Tennis. Come per ogni Major che si rispetti, arriva il momento delle lodi e della matita rossa, delle stelline e dei demeriti. Gli ultimi otto sopravvissuti al tabellone dello Slam americano, se ci pensiamo, non ci sconvolgono più di tanto, con Murray, Federer, Djokovic, Berdych e Wawrinka che sopperiscono all’assenza di Nadal, con tre validi comprimari come Monfils, Nishikori e Cilic a fare da contorno. A far impazzire il pubblico newyorkese quest’anno non sono stati tanto i nomi di questi ultimi otto, quanto l’ordine finale di arrivo che ha lasciato tutti a bocca aperta.
Se ci si trova davanti un tabellone povero di stelle, con chances evidenti un po’ per tutti, allora la portata dell’impresa, anche se pur sempre di impresa si tratta, viene però inevitabilmente ridimensionata. Il fato ha voluto che i due finalisti di quest’edizione battessero rispettivamente i numeri 4 e 6 del ranking nei quarti e i numeri 1 e 3 del ranking in semifinale, senza dunque poter percorrere scorciatoie o sfruttare situazioni estremamente favorevoli.
A margine della vittoria, nell’intervista con coppa alla in mano, Marin Cilic ha speso alcune preziose parole per tutti gli altri giocatori cosiddetti di “seconda linea”:<< Quanto è accaduto e sta accadendo per me arriva come un sogno ad occhi aperti. Non avrei mai pensato di arrivare fin qui. Il fatto di vedermi qui, su quello che per me è il tetto del mondo, deve essere di ispirazione per molti di quei bravi tennisti che lavorano duramente tutto l’anno e spesso perdono un po’ di motivazioni. Chiaramente il pubblico e i media si augurano che i big restino a lungo incontrastati per aumentare la loro serie di vittorie, probabilmente perché sono più seguiti, però il loro tempo prima o poi passerà, e qualcuno dovrà prendere il loro posto.>>
I voti, dunque.
MARIN CILIC: Voto 9
8 per i puristi della categoria, 10 per i più sentimentalisti. Il 9 è un voto come un altro per etichettare le due settimane del croato come “perfette”. Un set perso contro Kevin Anderson al terzo turno e una lotta infinita contro Gilles Simon che è terminata solo al quinto set in occasione degli ottavi di finale, dopo di che è stata una sinfonia. Il ragazzone di Medjugorje non perde neanche un set contro Tomas Berdych, Roger Federer e infine Kei Nishikori in finale. Dopo il “silent ban” dell’aprile 2013 Cili è tornato più forte che mai, con un’icona come Goran Ivanisevic al suo fianco e un gioco molto più offensivo e solido, a partire dal servizio fino al gioco di volo. Vi basterà riguardare qualche game delle sue ultime partite a New York, in caso ve le siate perse.
KEI NISHIKORI: Voto 8
Il giapponese, primo asiatico in una finale Slam, probabilmente si sarebbe meritato il trofeo tanto quanto Cilic; un po’ ha ceduto alla tensione e un po’ si è dovuto piegare alla superiorità del gioco del croato dall’altra parte della barricata. Più di così, obiettivamente, sarebbe chiedere un po’ troppo, anche considerato il fatto che Nishikori aveva saltato in blocco o quasi sia Toronto che Cincinnati a causa di un infortunio al piede destro, tornando a pieno regime solo due settimane fa per l’inizio della rassegna newyorkese. Complimenti a lui ed a Michael Chang, celebre ex tennista e suo allenatore, per quanto fatto. E scusate se è poco.
ROGER FEDERER E NOVAK DJOKOVIC: Voto 6,5
Anche se i loro US Open non sono stati proprio uguali, accorpare i due favoriti alla vigilia rappresenta una riuscita sostanzialmente simile per quanto riguarda i soli risultati: tabellone tutt’altro che impossibile, qualche piccola incertezza nei quarti di finale poi risolta (decisamente più per Federer che ha salvato due match points a Gael Monfils prima di ribaltare il match) e la sconfitta senza appello in semifinale, con Djokovic che è riuscito a vincere almeno un set ma che conta davvero poco.
Ebbene si, anche loro sono esseri umani, sensibili alla tensione di una vittoria già in tasca (sulla carta!) e non irreprensibile se messi sotto pressione, come fatto ottimamente da Cilic e Nishikori. O forse si erano stancati di giocare ancora la stessa finale? Scherzi a parte, un ridimensionamento ci sta, magari per dare nuovi stimoli visto anche le ATP Tour Finals di Londra che si avvicinano.
