Un piccolo assaggio del calore ricevuto per il suo ritiro lo si è avuto sui campi di Wimbledon, dove fu consacrato nel lontano 2002 dopo la conquista del suo secondo titolo Slam, e anche se il sipario calerà definitivamente in occasione degli Australian Open 2016, l’ultimo match di Coppa Davis dello scorso weekend chiude il cerchio di una carriera all’insegna della grinta e della generosità.
Il nome Lleyton Hewitt, spesso accostato al soprannome “Rusty”, certamente non verrà dimenticato il quel circuito che tante soddisfazioni gli ha regalato ed al quale lui stesso ha dato tantissimo nel corso della sua lunga carriera che dura ormai da più di 17 stagioni.
Due trofei Slam, compreso il primo a Flushing Meadows nel 2001, e due successi alle Tour Finals, tutti in quel magnifico biennio 2001-2002 che si va ad unire ai due successi in Davis Cup datati 1999, quando Lleyton era al suo esordio con i canguri, e 2003, senza contare le altra due finali disputate nel 2000 e nel 2001.
Una carriera che lo ha visto non sempre al top, anche a causa degli infortuni che lo hanno spesso costretto a delle difficili rimonte in classifica fino alle posizioni che gli spettavano, e se il suo gioco ha molti punti forti, con le sue strenue difese ed una vasta serie di soluzioni da fondo campo, forse il fiore all’occhiello del talento australiano è proprio la grinta con la quale ha sempre interpretato i vari step della sua carriera, dai celebri comeback alle vittorie più sentite.
Proprio in seguito alla sua ultima partecipazione da giocatore con la maglia australiana, Hewitt ha rilasciato un’intervista al portale theage.com.au, rispolverando le grandi soddisfazioni ottenute in passato e tutti i momenti vissuti al fianco dei compagni, prima più grandi e poi decisamente più giovani di lui, nei tanti anni spesi a lottare per la tanto agognata Insalatiera.
“E’ stato un viaggio fantastico, ha preso tantissimo tempo della mia vita; ho onorato la Coppa Davis rappresentando la mia Nazione, per cui posso dire di essermi goduto ogni momento. Ricordo tanti ragazzi più grandi di me che, quando sono entrato nel team, mi hanno insegnato che nel tennis e in Davis Cup hai tanti momenti di gloria, ma devi digerire anche alcune dure sconfitte, e devo dire che non c’è niente di più vero”.
“Ricorderò sempre la gioia delle due vittorie, quella del 2003 ma soprattutto quella all’esordio del 1999, come posso ritenermi orgoglioso di aver fatto parte di quel team vincente. Ho sicuramente dovuto far fronte a delle difficili sconfitte, ma penso che queste ti facciano diventare più forte come tennista professionista, dato soprattutto il fatto che il tennis è uno sport molto egoista. Ti concentri sul tuo tennis 10 o 11 mesi all’anno, perciò ho sempre amato l’atmosfera che si vive quando si sta in gruppo, allenandosi, condividendo tutti i momenti spesi insieme e lottando per la tua Nazione”.
“Devo tanto a John Newcombe e Tony Roche, ed è fantastico che Tony sia tornato a lavorare con i ragazzi giovani, perché è davvero una parte importante del team. Anch’io ho cercato di essere un esempio, sia in campo che fuori. Quelle piccole cose che devi fare per tirare fuori te stesso in Davis.”
Che la sua carriera sia giunta al termine, purtroppo, è il finale che prima o poi ci si deve aspettare da qualsiasi cosa, eppure le gesta di Rusty resteranno a lungo negli occhi di chi ha potuto ammirarle, e se potrà esserci un futuro per lui dietro le quinte del tennis aussie, magari già nei prossimi anni come capitano del team di Davis, c’è da stare certi che per la sua squadra e per il tennis sarà l’ennesima pagina importante, con la grinta di sempre ed i suoi immortali “C’mon!”.