L’eterno ritorno – Ci risiamo, dunque. Ecco gli spettri che ciclicamente si manifestano e che puntualmente paralizzano il tennista ligure di fronte a se stesso. Un eterno ritorno senza soluzioni di continuità. La verità è che, con tutta la stima ed il bene che lo circonda, non è possibile far dipendere il proprio gioco dalla creatività occasionale, senza poter disporre di una strategia chiara. La conseguenza è che ogni partita, anche contro un avversario non difficile, possa diventare imprevedibile e ricca d’insidie. Com’è noto, Fognini è un giocatore che nel corso di uno stesso game è in grado di eseguire colpi fenomenali ed una serie improvvisa di errori banali. Quest’attitudine, analizzata in un arco temporale ampio, si traduce in un andamento sinusoide, un continuo sali e scendi delle prestazioni e dei risultati. A quasi trent’anni si ritiene ormai difficile che possa capovolgere e riqualificare questo trend.
Ragioni psichiche – Il nuovo allenatore, l’argentino Franco Davin, ha certamente apportato dei miglioramenti nel gioco di Fognini ma, probabilmente, ancora non è stato in grado di entrare nel suo recinto mentale. E cioè, di trasformare le sue potenzialità “tennistiche ed atletiche”, in azioni determinate e continue nel corso di un torneo o, magari, di un’intera stagione. Il problema è di ordine psicologico dunque. Le frequenti ricadute rientrano nell’ incapacità di gestire le gare a livello mentale. In particolare, si nota la sua difficoltà nel mantenere alta la concentrazione anche nei momenti “favorevoli” del gioco. Su La Repubblica di qualche giorno fa, Gianni Clerici ha espresso dei giudizi molto severi nei suoi confronti. Ha parlato di “infinite illusioni sulle sue potenzialità”. Nel senso che non si dovrebbero avere troppe aspettative su di lui, poiché non si tratta del campione che da molti anni è atteso in Italia. Sono state forse parole eccessive, dettate da un momento di sconforto e di delusione all’indomani della sconfitta contro Carreno Busta.
Il tabù Carreno Busta – Il tennista spagnolo rappresenta un tabù nella carriera del sanremese. Su cinque incontri disputati ha subito cinque sconfitte. Peccato per questa volta. In quel di Montecarlo, Fognini ha sempre dimostrato di avere un certo feeling con l’ambiente di gara ed avrebbe potuto ambire al superamento di più turni. Un rimpianto, reso ancor più grande in quanto sarebbe stato in grado di vincere agevolmente l’incontro. Ma ancora una volta è stato lui a complicarsi le cose. Carreno Busta esegue un tipo di gioco regolare e solido, senza grandi cambi d’intensità e senza accelerazioni, commettendo pochi errori. Queste caratteristiche hanno fatto emergere i punti deboli di Fabio. In particolare, ciò di cui si è illustrato in precedenza: la commissione di numerosi errori non forzati e l’incapacità di gestire mentalmente la gara. Dal punto di vista tecnico, si è notata la scarsa affidabilità del servizio. In particolare, va segnalata la prima palla sempre poco incisiva. Mentre la seconda, talvolta, è stata spinta eccessivamente fino alla commissione del doppio fallo (ben 8 in tutto il confronto). E’ emersa anche la difficoltà nell’ eseguire le risposte al servizio dell’avversario, peraltro non così insidioso. Molti errori sono arrivati proprio in questo frangente, quando avrebbe potuto essere più preciso.