WIMBLEDON – WTA: Promosse e bocciate dei Championships 2014

Andiamo ad analizzare il cammino delle 8 giocatrici che hanno saputo issarsi fino ai quarti di finale, per vedere meglio come si sono comportate nel corso di tutta la manifestazione.

Tennis. Termina, quest’anno come ogni anno, il prestigioso e regale torneo di Wimbledon, tra le sue novità e le sue conferme. Non sono mancate, in effetti, ne’ le une, ne’ le altre per rendere speciale una rassegna già così importante e seguita: con l’esplosione definitiva (o quasi) di talenti come Kyrgios, Dimitrov, Bouchard e Halep, fino alla consacrazione di campioni che già erano stati trionfanti, come Djokovic e Kvitova.

Nel circuito femminile ci sono stati non pochi scossoni, sia nel tabellone del torneo che nella classifica generale, e grazie all’eliminazione prematura delle prime due forze del ranking, hanno potuto mostrare le loro capacità tutte le altre inseguitrici, senza dover tenere conto del timore reverenziale ma solo del ricco premio in palio.

 Andiamo dunque ad analizzare le 8 giocatrici che hanno saputo issarsi fino ai quarti di finale, per vedere meglio come si sono comportate nel corso di tutta la manifestazione.

Petra Kvitova: Voto 9

Non la vedevamo da un po’ di tempo una Petra così: grandi rincorse, gioco molto solido, mentalità vincente e spettacolo allo stato puro.

L’unico set lasciato per strada dalla ceca è stato il primo della partita di terzo turno, che l’ha vista lottarsi l’accesso agli ottavi contro una insidiosissima Venus Williams. Se con Peng, Zahlavova, Safarova e Bouchard non c’è stata quasi partita, in quel terzo turno Kvitova ha dovuto alzare l’asticella per dimostrare di essere pronta al grande ritorno, su quel campo che nel 2011 l’aveva già vista in cima al podio. Sarebbe bastato un blackout di pochi punti per vedere il sogno svanire definitivamente, ma la testa, che spesso le è stata avversaria , l’ha resa insuperabile, e l’augurio è quello di rivedere il suo tennis, tanto bello da vedere quanto efficace, sempre più spesso nel corso dell’anno. Per adesso, è d’obbligo godersi la vittoria.

Eugenie Bouchard: Voto 8

Forse troppo, o forse troppo poco: resta il fatto che Eugenie ha battuto le giocatrici più insidiose dell’ultima fase del torneo, a partire dalla Cornet, che aveva appena sconfitto Serena Williams dopo una lunga battaglia, la Kerber che aveva estromesso la Sharapova, e la Halep, recente finalista ai French Open e ormai affermata giocatrice al top del circuito. Tutte loro, comunque, erano in condizioni fisiche non perfette, per la stanchezza degli incontri precedenti o per qualche acciacco, come quello della Halep rimediato dopo pochi games proprio in semifinale contro la canadese.

La finale contro una Kvitova perfetta non può bastare ad abbassare il valore di una grande impresa, quella di arrivare per la prima volta ad una finale Slam. Forse sapeva anche lei che sarebbe stato troppo vincerla, sopratutto se a discapito di una Kvitova così, ma resta il fatto che i segnali sono più che positivi per l’immediato futuro, con la piazza mondiale che già la vuole erede di Serena in cima alla classifica WTA, e lei non sembra essere dispiaciuta di questa prospettiva.

Lucie Safarova: Voto 7,5

La N.2 della Repubblica Ceca è arrivata fino in semifinale, soffrendo nelle prime partite contro Goerges e Hercog, e trovando una migliore condizione psicofisica negli incontri subito successivi, che l’hanno vista vincere contro Cibulkova, Smitkova e Makarova, prima di perdere poi dalla sua connazionale. Cammino non dei più duri, forse, però non era facile riuscire ad imporre il proprio gioco con avversarie alla ribalta come quelle che ha incontrato, soprattutto vista la sofferenza nei primi match, terminati entrambi 2-0 ma dal destino tutt’altro che già scritto. Anche quelle sono grandi prove di maturità e Lucie si è saputa prendersi rischi e responsabilità, arrivando così ad un gran bel jackpot. Brava.

