L’edizione 2016 del RG non sarà ricordata per lo spettacolo tennistico ma di sicuro per un programma abbastanza stravolto dal maltempo, per le defezioni eccellenti ed, infine, per la vittoria di Novak Djokovic che cancella la “maledizione del Roland Garros” e si aggiudica il Career Gran Slam (per ora).
Proviamo a dare il nostro solito giudizio (inesorabile) e formuliamo il pagellone di Tennis Circus. Sotto con i numeri.
Novak Djokovic: 9,5. ha vinto il più forte, in tutti i sensi. Solido mentalmente, quasi umano nel break giunto nel finale del torneo, istrione e capace di portare dalla sua parte il pubblico. Non autore di una cavalcata memorabile per arrivare in finale, con un tabellone che non lo ha mai messo in discussione, se non, udite udite, nel quarto turno contro Bautista-Agut bravo a mischiare le carte e confondere un po’ le idee al n. 1 del mondo. Qualche colpo spettacolare, qualche momento poco degno di un campione e più di un figlio unico un po’ viziato (contro Berdych) che gli costano il voto massimo. Saprà farsene una ragione, ne sono certo.
Andy Murray: 7,5 Voto basso per un finalista, in effetti. Il suo torneo è stato faticoso, con tanti match risolti con mestiere, forza mentale e un po’ di fortuna. Meriterebbe di più per la semifinale vinta abbastanza in scioltezza, ma la gestione della finale, la sua totale incapacità di variare la sua tattica quando dopo il primo set Djokovic aveva neutralizzato la sua, abbassano il suo rating. Wimbledon chiama.
Dominic Thiem: 9 Il golden boy del tennis austriaco ha dimostrato che le profezie sul suo conto, fatte anche da questa tribuna, erano più che fondate. Sarà lui un cliente fisso del Roland Garros per i prossimi anni ed è probabile che si porti a casa qualche coppa, vedremo. Intanto ha dimostrato di essere un tennista vero, di dover ancora crescere, ma di fare quello che ogni giocatore con la g maiuscola deve fare, ovvero cogliere le occasioni. E così ha fatto, presentandosi al cospetto del n. 1 al mondo con lo scalpo di Goffin in mano e un tennis di straordinaria solidità.
Stan Wawrinka: 7 Voglia di giocare a tennis saltami addosso. Deve essere questa, forse, la frase che Stan the Man ha scritto sulla lavagna in cucina, che legge ogni mattina facendo colazione prima di andarsi ad allenare. Innamorato, giustamente, del suo braccio, ha deciso di lasciar perdere le gambe e soprattutto la testa. Bravo a venire fuori da un tabellone che però è diventato complicato essenzialmente per le sue indecisioni e svogliatezze. Al primo vero test-match è crollato più o meno rovinosamente.
Thomas Berdych: 7+ Nessuno si aspettava un acuto dal ceco, il quale, però, in occasione degli Slam è un abitué della seconda settimana, da un paio di lustri a questa parte. Ha fatto la sua parte anche questa volta, nessuno può accusarlo di nulla, anzi, ha messo la museruola a David Ferrer che aveva dato qualche zampata, in un match tra nobili avviati verso il sunset boulevard. Ha lottato contro Cuevas e Jaziri, dimostrando una condizione che è cresciuta nel torneo, giocando un discreto tennis.
Richard Gasquet: 7,5 Abbattuto il muro del quarto turno, accede con i fari dell’attenzione addosso ai quarti, dove gioca una partita surreale contro Andy Murray. Dopo 2h di gioco però si ritrova in riserva di energie e idee. Una carriera che doveva essere e non è stata, per una precisa scelta.
David Goffin: 8 Incoccia sulla sua strada l’erede di Carlo V d’Asburgo, si batte come un leone (per quanto la sua faccia da “nice boy” glielo consenta) e ne esce sconfitto ma non umiliato, anzi. Su un campo con meno ranocchie avrebbe sicuramente potuto fare qualcosa in più. Categoria: sfrutto tutti i talenti che ho, diversamente da altri ben più dotati di me (fisicamente). Onore al merito.
Albert Ramos-Vinolas: 7 “Che ci faccio qui?” era il titolo di un bel resoconto di viaggio di Bruce Chatwin. Deve esserselo chiesto anche il buon Albert, giocando un quarto di finale meritato dopo la sconfitta netta della pertica canadese Raonic. Per la serie: la classe operaia va in paradiso.
Marcel Granollers: 6 Meritevole nell’essersi iscritto al torneo. Il resto lo ha fatto la dea bendata.
David Ferrer: 7 Barcollo, ma non mollo. David gioca un torneo gagliardo, a tratti sembra quello di una volta, ma dura troppo poco. La carta d’identità non ammette troppi miracoli, almeno non troppo spesso. Resta un esempio di professionismo raro e da seguire.
Ernests Gulbis: 6,5 Cupio dissolvi. Il suo motto, senza meno. Questa volta riesce a tenere insieme i suoi neuoroni per quasi una settimana, e si porta al minimo sindacale che il suo talento dovrebbe garantirgli. Merita la sufficienza e qualcosa in più, nonostante il “dritto più brutto del circuito”. Chissà che voglia giocare a tennis per davvero.
Kei Nishikori: 4,5 Quarto turno raggiunto bene, ma in stato di confusione totale contro l’enfant du pais. Un torneo nel quale doveva farsi vedere e sentire. Occasione persa, rimandatura senza troppe giustificazioni, proprio nel torneo che rivelò il suo coach.
John Isner: 6 Terra rossa, piove e fa freddo. E lui arriva al quarto turno. Tra i segreti di Fatima doveva esserci qualcosa a proposito di questo trampoliere americano che c’è (quasi) sempre e probabilmente quando le cose si mettono peggio per il suo tennis.
Milos Raonic: 4 Un tabellone da atp250 (con vertici da challenger di livello, citofonare Martin) fino ai quarti di finale mandato a ramengo. Ora sotto con l’erba per riparare all’occasione d’oro persa.
Gilles Simon: 4,5 Chissà se esiste una “sindrome da Roland Garros” per i tennisti francesi, paragonabile a quella degli italiani per Roma (a detta dei Soloni federali). Se esiste Gilles ne è affetto, occasione per fare bene persa.
Linea verde N. Kyrgios: 4,5 L’Australiano concede una rivincita con i fiocchi ad un Gasquet ispirato, ma perde una grossa occasione per far parlare di se. B. Corcic: 7 Raggiunge un bel terzo turno, e si ferma sull’ostacolo più abbordabile. Da rivedere.
R. Bautista-Agut, J.F. Tsonga, R. Nadal: senza voto al buon Bautista? Eh si, proprio perché non riesce mai ad impressionare per qualcosa, lasciare un segno, un gancio all’attenzione dello spettatore. Tsonga sfortunato, pareva in discreta condizione. Nadal un mistero: lascia 9 games nei primi due turni ai suoi malcapitati avversari e si ritira per un problema al polso. Misteri degli anti-dolorifici e auguri di pronta guarigione.
Capitolo italiani: contare i games, come qualche Federales si è impegnato a fare scrivendo nuove pagine di disagio giornalistico, mi pare un lavoro psichiatrico. Passo la mano, e attendiamo nuovi grandi proclama dall’Istituto Luce sul radioso futuro delle racchette italiche.
Adriano Panatta: 10. La classe con cui entra sullo Chatrier per premiare i finalisti merita questo voto pieno che ci inorgoglisce per il riconoscimento dovuto, doveroso ad un campione vero. Grazie alla Federazione Francese per aver umiliato la FIT.