Panta rei, direbbe Eraclito: tutto scorre. Le sostanze, la vita e anche il ranking. Ovviamente, di seguito ci occuperemo della più importante tra le tre: manco a dirlo, è la classifica del tennis (si scherza, suvvia). Dal 2 dicembre del 2018 a oggi tante cose sono cambiate: c’è chi ha raggiunto la gloria e chi è tornato nell’oblìo dopo un anno stellato, chi era sulla strada verso il successo e lì è rimasto, senza passi avanti.
La prima novità che balza agli occhi, ch’è anche la più importante, è quella che riguarda la vetta dell’Everest: ora all’ultimo piano dello chalet più alta del mondo c’è il maiorchino Rafael Nadal, che si è guadagnato le chiavi della stanza con la vista migliore proprio sullo sprint finale. A farne le spese, ovviamente, Novak Djokovic. Il serbo ha pagato a caro prezzo l’eliminazione al round robin delle Atp Finals ad opera di Roger Federer, che rappresentavano l’ultima speranza per dormire più comodo di tutti in questo freddo inverno. A proposito di Roger, terzo era e terzo è rimasto, in una stagione valutabile con un sette e mezzo abbondante.
Ma veniamo a noi. Quando avete letto ranking, lo ammetterete, non avete potuto fare a meno di pensare a Jannik Sinner, giovanissima speranza italica che l’anno scorso era posizionato al numero 551 della classifica. Oggi, dopo un anno strabiliante, è settantottesimo con 671 punti. Vuol dire che al mondo ci sono solo 77 persone che giocano meglio di lui a tennis. Una meraviglia. Senza entrare nella retorica del “questo un giorno vincerà Wimbledon”, di cui tutti (io compreso) facciamo parte, è bene limitarsi a scrivere che Janko (mi perdonerà il vezzeggiativo) è stato colui che ha migliorato di più la sua classifica nel 2019. Un vero prodigio.
Per una notizia buonissima, una cattivissima. Il 2019 è stato anche l’annus horribilis del signor Marco Cecchinato da Palermo. L’azzurro ha cambiato anche allenatore durante la stagione, sostituendo Simone Vagnozzi con Uros Vico. Eppure a poco è servito, anzi, se possibile i risultati sono ancora peggiorati. La semifinale del Roland Garros del 2018 si è trasformata in una sconfitta al primo turno da Nicholas Mahut, e la vittoria di Umago in un esordio fallimentare contro il modesto Aljiaz Bedene. Confrontando il grafico relativo alla classifica, sono proprio il torneo francese e quello croato ad averlo fatto cadere in picchiata. Ceck nel 2020 dovrà per forza di cose esser capace di rialzarsi: senza pressioni sarà più facile, anche se 52 posizioni perse sono parecchie.
Potrei e dovrei, se fossi un bravo giornalista, scrivere anche di gente come Andrey Rublev, Guido Pella, Daniel Evans e anche Matteo Berrettini. Spero che non sarete turbati all’idea che non scriverò di nessuno di loro. L’ultimo paragrafo, infatti, è dedicato a Camila Giorgi. Si sarà costretti, ai posteri, a bollare la stagione appena conclusa della maceratese come una tra le peggiori della sua carriera; Camila è infatti ora al numero 100 della classifica Wta, ed aveva iniziato l’anno alla posizione 26. Per l’ex numero uno italiana, ora sopravanzata da Jasmine Paolini (97 del ranking), è stata una stagione difficilissima, compromessa da un infortunio al polso destro che ne ha limitato l’attività agonistica. La Giorgi ha giocato solo 29 match, perdendone 16. Il solo ed unico acuto rimane il torneo di Washington, in cui ha perso in finale contro Jessica Pegula. L’ultima apparizione dell’azzurra rimane quella del 15 ottobre in Lussemburgo, in cui ha perso contro Andrea Petkovic in tre parziali. Camila si sta attualmente allenando a Firenze in vista della stagione 2020: se lo richiedesse (e se le venisse concesso), potrebbe usufruire del protected ranking per evitare di giocare le qualificazioni anche nei tornei minori. Ad oggi, però, non pare intenzionata ad avanzare alcuna domanda. Verosimilmente tornerà a Brisbane (o Shenzhen) da 100 del mondo.