Dovevo giocare una esibizione a Mallorca con Becker. Mezz’ora prima della partita, Boris si nega, per un dolore. Giocherai con un ragazzino quattordicenne, l’unico tennista disponibile, mi dicono. Vado in campo preoccupato di fargli fare qualche game, in modo che non si metta a piangere. Perdo facile, in due set, e solo allora gli domando come si chiama: Rafael Nadal.
Pat Cash
Così l’ex tennista australiano, vincitore di Wimbledon nel 1987, si espresse su un giovane talento e predestinato del tennis spagnolo e mondiale, che da lì a poco sarebbe diventato uno dei migliori, battendo qualsiasi record.
IL RE DELLA TERRA ROSSA – Un giocatore straordinario, un atleta prima che tennista, che fa del suo fisico e del suo dritto mancino, “uncinante”, i suoi marchi di fabbrica. Rafael Nadal, classe 1986, è considerato uno dei giocatori più forti di sempre, date le sue 16 vittorie negli Slam, statistica appena aggiornata dopo la vittoria a Flushing Meadows, a meno 3 dall’altra leggenda rinata quest’anno, Roger Federer. Il tennista delle isole Baleari è, all’unanimità, considerato il più grande sulla terra rossa, The King of Clay, per via dei suoi 53 titoli conquistati con un tris di 10 successi, in 3 tornei che per lui sono degli avamposti tennistici. Il cemento anche non lo disprezza, mentre l’erba è sicuramente meno adatta al suo gioco e alle sue abitudini, dato le condizioni climatiche e la tradizione spagnola, Rafa ha sempre prediletto i campi in terra battuta, coadiuvato dallo zio Tony Nadal, prossimo alla separazione con il nipote, per seguire i talenti della Rafa Nadal Academy By Movistar. Il talento spagnolo, è stato sempre allenato e seguito dallo zio, che lo ha preparato sulla superficie più comune, soprattutto in Europa, e più incline alle sue potenzialità, dato il suo stile di combattente e continuità in campo, agevolata soprattutto da una condizione fisica invidiabile, che ha fatto le fortune del ragazzo di Manacor. Il suo spirito combattivo e da leone in campo, affievolita negli anni a seguire, si notarono subito nel 2005 nelle sue 24 vittorie consecutive, che lo portarono a battere Andre Agassi in termini di record, e successivamente a vincere 4 titoli sulla terra consecutivi, Montecarlo, Roma, Barcellona e infine il “Delfinato” parigino del Roland Garros. Rafa, infatti, ha fatto dei primi tornei citati, dei veri e propri feudi, dove domina ormai da 12 anni a questa parte, collezionando il 10° successo nel Principato, in Catalogna e a Parigi solo nel 2017, per far capire la sua fame di vittoria ritornata.
I PRIMI ANNI DI VITTORIE E LA LEGGENDA CON ROGER FEDERER – Il giovane Rafa inizia vincendo il trofeo in Francia ad appena 19 anni, nel 2005, battendo Mariano Puerta, diventando così il terzo giocatore a vincere uno Slam alla prima partecipazione dopo Mats Wilander nel 1982 ed Andre Agassi nel ’95, ed il primo teenager dai tempi di Pete Sampras nel 2000 allo Us Open. Nei successivi 3 anni, arriveranno altre finali e altrettante vittorie, sempre sullo stesso rivale: Roger Federer, che mentre in quei anni dominava sull’erba a Wimbledon e comandava la classifica ATP, al Roland Garros non riusciva a mettere il sigillo sull’unico slam mancante, che arriverà esattamente un anno dopo, proprio con gli inizi dei problemi dell’eterno amico-rivale. Proprio tra l’elvetico e lo spagnolo, ci sono state partite memorabili, sfociate nell’epica, un bilancio di 37 match, in cui conduce il toro di Manacor per 23-14; i due si sfidarono per la prima volta nel 2004, a Miami, periodo nel quale iniziò il dominio Federer, sconfitto al primo incrocio in due set dal terraiolo maiorchino, allora n.34 al mondo. Hanno occupato dal luglio 2005 all’agosto 2009, le prime due posizioni nel ranking, come nessuno mai, con Federer, ad aver occupato la testa della classifica per 237 settimane consecutive, diventate 302, mentre il rivale, che ha ripreso la vetta lo scorso agosto, per un totale di 145 settimane. Una rivalità così accesa quanto amichevole, apprezzata dal pubblico e considerata dai migliori critici, come la più avvincente della storia del tennis. Partite straordinaria, spesso perse da Roger, ma che rimarranno per sempre nella memoria degli appassionati: come quella di Roma nel 2006, in uno stadio Pietrangeli stra-colmo, i due diedero vita ad una partita indimenticabile, con la vittoria di Nadal al 5° dopo essere stato sotto 4-2 nello stesso set, annullando peraltro due match point allo svizzero, per il quale Roma, resta una chimera. Ma, naturalmente, quella più importante, Leggendaria, epica, è quella del 2008, a Wimbledon, dopo che anche quella del 2007, era terminata al 5°, ma un maturo Federer vinse sul Court 1, in attesa del tetto al Centrale, raggiungendo Borg, con 5 vittorie consecutive: questa volta era Nadal a voler emulare lo svedese, con una doppietta France Open e Wimbledon che mancava dal 1980, ma dopo i primi due set vinti dallo spagnolo, la Provvidenza e la pioggia vennero in favore di Roger, che tornato in campo dopo 80 minuti, vinse due tie-break, annullando match-point, ma al momento del dunque, i nervi di Nadal tennero. 6-4, 6-4, 6-7(5), 6-7 (8), 9-7: il dominio spagnolo poteva iniziare.
