Le pagelle di Tennis Circus: lo Us Open degli italiani

Con l'eliminazione di Roberta Vinci per mano di Angelique Kerber, l'Italia ha perso la sua ultima atleta ancora in corsa allo US Open. Le pagelle di Tennis Circus della spedizione azzurra a New York: encomiabile lo spirito, ma qualcuno ha deluso

Roberta Vinci – Voto: 9

La partecipazione della finalista uscente Roberta Vinci allo Slam americano era in dubbio, a causa di una tendinite al piede. Stretti i denti, l’elegante tennista pugliese ha esordito sull’Arthur Ashe vendicando l’eliminazione dell’Australian Open contro Anna-Lena Friedsam. Col suo tennis d’antan, nonostante una condizione atletica non ottimale, Robertina si è spinta fino ai quarti con grandi prestazioni, mettendo in fila le più giovani ed esuberanti McHale, Witthoeft e Tsurenko. Contro l’inesauribile prossima numero uno al mondo, Angelique Kerber, è stata protagonista di una prova commovente, tentando di mischiare le carte con i velenosi tagli di rovescio e alcune poetiche discese a rete degne dei “momenti Federer” narrati da David Foster Wallace. E’ durata un set, fino al 5-4 30-30 prima di soccombere alla fisicità della mancina tedesca, e forse è stata la sua ultima presenza allo US Open ma, anche questa volta, ha regalato emozioni forti. Un meraviglioso declino.

Fabio Fognini – Voto: 5

La partita contro Murray a Rio de Janeiro, in cui “Fogna” era avanti 3-0 nel set decisivo prima di far riemergere i soliti limiti di concentrazione, aveva illuso tutti. Fabio Fognini, però, non è riuscito a replicare l’ottima prestazione dei Giochi Olimpici. Dopo l’ormai classica rimonta al quinto set (contro il picchiatore Gabashvili), lo US Open di Fognini è terminato al secondo turno contro David Ferrer. Regalato il primo set allo spagnolo (uno sconfortante 6-0), Fognini aveva ritrovato sprazzi del suo miglior tennis, portandosi sul 2-1 e dando l’impressione di poter finalmente battere lo spauracchio Ferrer. Invece, per l’undicesima volta su undici, Fognini perdeva i due set successivi e si arrendeva dinnanzi allo spagnolo, seppur nella sua versione a fine carriera. Si può fare di più.

Paolo Lorenzi – Voto: 9,5

La lunghissima gavetta nei più disparati angoli del tennis professionistico, alla fine, ha pagato. Paolo Lorenzi da Siena, il tennista operaio con due fondamentali da seconda categoria, a New York ha impressionato tutti, ancora una volta. Superato il suo alter ego argentino Carlos Berlocq senza alcuna difficoltà, al secondo turno Lorenzi sembrava destinato ad una altrettanto rapida sconfitta contro Gilles Simon. Invece, nonostante i crampi al quinto set e le trentaquattro primavere sul groppone, Paolino ha sorpreso il pubblico americano vincendo il match al tie break. Ancora più eroica la strenua opposizione ad Andy Murray: due set di rara abnegazione e intelligenza tattica prima di arrendersi di fronte al più quotato Golia, ricevendo in premio l’attestato di nuovo numero uno azzurro. I suoi colpi non avranno l’approvazione degli esteti, ma la sua caparbietà riuscirà sempre ad emozionare.  L’operaio in paradiso.

Sara Errani – Voto: 4

Quattro anni fa una semifinale contro Serena Williams, due anni fa i quarti contro Caroline Wozniacki. Oggi, però, i tanti chilometri macinati nel corso della carriera iniziano a farsi sentire sia nel fisico che nella mente di Sara Errani. L’ex numero 5 al mondo sta vivendo uno dei periodi meno brillanti degli ultimi anni e, a Flushing Meadows, non è riuscita ad invertire il trend negativo. Opposta al primo turno alla non irresistibile americana Shelby Rogers (tennista che, in altri tempi, avrebbe sfinito dopo un paio di game), Sarita è stata eliminata con un deludente 6-4 7-6. “Mi sento molto stanca” aveva dichiarato a fine partita, prima di annunciare il ritiro dal torneo di doppio. Serve al più presto un’inversione di tendenza, i risultati recenti sono allarmanti. Ritornerai?