Simona Halep: Voto 7,5

“Pronti, via!”, e Simona inizia già a mietere le prime vittime: Pereira al primo turno, Tsurenko al secondo, Bencic al terzo e Diyas agli ottavi. Quando ti trovi davanti la Lisicki, in quel di Church Road, sai che quantomeno non sarà facile affrontarla e batterla, figuriamoci lasciarle quattro games. E invece così è andata! 6-4 6-0, complice anche una tedesca che dopo il primo set ha sostanzialmente smesso di giocare, è stato il risultato finale, che l’ha spinta fino alla semifinale persa con la Bouchard. Destino ha voluto che quella caviglia sinistra si flettesse in modo innaturale dopo pochi punti, costringendo la rumena a reinterpretare il proprio tennis e, dopo aver perso il primo set, ad alzare bandiera bianca sul piano del gioco. Peccato, perché forse avremmo visto tutta un’altra partita. E, chissà, un altro risultato.

Angelique Kerber: Voto 6,5

Sharapova a parte, la teutonica si è limitata all’ordinaria amministrazione contro Urszula Radwanska, Watson e Flipkens, rischiando anche più del dovuto. La maratona contro la siberiana, letteralmente uno schiacciasassi nelle partite in rimonta, ha dimostrato che lei ci poteva essere, disponibile per giocarsi un posto importante sul podio, ma la stanchezza forse è stata troppa, e lei è stata troppo poco contro la Bouchard. Ogni occasione sembra tramutarsi in rimpianto ed un po’ più di costanza in più porebbe aprirle porte del tutto nuove.

Sabine Lisicki: Voto 6,5

Sabine ha dovuto fronteggiare, nel suo cammino fino ai quarti, giocatrici decisamente in forma, come la Ivanovic (battuta in 3 set) e la Shvedova (molto abile su erba) e, dato il valore di tali successi, si pensava che Sabine fosse in grado di insidiare nuovamente le altre top fino a lottarsi nuovamente il trofeo vista anche la finale dello scorso anno persa poi con Marion Bartoli. Contro la Halep si è spenta la luce, ed i quattro games in tutta quella partita hanno spento il sogno, lasciando un ulteriore rimpianto all’erbivora di Troisdorf.

Ekaterina Makarova: Voto 6

Mentre i risultati nel doppio latitano, la russa sembrava aver imboccato un’ottima strada nel tabellone di singolare: dopo aver battuto la Doi al primo turno e la Garcia al secondo, la polacca Aga Radwanska sembrava un ostacolo insormontabile. Eppure la ex N.3 non è neanche scesa in campo. O meglio, ci è scesa, ma non ha giocato affatto, lasciando macinare gioco alla Makarova che ha avuto la meglio in neanche un’ora di gioco con il risultato di 6-3 6-0. Da lì sarebbe potuta nascere una nuova opportunità per la Makarova, opposta ad una Safarova che non è proprio la Williams (o la Kvitova del caso). 6-3 6-1 Safarova e tutti negli spogliatoi, senza neanche la forza di lottarsi un set. Altra delusione.

Barbora Zahlavova-Strycova: Voto 8

Sinceramente, non potevamo chiederle di più. La 28enne di Pilzen, altra ceca, partiva senza una testa di serie e, nonostante una splendida stagione su erba (finale a Birmingham, persa da una indiavolata Ivanovic), non si pensava potesse fare più di tanto. Messe in fila Kudryavtseva, Vesnina, Li e Wozniacki, tutte quante in “straight sets”, con le ultime due che erano decisamente clienti da non sottovalutare, anzi. La sconfitta con la Kvitova, poi vincitrice finale, non può essere paragonata a quella delle colleghe dei quarti di finale, anche perché il gioco espresso dalla sua avversaria era già in netta crescita. Grande interprete di questa superficie che, ci auguriamo possa figurare sempre più spesso tra le liete sorprese dei vari tornei a venire.

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