“This is the greatest match I’ve ever seen.”
John McEnroe
GLI ANNI DELLA CONSACRAZIONE – Dopo le vittorie tra il 2004 e il 2008, Rafael Nadal era pronto a prendersi la scena del tennis mondiale, soprattutto dopo aver battuto già varie volte il dominatore di quel periodo del circuito e dando vita ad una nuova rivalità con Novak Djokovic. Già in 4 anni, era il più forte sulla terra rossa, a 22 anni, con 5 anni in meno di Roger, il tennis aveva già trovato il degno erede; il 2008 infatti, per Rafa rappresenta un anno d’oro, la doppietta Francia-Inghilterra, l’oro olimpico a Pechino, e la Coppa Davis, seconda dopo quella di 4 anni prima. Il nuovo numero 1 al mondo aveva vinto tutto, certo sul cemento non era un astro, ma così giovane, mai nessuno aveva vinto così tanto, detenendo così tanti record già così giovane: sembrava costruito apposta per rovinare i piani e limitare i successi del giocatore più forte della storia del tennis. Quegli anni Rafa era un animale da campo, uno squalo affamato, che appena vedeva un po’ di rosso, cominciava a correre e lottare come su un ring, grazie a corsa e forza fisica che lo rendono, l’atleta più imponente della storia. L’anticamera di Roger, nato per distruggerlo, sportivamente parlando, basando tutto su un carattere forte e difficile da scomporre, fatto di sacrifici e lavoro psico-fisico, diventato dogma, anche nella sua nuova Academy a Manacor. Dopo un anno sabbatico, “avaro” di soddisfazioni, ma in cui vinse comunque il suo unico Australian Open, altro match epico contro Federer, e la Coppa Davis, nel 2010, Nadal si ripresenta con un look più “tennistico” ed elegante, ma più inferocito ed affamato che mai, che lo porteranno a conquistare, di nuovo, la vetta, dopo che l’anno precedente Federer, aveva partecipato a tutte e 4 finali Slam, ma non riuscendo a fare en plein, per via dei ragazzi terribili come Nadal, e il classe ’88, Juan Martin Del Potro. Da molti giudicato come l’anno migliore del campione spagnolo, nel 2010 vinse ben 7 titoli, non certo la stagione più prolifica, dato che la più vincente resta quella del 2005, ma nell’anno del ritorno dai lievi infortuni, Nadal vince ben 3 Grand Slam, diventando l’unico uomo, insieme ad Andre Agassi, a completare il Golden Career Slam, che riesce a conquistare 4 Slam e la medaglia d’oro nell’arco di 4 anni; nel circuito femminile invece le uniche a riuscire nell’impresa, sono state la signora Agassi, Steffi Graf, e Serena Williams. L’Australian Open fu vinto da Federer, mentre Nadal, finalmente, si affermò per la prima volta anche a New York: lo spagnolo era tornato a macinare punti e vittorie, perse la finale ATP Finals, chimera fin qui della sua stellare carriera.
