Australian Open: le pagelle maschili

Federer, l'eterno campione che ha ancora la forza di commuoversi. per Djokovic e Nadal un giudizio sospeso, ma tra i tanti promossi, ci sono anche i bocciati di questa edizione degli Australian Open.

Rafa Nadal 6.5: Mi è difficile dare una valutazione allo spagnolo, uscito dal torneo ai quarti di finale ritirandosi per un infortunio che, successivamente, si verrà a classificare come stiramento muscolare, costringendolo fuori dai campi per due o tre settimane. Prima della sfida con Cilic, in cui è accaduto il fattaccio, test non troppo probanti non mi permettono di darne un giudizio effettivo a livello di gioco. Non ho paura di sbilanciarmi in previsioni azzardate, però, dicendo che, senza il dolore muscolare, il maiorchino avrebbe probabilmente battuto il croato per poi andarsi a prendere la finale.
Ho visto alcune buone cose, come la spinta messa sui rovesci incrociati nei primi tre turni sui quali affondava il peso del proprio corpo scendendo più spesso a rete, ma ho visto anche, ormai con un velo di rassegnazione, l’ostinata risposta colpita al fianco dei giudici di linea nel momento in cui si è trovato a fronteggiare i servizi di Cilic, tattica che, nei campi veloci come quelli australiani, non paga.
Insomma, nessun giudizio definitivo, non possiedo abbastanza elementi.

Fabio Fognini e Andreas Seppi 8: Di più mi sembrava impossibile chiedere, ad entrambi. Andreas, dopo mesi di difficoltà che lo hanno visto tornare a disputare i Challenger, torna agli ottavi di finale in quello che viene indubbiamente ad essere il suo torneo preferito, battendo al terzo turno il gigante Karlovic in una maratona che termina 9-7 al quinto set.
Contro Edmund, forse, il vantaggio accumulato ad inizio match di un set ed un break sarebbe potuto essere sfruttato meglio, ma è giusto riconoscere come l’inglese, da quel momento in poi, abbia lasciato partire dalla racchetta un numero impressionante di vincenti difficilmente contrastabili.
Discorso analogo per Fabio, bravo a rendere sua in cinque parziali la sfida per nulla scontata con Benetteau, per poi cedere allo strapotere di Berdych che mai gli concede la chance di entrare in partita. Un buon torneo per i due italiani, ai quali si aggiunge Lorenzo Sonego, capace di superare un turno alla sua prima apparizione Slam.

Novak Djokovic 5: Parto con il dire che, l’insufficienza assegnatagli in questo torneo, non sia una sua colpa. In molti, io compreso, avevano espresso dubbi sulla possibile condizione del serbo di rientro dai sei mesi di stop che aveva deciso di prendersi per tentare di curare un infortunio al gomito diventato ormai non più trascurabile. Il rientro nel circuito, avvenuto in un match d’esibizione contro Thiem, aveva illuso, mostrandoci un Nole rinnovato nel movimento del servizio, ma fisicamente in forma.
I match disputati a Melbourne sin dal primo turno, però, rendevano chiaro come l’assenza di partite sulle gambe rendesse il serbo, così abituato ad ore di gioco ininterrotto, meno rapido negli spostamenti, nei cambi di direzione che così tante volte gli hanno permesso i famosi recuperi dei quali in carriera si è fatto paladino. Ne deriva, da questo, poca precisione nei fondamentali, soprattuto con il dritto, che lo costringono a perdere campo e lasciare l’iniziativa del gioco in mano agli avversari. È questo ciò che succede nel quarto turno con Chung, dove non riesce a vincere nemmeno un set. Avrà tempo, Nole, per alzare il rendimento in campo.
Altro giudizio momentaneamente sospeso.

Grigor Dimitrov 7: Scarico fino alla partita con Kyrgios, dove risorge dalle ceneri e torna ad essere il giocatore che è stato in grado, a Novembre, di vincere il Master. Quella sfida gli varrebbe una valutazione maggiore, se soltanto poi, affrontando Edmund ai quarti, non commettesse il madornale errore di tornare ad essere il giocatore spaurito che è stato costretto a subire, dal mondo intero, la pressione di un talento mai sfruttato fino in fondo.
Credo molto nel Grigor che, questa stagione, calcherà i campi.
Le qualità per essere un giocatore di altissimo livello, subito sotto i due intoccabili, ci sono, e la bellezza dei suoi gesti non fa altro che aumentarne l’attrazione.

