“Dritto al cuore”, la vita di Flavia Pennetta

"Il tennis è lo sport più individuale di tutti e chi vuole emergere deve diventare una macchina fredda, egoista, sola contro il resto del mondo. Bisogna avere costanza nell'allenarsi, sapere rinunciare alle tentazioni, girare il mondo come una trottola, sopportare che chiunque si senta in diritto di esprimere giudizi su di te, anche a sproposito. E una vita di cui si vedono solo le luci, che invece ha anche moltissime ombre"

“La linea di fondocampo è il posto più dimenticato del tennis. Lì posso dire e fare di tutto: il mondo mi guarda, ma nessuno mi raggiunge”

Un libro è probabilmente il miglior modo per spiegare al mondo chi siamo, parlare della nostra storia e dei nostri valori. Attraverso le pagine possiamo raccontarci e permettere a chi legge di condividere emozioni e pensieri.

Flavia Pennetta, numero 16 nel Ranking WTA, ha deciso di raccontarsi attraverso il libro autobiografico “Dritto al cuore” in cui lascia trasparire l’immagine di una donna semplice, allegra e con una gran voglia di vivere.

Non dimentica le sue origini, ripercorre la sua favola sportiva e personale , quella di una ragazzina nata a Brindisi nell’inverno del 1982, che ha lottato per raggiungere i suoi obiettivi e continua a farlo.

Nessuno in famiglia si aspettava la nascita di una femmina per la forma del pancione di mamma Concetta. Erano talmente convinti che Flavia racconta che i genitori non fecero neanche l’ecografia per conoscere il sesso del bambino. Il nonno era entusiasta dell’arrivo di un maschietto perché finalmente avrebbe potuto insegnare al nascituro tutto quello che sapeva sugli animali, sui boschi e sulla vita stessa, ma le aspettative svanirono quel 25 febbraio quando dalla sala parto venne comunicato loro che era nata una bambina.

index “Tutte le donne del presidente( del Circolo tennis”: la mia mamma bellissima, la mia sorellina lunghissima e io, il funghetto di tre anni. Il presidente è l’affascinante signore sulla destra”

Sua sorella, Giorgia, sei anni più grande, probabilmente è il motivo per cui ha cominciato a giocare a tennis fino a quando non è diventata una passione tutta sua. Flavia giocava contro il muro tutti i pomeriggi, aspettava che papà rientrasse dal lavoro per spostare i divani del salotto e fare due tiri con lui.

Caratterialmente è molto diversa dalla sorella: obbedisce poco e si ribella molto. Non molti crederebbero che Flavia Pennetta abbia perso tutto il possibile immaginabile nei campionati Under 12 e di essere diventata di interesse nazionale solo intorno ai 13 anni, a differenza di Emily Stellato, a quell’epoca osannata come prossima campionessa dell’Italia intera, che partì per l’Academy di Nick Bollettieri ma dopo poco tempo capì di non essere così tanto brava e perse se stessa.

Flavia pensa spesso all’esperienza della collega perché forse, se allora fosse stata più brava, anche lei avrebbe perso il senso delle cose e avrebbe smarrito la strada per trovare se stessa.
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Nel libro Flavia ci racconta le sue storie d’amore e tra tutte credo che quella del suo primo grande amore sia quella che l’ha maggiormente portata ad essere la donna che voleva diventare e che è oggi.

Florian Allgauer è il giovane tennista che conquista il  cuore di una giovanissima Flavia sognatrice di un amore infinito. Rimangono insieme per tre anni quando lei si trasferisce a Milano per essere allenata da Barbara Rossi.

Flavia amava Florian come si amano i primi amori, con inconsapevolezza e incoscienza. Il suo carattere la faceva sentire sicura del suo rapporto con lui, anche perché non era una di quelle ragazzine che hanno bisogno del bacio della buonanotte per sentirsi amata. Era anche convinta di essere una costante nella vita di Florian e che prima o poi, il giovane avrebbe smesso di uscire con più ragazze contemporaneamente e avrebbero vissuto felici e contenti.

Lei è a Milano e lui da Firenze non la chiama, non le manda messaggi e non va nemmeno a trovarla, ma lei lo ama troppo, crede sia impossibile pensare a una vita senza di lui, senza l’idea di lui e senza un uomo vicino tanto che lei stessa afferma: “ Ho rinunciato al Centro Federale perché non volevo vivere di solo tennis. Lasciare Florian sarebbe come capitare sulla casella sbagliata nel Gioco dell’oca e dover tornare al via”.