GLI INFORTUNI E IL RITORNO – Lo spagnolo, dopo anni al top, patisce diversi infortuni, che comunque lo portano alla vittoria del Roland Garros del 2011 e il 2012, ma il maiorchino non è più pimpante e straripante come gli anni addietro, anche e soprattutto per l’ascesa al trono di Nole nel magic 2011, che concluderà il Career Slam dopo 5 anni, prima del suo declino che lo ha portato al momentaneo allontanamento dal mondo del tennis. Rafa inizia ad avere vari problemi, soprattutto alle ginocchia, che gli fanno saltare vari tornei o uscire prematuramente da diverse competizioni, così che la sua presenza si affievolisce nel circuito, ma naturalmente, sulla terra, territorio di battaglia per lui, continua a dominare, salvandogli la stagione. Dopo due stagione con qualche alto e basso di troppo, nel 2013 torna più forte di prima, con qualche problemino certo, ma la forma fisica che ha nella primavera “rossa” è sempre notevole, vincendo Barcellona, Madrid, Roma e Roland Garros dopo l’epica semifinale vinta 9-7 al 5° su Nole, vincendo contro il lavoratore Ferrer, con l’8° sigillo su 9 partecipazione: fantascienza. Già perché il rapporto tra Rafa e il suo feudo parigino è fatto di amore e emozioni, che con il tifo, lo rendono imbattibile, anche quando non in condizioni ottimali come il post 2010. Un’altra motivazione potrebbe essere anche il tempo, sempre controverso a Parigi, che contribuiscono a rendere la terra lenta, più del solito, favorendo un giocatore come Rafa che ama la continuità, a differenza degli altri giocatori, soprattutto che amano giocare la palla “piatta”: non a caso gli unici da 12 anni a questa parte ad espugnare il Court Philippe Chatrier, sono stati fenomeni come Federer e Djokovic, più il solito outsider, purtroppo mai continuo, Stanislas Wawrinka. Considerato come uno dei suoi anni migliori, concluse l’anno di nuovo da primo, con la vittoria del 2° US Open e la finale persa alle Finals, con 10 titoli tornò al top della forma. Il rientro nel circuito del 2014, è un po’ travagliato, come lo era stato quello del 2011, con la finale persa all’AO contro Wawrinka e l’ennesimo successo a Parigi, prima di un’estate travagliata, ricca di infortuni e forfait a US Open e Barclays Finals.
ANNI BUI E UNA NUOVA RINASCITA – Il suo ritorno in campo è problematico, esce ai quarti a Melbourne, perde da Fognini a Rio, bestia nera nell’anno dell’Expo a Milano, uscendo anche ai quarti di Roma, perdendo l’occasione di vincere l’ottavo titolo. Nell’anno peggiore, al Roland Garros colleziona la seconda sconfitta in carriera per mano di Djoko, che perderà da Stan The Man in finale, mentre Rafa andrà scivolando alla decima posizione dopo 11 anni. L’anno si concluderà senza Slam, ma sopratutto senza Masters 1000, di cui il serbo invece ne fa incetta, con Nadal che perde inoltre per la prima volta da un vantaggio di 2 set avanti, dall’italiano Fabio Fognini, ancora. Il 2016 è leggermente migliore di quello precedente, ma le delusioni non mancano come a Doha o a New York, oltre al forfait a Londra, compensate con le vittorie di Barcellona e Monte-Carlo, con la medaglia d’oro in doppio maschile a Rio de Janeiro nelle Olimpiadi, diventando il primo a vincere i 4 slam, Davis, e medaglie d’oro in singolo e in doppio, con Marc Lopez; è protagonista inoltre, della partita più bella ed emozionante vinta da Juan Martin Del Potro dopo 3 ore di gioco. La fine della stagione è triste, concludendola anzitempo, con lo spagnolo e Federer per la prima volta fuori dai top 5 dopo anni… Ma quando la fine per entrambi sembrava vicina, con infortuni e ruoli da vecchi bolliti, non riuscendo nemmeno a fare nemmeno due palleggi all’inaugurazione dell’accademia del neo n.1 al mondo. I due, clamorosamente, complice le uscite anzitempo dei dominatori degli ultimi anni all’Australian Open, si ritrovano, a distanza di 6 anni dall’ultima finale Slam, in finale, nel loro 35° incontro, vinto dal 35enne con la testa di serie numero 17, al 5° set, in un match non spettacolare, ma epico per significato di immortalità e dedizione di queste due leggende. L’anno prosegue, e Nadal perde ancora da Federer sia a Indian Wells che a Miami, ma oltre l’elvetico, Muller, Querrey e Thiem, Nadal non sarà più battuto. Infatti la stagione, ancora da concludersi, porta con sé il tris di 10 sui feudi preferiti, vincendo anche Madrid e fermandosi in semifinale a Roma. A Wimbledon viene fermato dal lussemburghese nella sua partita della vita vinta al 5° 15-13, ma l’estate porta con sé dolci novelle, con il ritorno al n.1 e la vittoria degli US Open.
