben 5 set-point nel secondo set. Pazienza. Vika è tornata ed è solo questione di tempo prima che ritorni a tutti gli effetti tra le protagoniste del circuito. Vika is back.
Garbine Muguruza – Voto: 5
Come nella vita, poche cose sono certe nel tennis attuale: ma una di quelle, insieme agli exploit erbivori di Dustin Brown e agli orridi completini di Berdych, è il fatto che Garbine Muguruza rimarrà ai vertici del circuito femminile per i prossimi anni. Ora c’è da capire quando riuscirà a vincere il suo primo Slam. Per il momento, a Melbourne riceve una sonora batosta contro lo svolazzante folletto Barbora Strycova (voto: 8): 6-3 6-2 in un’oretta e a casa. Riprovaci ancora, Garbine.
Giorgi, Vinci, Errani – Voto: 7, 7, 5
C’è poco da dire: tempi delle vacche grasse sono agli sgoccioli per il tennis femminile italiano. E pensare che in un passato non lontano (anzi, vicinissimo), quando le nostre azzurre vincevano Slam e raggiungevano insperate finali, certi tifosi italici si permettevano pure di criticarle a ogni sconfitta o, peggio, di inscenare infinite battaglie tra “pennettiani” e “schiavonisti”, “erraniani” e “vinciani” (si perdonino i neologismi). Non ci rendevamo conto che quello che abbiamo appena vissuto, grazie a queste quattro ragazze, è stato un periodo d’oro per il nostro tennis, che difficilmente si ripeterà in futuro, di certo non nel futuro prossimo: Con Flavia Pennetta che ha appeso la racchetta al chiodo e Roberta Vinci che si ritirerà alla fine dell’anno, rimangono solo una Sara Errani da tempo in crisi di risultati e l’eterna promessa 24enne Camila Giorgi che difficilmente sarà all’altezza delle altre colleghe. Peccato per Roberta, che agli ottavi cede al terzo set contro la picchiatrice teutonica Anna-Lena Friedsam dopo aver dominato il primo senza concedere un solo game; male Sara, che si arrende piuttosto nettamente contro la giovane russa Gasparyan. Giorgi non sfigura contro Serena Williams, ma soccombe come da pronostico senza fare male. Spero di sbagliarmi, ma temo che d’ora in avanti – a meno di exploit occasionali – se vedremo ancora un’azzurra che raggiungerà un quarto o un ottavo Slam dovremo gridare al miracolo. La dura realtà.