Quando Flavia è costretta a stare lontana dal tennis a causa di una malattia infettiva che la porta a dimagrire di undici chili, comincia a porsi domande a cui prima di allora non aveva neanche mai pensato. “Come tennista sono finita? O ho ancora delle possibilità? Salirò mai in classifica o sono destinata a giocare solo tornei da 75000 dollari?”

In quell’istante è come se scoprisse che il tennis è sogno e passione allo stesso tempo. Il tennis aveva da sempre occupato un posto “speciale” nella sua vita, ma non era mai stata la cosa più importante.  Era una tra le cose che le riuscivano bene, la cosa in cui era più portata, ma in realtà si era lasciata trasportare dagli eventi senza essere lei stessa a determinarli. Non aveva rinunciato a niente per il tennis, ma era giunto il momento, in cui se avesse deciso di continuare a giocare, tutto avrebbe dovuto funzionare diversamente, o meglio, “ LEI avrebbe dovuto funzionare diversamente”.

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A diciannove anni Flavia capisce uno dei concetti fondamentali intorno a cui ruota l’esistenza di ognuno di noi e fa una constatazione: ciascuno di noi ha una dote e non sfruttarla è un delitto, di qualsiasi dote si tratti. Invece, la passione è un’altra cosa e non crede che valga la pena soffrire e lottare per una passione quando le vere doti di cui si dispone sono altre.

A quel punto Flavia si promette e si impone allo stesso tempo che se entro i ventuno anni non avrà fatto un salto di qualità vero, smetterà di giocare a tennis da professionista.

Decide che per concentarsi sul suo obiettivo, non ha bisogno di un uomo come Florian che non ha mai tempo per lei, scopre che esistono uomini premurosi, attenti, presenti, che mandano messaggi, telefonano e fanno la corte, come Leonardo.

Dopo aver tentato di partecipare agli Australian Open nel gennaio 2002, comincia a frequentarlo più seriamente, ma ha un altro tra i più grandi difetti dell’uomo: è troppo geloso e Flavia non può dargli ciò di cui ha bisogno, cioè sicurezza.  È Florian a riconquistarla e si trasferisce da lei a Milano dove vivono e si comportano come la coppia ideale.

Questo è solo l’inizio della sua storia e preferisco non svelare “tutto quel che sta nel mezzo”. Flavia continuerà a salire nel ranking e a raccontarci le vicende personali, compresa la storia d’amore con Carlos Moya,  e gli incontri che l’hanno accompagnata nel suo percorso tennistico. La storia di questa ragazza è ritratto della semplicità che la contraddistingue e che la rende così amata tra il pubblico italiano.

E’ interessante vedere come ogni evento tennistico della sua carriera sia sempre stato accompagnato da vicende personali che hanno contribuito alla sua crescita personale a tal punto da renderla forte e determinata tanto nella vita quanto sul campo da tennis.

In particolare, c’è un punto alla fine del libro in cui Flavia parla al lettore non solo come se volesse raccontargli la sua storia, ma spronandolo a non accontentarsi del cielo quando si può ambire all’infinito.
“ Vorrei, vorrei, vorrei. Sembro una bambina viziata. Forse lo sono, perché so che i sogni si avverano. Vederne avverare uno, poi un altro e un altro ancora porta a credere che tutto sia possibile. Che sia proprio come mi dicevano da piccola: “Flavia, tu puoi fare tutto”. Non credo di essere così potente, però so che, se finalizzo, remo, se scelgo bene i colpi e non bado troppo ai risultati, le cose succedono. Non provarci sarebbe ammettere una sconfitta, e a trent’anni non sono ancora pronta. Continuo a volere tutto: voglio un amore sconfinato, voglio fare bene nel mio lavoro, voglio lasciare un segno, voglio viaggiare e vedere e scoprire posti e vite. Voglio il sogno tutto intero, da mordere e abbracciare.”
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Fonte : “Dritto al cuore”

Autore: Flavia Pennetta
Editore: Edizioni Mondadori
Data di pubblicazione: 22 Novembre 2011

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