MA L’ANNO MIGLIORE? – Il 2017 ha portato con sé il ritorno dei più grandi interpreti di tennis del XXI secolo, con sorprese da ambedue le parti, dato le condizioni fisiche di Roger e l’età, e le scarse motivazioni e i risultati deludenti dell’ultimo biennio di Rafa, avevano lasciato presagire il peggio, dato anche il calo di Djoko e Andy Murray, ci sarebbe potuta essere un’anarchia. Ma i due fedi scudieri dello sport più nobile, sono tornati; certo, hanno approfittato della situazione favorevole, priva di big, chi per esigenze familiari o per infortuni, ma sono rimasti integri tutta la stagione, con gli acciacchi della”vecchiaia”, ma un ritorno così, con 2 Slam ciascuno, nessuno poteva immaginarlo. Ma, considerando i diversi intervalli di tempo in cui Nadal è stato numero 1, compreso l’anno corrente, qual’è stata l’annata migliore? Forse proprio la stagione in corso sarebbe da escludere, diciamo più per le mancanza di concorrenza, perché la Next Gen, tolto un anti-Slam Sasha Zverev ma che in stagione ha incantato, con quarta posizione attuale in classifica, non è ancora pronto, con tanti giovani, ma ancora acerbi. Ma sopratutto la differenza rispetto alle altre annate favolose, il gioco non è avvolgente come una volta, certo è un 31enne, ma, probabilmente, Rafa con intelligenza ed esperienza, con ritorno di nuovi stimoli, è tornato a vincere, sfruttando talvolta tabelloni favorevoli, ma comunque in grado di sfruttarli rispetto alle ultime stagioni. Probabilmente la migliore, è stata quella del 2010, nell’unico anno in cui ha vinto 3 Slam, dominati, anche in quel periodo con Federer in decadimento, ma con alcuni top pronti a sbocciare. Rafa quell’anno vinse 7 titoli, uno in meno del 2008, e addirittura 3 in meno del 2013, ma per caratura e peso, probabilmente Rafa diede il meglio di sé, tornando a macinare chilometri come nel 2008, mettendo in campo tutto il sudore e la forza, come solo lui sa fare, uscendo dalle situazioni più complicate e vincendo in maniera netta, come nell’età della maturazione. Prendendo in esame dunque gli anni in cui ha vinto almeno due Slam, Rafa ha mostrato sempre una certa dedizione, ma dopo un buon 2008, c’era un certo scetticismo sulle sue future condizioni fisiche, non a caso, comprensibilmente, ci sono stati almeno un paio di anni stop da un successo importante, dopo il 2010. Probabilmente per via della sua precocità, ha abituato un po’ tutti a vittorie schiaccianti e avvenute sin da giovane, che al momento di pause lecite, ci sono stati dei dubbi sul futuro dello spagnolo. Per quanto riguarda il confronto di percentuali di vittorie, negli anni in questione, in cui peraltro è stato sempre numero 1, è possibile notare come sia sempre dell’ 88%, naturalmente con la stagione in corso da concludersi, tranne quella del 2013, con il 91%, con una media di 80 partite all’anno, eccetto nel 2008 con ben 93 match giocati, segno dei suoi problemi fisici. Ma a volte solo le percentuali non bastano, dunque guardando anche le vittorie dei trofei, nel 2013 vi sono anche 5 Masters 1000, a fronte di 2 del 2010 e di 3 nel 2008, ma con la differenza sopracitata del peso specifico degli Slam, che nel 2013, agli AO, a cui non ha partecipato, e Wimbledon uscendo al primo turno, hanno sicuramente dei punti a sfavore. L’annata migliore del 11° tennista ad aver giocato almeno 1000 partite nel circuito, probabilmente non si può decretare, ma come sempre la verità è nel mezzo, e forse il 2010 potrebbe essere la migliore rispetto alle altre, in particolare l’ultima, romantica, annata, in cui però ha perso un po’ di brillantezza, ma ha regalato nuove pagine di storia. Ma gli anni in cui Nadal giocherà ancora, sono diverse, come quella che sta per concludersi, e chissà che ulteriori vittorie, non lascino tornare sull’argomento: Rafa, sei tornato davvero?
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Per me senza ombra di dubbio il 2010 con tre slam su quattro vinti.
Per Lui il 2013 per noi tutte le volte che lo abbiamo visto giocare o ascoltare le sue parole
Il 2010 sicuramente
2010 e 2013
Quello in cui ha conosciuto Fuentes