TOMAS BERDYCH: Voto 5
Un tabellone troppo facile per essere vero, e già il buon Tomas si era complicato la vita arrivando al 5° con Martin Klizan, rischiando una clamorosa eliminazione al secondo turno. Gabashvili al terzo turno e Thiem negli ottavi non rappresentavano minacce concrete, vista anche la stanchezza del giovane austriaco che con Gulbis aveva faticato non poco. Se Federer è uscito sconfitto grazie all’efficacia del gioco di Cilic, Berdych ha dato l’impressione, contro quest’ultimo, di non aver neanche un gioco da proporre per quantomeno provare a scardinare le difese del croato. Il periodo grigio (scuro) di Berdych dura ormai da troppo tempo e rischia anche di perdere le Finals di fine anno, o di fare figuracce nella migliore delle ipotesi, se non sarà in grado di ritrovare quella continuità che è stata elemento fondamentale della sua carriera.
STAN WAWRINKA: Voto 6,5
L’elvetico N.4 al mondo non era al 100%, e probabilmente non lo è più stato dalla vittoria nello Slam australiano, anche se i segnali di ripresa si sono visti, con un gioco più solido ed un nome che torna a fare paura per davvero. Ha ceduto un set a Bellucci al secondo turno, ha sofferto non poco contro Tommy Robredo negli ottavi e poi c’è stata la sconfitta con Nishikori. Va comunque detto che Stan se l’è lottata fino all’ultimo e, soprattutto nell’ultimo set, la sensazione era che il break in suo favore dovesse arrivare da un momento all’altro. E’ andata così, e la vittoria di Nishikori su Djokovic funge anche da attenuante, però diventano sempre meno le possibilità di vederlo spesso a lottarsi un torneo dello Slam. Forse è giusto così visti i valori in campo, ma a lui non dovrebbe affatto andare bene così.
GAEL MONFILS: Voto 7
Vogliamo darglielo questo 7, magari per la sua simpatia o per i grandi colpi che ogni volta non si preoccupa di mostrare al pubblico, rendendo i suoi match oltre che avvincenti anche tra i più spettacolari del circuito. Gael ha iniziato ad “ammazzare” teste di serie di livello già dal terzo turno, partendo con il connazionale Richard Gasquet al quale non ha lasciato che 8 games, arrivando a Grigor Dimitrov, il quale non è stato in grado di togliere un solo set a Monfils prima di lasciare il torneo. Il match con Federer è stato senz’altro anomalo, con il francese avanti due a zero mentre impone allo svizzero un gioco pesante e ben ragionato. 6-4 6-3 4-6 5-4 40-15 per Monfils su servizio Federer e due match points che volano via, anche se Gael se li sognerà a lungo. Un crollo fisiologico ci può stare, con il gioco del rosso-crociato che torna quello di sempre, e non è giusto ridimensionare un buon torneo da parte sua solo per questa sconfitta, viste anche le dichiarazioni dello stesso Monfils di qualche mese fa che lasciavano intendere uno stop dal tennis a causa dello stress e della mancanza di tempo per viversi la sua vita. Sarà soro un parere personale, ma la semifinale è come se se la fosse conquistata.
ANDY MURRAY: Voto 6,5
Il mezzo punto in più gli spetta per la vittoria contro Jo-Wilfried Tsonga, recente vincitore del 1000 di Toronto e insidia bella e buona per chiunque, anche tra i Top. Per il resto, tabellone da sufficienza e solita sconfitta con Djokovic che lo rimette al suo posto di quarto, quinto o sesto incomodo. Nonostante l’infortunio e l’operazione chirurgica dello scorso anno, Murray sta facendo davvero troppa fatica a tornare ai suoi livelli standard; l’addio di Lendl ha sicuramente scombinato i piani, e la Mauresmo ancora sembra non aver dato i propri frutti, però tutte queste occasioni sprecate per battere un Top5 sono piccoli segnali di involuzione, piccoli passi indietro che rischiano di lasciarlo in un limbo che fino a qualche mese fa non ci saremmo mai e poi mai aspettati. Urgono soluzioni rapide ed efficaci, qualunque esse possano essere.