Nick Kyrgios 7: Primi tre turni giocati con una tranquillità ed una solidità tale da farmi persino dubitare di stare assistendo al vero Kyrgios. Le potenzialità di questo ragazzo, dotato di uno dei dritti più devastanti degli ultimi di tempi (di sempre, azzardo anche), sono enormi, e la facilità con la quale bellamente si burla degli avversari spaventati catalizza su di lui gli sguardi dell’intero movimenti tennistico.
Vittorie agevoli fino alla sfida con Dimitrov, dove si trova a fronteggiare un giocatore della sua stessa caratura, con il quale imbastisce la partita con il più alto tasso di qualità del torneo.
Nick si dice maturato, e per una volta i fatti confermano le sue parole.
Vuoi che sia la volta giusta. Lo spero.

Hyeon Chung 9: Il giovane coreano ha subito una gogna mediatica per aver scelto la via del ritiro durante la semifinale giocata con Federer, ma, prima di quella partita, ciò che era stato in grado di compiere gli vale un eccellente voto in queste pagelle. Il ragazzo, classe ‘95, ha dalla sua una solidità mentale tipicamente asiatica, differenziandosi però dai conterranei per lo stile di gioco di natura tipicamente “Bolletteriana” ed una struttura fisica che potrà fargli da base sulla quale costruire una carriera importante. Nessun colpo particolarmente impressionante, con un rovescio che però svetta sul resto, ma una completezza da fondo campo che, fusa ad una notevole intelligenza tattica, gli permette di vincere scambi ancor prima di averli iniziati. Batte Zverev (3, nuovamente fuori nei primi turni di uno Slam), Djokovic e Sandgren (9).
Ben arrivato.

Marin Cilic 9: Per tutto il torneo il solito Cilic, vincente in comode partite di cui però nessuno si interessa. Sfrutta un buon tabellone per arrivare alla sua terza finale Slam (iniziano già ad essere un numero notevole), dove interpreta un gioco a tratti folle scaturito dalla sua immensa debolezza che spesso dimostra a livello mentale.
Il percorso che ha portato il croato alle due settimane è immacolato ed inappuntabile. Peccato per i troppi errori gratuiti, alcuni di metri, commessi in una finale che, se giocata con un pò più di coraggio, sarebbe potuta terminare in suo favore.

Roger Federer 10: Dieci perché questi Australian Open sono stati la più grande dimostrazione di onnipotenza che lo svizzero abbia mai dato. Un tabellone semplice, che, eccetto Berdych, lo ha portato ad affrontare giocatori con i quali storicamente, in carriera, non ha mai sofferto.
Pur non giocando al meglio, però, sovrasta ogni avversario che gli capiti sotto tiro, prima dal punto di vista tecnico, l’aspetto sotto il quale nessuno, probabilmente, potrà mai eguagliarlo, poi dal punto di vista mentale e successivamente sotto quello tattico.
Il Federer di questo inizio 2018 ha capito di non poter raggiungere con costanza i picchi di rendimento che lo scorso anno mise sul campo di questi tempi. Capendo la situazione, da astuto giocatore quale è, affina ulteriori talenti, che hanno avuto sbocco, con irruenza, in questa edizione degli Australian Open.
A livello di presenza, Roger, è riuscito a circondarsi di un’aura tale da vincere molte partite ancor prima di scendere in campo. Quando gioca, poi, tatticamente è ineccepibile, prevedendo i servizi avversari, anticipando i fondamentali, chiamando a rete giocatori abituati a villeggiare a fondo campo passandoli con rovesci sublimi.
Federer incanta plasmando negromanzie uniche nel loro genere, ma, ancor più dei suoi colpi, ad essere abbagliante diventa l’insieme dei vari talenti che è riuscito a raggruppare, scindendo dal mero aspetto tennistico per passare a qualcosa di oltre.
Venti Slam, un numero esagerato per un uomo che, costantemente in contatto con l’anormalità, ha ancora la voglia di commuoversi, allenarsi e giocare.
Una storia che sarà raccontata a lungo, forse in eterno.
Una storia che permette di comprendere come lo sport, in realtà, non sia soltanto sport.
Non più soltanto un giocatore.
20.

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