Andreas Seppi – Voto: 5,5

Come a Rio de Janeiro, il sorteggio si è rivelato poco clemente con un Seppi in evidente difficoltà, prospettandogli (di nuovo) un secondo turno contro Rafael Nadal. L’altoatesino, probabilmente distratto dall’imminente matrimonio, arrivava a New York dopo il 6-2 6-3 inflittogli da Jan-Lennard Struff. Al primo turno dello US Open Andreas aveva rispettato i pronostici e domato in quattro set il personalissimo tennis del veterano Stephane Robert. Al secondo turno non aveva molte chance contro Nadal e, di fatti, ha perso. In nove precedenti, solo una volta Seppi era riuscito a battere il mancino di Manacor (sul cemento indoor di Rotterdam, otto anni fa), quindi non sorprende il secco 3-0 (seppur ci si attendesse un minimo di lotta, che c’è stata solo in un set) con cui Seppi ha dovuto salutare lo Slam a stelle e strisce: è stato il torneo normale dell’uomo normale. Nulla di nuovo sotto il sole.

Alessandro Giannessi – Voto: 8,5

In un’estate dedicata, come sempre, ai challenger italiani sulla terra, Alessandro Giannessi arrivava a New York per giocare le qualificazioni senza – all’apparenza- troppe pretese. D’altronde, per un ragazzo del ’90 che non era mai entrato in top100 – e, fino allo scorso lunedì, era il 243esimo tennista al mondo – già le qualificazioni apparivano come uno scoglio insuperabile. Invece, il ligure ribaltava qualsiasi pronostico piallando uno dietro l’altro Ramanathan, Sugita e Kamke. Per la prima apparizione nel tabellone principale di uno Slam, Giannessi non poteva regalarsi esordio migliore: 0-6 6-4 6-1 1-6 6-0 ai danni dell’americano Kudla e, in vista, un secondo turno contro Wawrinka. E, contro un avversario dal bagaglio tecnico molto più fornito, il mancino di La Spezia ha offerto una prestazione convincente, combattendo fino all’ultimo punto e sprecando persino una palla (al servizio) per aggiudicarsi il secondo set. Archiviati i problemi al polso che ne hanno condizionato la carriera, è forse arrivato il torneo della svolta, l’impegno di certo non mancherà. L’alba di un nuovo giorno.

Camila Giorgi – Voto: 5,5

Sono passati tre anni da quando, a Flushing Meadows, la furia iconoclasta di Camila Giorgi si abbatteva su un’inerme Caroline Wozniacki. Camila, allora ventiduenne, avrebbe poi perso il derby negli ottavi contro Robertina, ma si sarebbe candidata a erede delle eccellenze del tennis femminile azzurro. Il presente della ragazza di Macerata, invece, conta una classifica (di numero 67 al mondo) poco lusinghiera e dei risultati non all’altezza delle aspettative. Il momento negativo della ventiquattrenne azzurra non è stato riscattato nemmeno a Flushing Meadows. Contro Samantha Stosur sono venuti fuori i soliti limiti tattici di Camila, incapace di elaborare un piano diverso dal bombardamento da fondo. E così, dopo due set equilibrati, ha ceduto con un rovinoso 6-1 al terzo a una Stosur che verrà poi eliminata dalla modesta Shuai Zhang. Promessa tradita.

Francesca Schiavone – Voto: 5

Difficile giudicare con imparzialità lo Us Open di Francesca Schiavone. La “Leonessa”, a 36 anni suonati, si divide ormai fra il tennis giocato e quello commentato con i giornalisti di Sky Sport. Priva dell’esplosività e dei guizzi dei tempi migliori, per la quinta volta consecutiva Francesca Schiavone non è riuscita a superare il primo turno dello US Open. Il suo torneo è durato appena un’ora, il tempo necessario a Svetlana Kuznetsova per impartirle un sonoro 6-1 6-2; nulla ha potuto la tennista milanese contro lo strapotere fisico della russa. La campionessa Slam, da tempo, non è più competitiva a questi livelli: il meglio è già stato dato. Il tramonto degli dei.

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