Naomi Osaka: 10 e lode
Non poteva esserci altro voto per la campionessa, che ha lasciato ben poco sul suo cammino. Partita con tanti dubbi, legati alla condizione fisica e alla finale di Cincinnati non disputata, Naomi ha dimostrato da subito di stare bene e di convivere con il fastidio alla gamba sinistra che l’aveva penalizzata nella settimana precedente. Ha portato in campo un tennis eccezionale e ha dedicato ogni vittoria ad una vittima afroamericana morta per mano della polizia statunitense. Osaka è fortissima, è determinata sia fuori che dentro al campo, e da ragazza timida e impacciata è diventata uno dei volti più potenti del mondo dello sport. Per lei è il terzo terzo titolo Slam in circa due anni, nonché il terzo Major vinto degli ultimi 5 disputati su cemento. Quando sta mentalmente bene non ce n’è per nessuna, il futuro è tutto dalla sua parte.
Victoria Azarenka: 10-
Un torneo eccezionale per la ex numero 1 del mondo, un sogno infranto a pochi game dalla gloria. Avanti set e break in finale contro Osaka ha subito il ritorno della nipponica e non ha saputo contrastarlo. In lacrime alla premiazione, ha saputo dare una grande lezione a tutti non solo sul campo ma anche in conferenza stampa poi, raccontando del difficile viaggio per tornare a questi livelli, dopo gli infortuni, la maternità e la lotta legale per la custodia del figlio Leo. Vika sta ritrovando intensità ma soprattutto fiducia nei propri mezzi, che sono tra i migliori al mondo. Tornata ora nelle prime 15 al mondo, questa è stata la sua terza finale persa a New York, ma se fino a qualche settimana fa sembrava impossibile vederla con un trofeo così importante in mano, ora le speranze si sono riaccese. Potrebbe essere presto per affermarlo, ma pare proprio Vika sia tornata.
Serena Williams: 9
Questo voto può sembrare strano, ma nonostante Serena abbia fallito nella sua impresa di vincere il 24esimo Slam, ha raggiunto una semifinale affatto banale considerando che a fine settembre spegnerà 39 candeline e che la pausa ha sicuramente inciso molto sulla sua preparazione atletica. Spesso in affanno, ha saputo prendersi la rivincita contro Sakkari e rimontare un set ad una scatenata Pironkova. Se fisicamente in difficoltà e fuori forma riesce a portare a casa delle maratone del genere, il tennis ha ancora bisogno di lei. In semifinale, avanti di un set ha finito le batterie ed ha alzato bandiera bianca contro l’amica Azarenka. Forse non sarà più in grado di vincere un Major, potrà togliersi ancora diverse soddisfazioni, finché lo vorrà.
Jennifer Brady: 9
La statunitense continua a crescere e finalmente i risultati premiano i suoi miglioramenti. Servizio e dritto sono una certezza, non la lasciano mai, e diventa complicato su cemento starle dietro. In semifinale ha portato Osaka al set decisivo tenendole testa per quasi tutto il match. Se in questo 2020 ha giocato spesso da mina vagante, nel prossimo anno sarà una certezza e la classifica rifletterà presto il grande salto di qualità di questi due anni.
Tsvetana Pironkova: 9
Una storia che ha dell’incredibile. Tsvetana Pironkova lascia il tennis nel 2017 per dedicarsi alla sua vita privata; si sposa, ha un figlio, sparisce dai radar. Poi quest’anno, subito prima della sospensione del circuito, annuncia di essere pronta alle competizioni. Nessuna grande novità, le madri nel tour sono sempre di più, quello che proprio non ci si poteva aspettare è che al primo torneo giocato al rientro Pironkova battesse due ottime giocatrici come Muguruza e Vekic, e una ex top15 come Alize Cornet, ora calata in classifica. Ai quarti di finale fa tremare tutti portandosi avanti set e break contro Serena Williams prima di cedere al terzo. Le premesse per il ritorno sono comunque ottime e se continuerà così al prossimo Wimbledon andrà direttamente tra le favorite per il titolo.
Katrina Scott: 7
La giovanissima americana classe 2004 ha debuttato a livello pro in grande stile, battendo la russa Vikhlyantseva al primo turno e arrivando a servire per il match al secondo contro Anisimova. Servizio già ora devastante, ottima mobilità e palla pesante, una ricetta ben riuscita che può portare Scott tra le prime 100 al mondo già durante la prossima stagione. Gli stati uniti possono aggiungere un altro nome alla (lunghissima) lista di future protagoniste del tour. Un nuovo dominio targato USA sta arrivando.
Sofia Kenin: 5,5
La campionessa in carica degli Australian Open non arrivava agli Us Open in forma smagliante, ma il ridotto campo di partecipazione da parte delle top player doveva essere sfruttato molto meglio. Giunta comunque agli ottavi, non ha saputo fare nulla contro Elise Mertens, poi distrutta da Azarenka ai quarti. Poteva e doveva fare meglio la classe 1998, che su terra dovrà tentare di ritrovare la fame e la determinazione che l’hanno portata alla grande impresa di Melbourne.
Coco Gauff: 5
Ci si sente quasi in colpa a dare un’insufficienza ad una ragazza che a soli 16 anni è in zona top50 della classifica, ha già raggiunto gli ottavi Slam e vinto il suo primo titolo WTA, eppure Coco poteva fare molto di più e la sconfitta con Sevastova, poi travolta da Kostyuk, era evitabile. Poco efficace e con poche soluzioni, Gauff è incappata in una brutta giornata, cosa assolutamente normale, ma è un peccato ci sia incappata proprio agli Us Open. Al terzo turno l’avrebbe attesa un grande scontro con Naomi Osaka, con cui aveva perso nella scorsa edizione ma di cui si era poi vendicata agli Australian Open. Sarà per il prossimo anno, intanto ci possiamo preparare a vederla in azione per la prima volta su terra rossa, lei che ha vinto anche l’edizione del Roland Garros junior di qualche stagione fa.
Karolina Pliskova: 4
La ceca arrivava da numero 1 del seeding e aveva un’occasione incredibile, sfatare finalmente il tabù Slam. E invece ha faticato da subito, complicandosi la vita con Kalinina e poi rimanendo impotente per quasi tutto il match contro Caroline Garcia. Se la transalpina ha giocato senza alcun timore reverenziale e ha mostrato tratti del suo miglior tennis, dal canto suo Pliskova è rimasta ferma sulle gambe, poco reattiva. Difficile che Karolina abbia in futuro un’altra occasione simile di trionfare in un Major, ma davanti a lei ci sono ancora diversi anni di carriera, le speranze rimangono.